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Allarme Cgil, oltre 9 milioni di persone in seria difficoltà

Sono oltre nove milioni in Italia le persone con serie difficoltà di lavoro. Lo rileva la Cgil nel rapporto sul disagio occupazionale.

di Redazione Soldionline 9 set 2022 ore 14:17

A cura di LABITALIA

occupazione-disoccupazione-italia-2020"Oltre 9 milioni di cittadini hanno problemi rilevanti con il lavoro, perché disoccupati, impediti da fattori oggettivi nella ricerca di lavoro o non soddisfatti della propria condizione lavorativa, che subiscono in modo involontario e che troppo spesso colloca queste persone nel bacino del lavoro povero", commenta il sindacato. "Un dato altissimo - avverte - che testimonia come la situazione del lavoro in Italia sia molto difficile e in via di ulteriore deterioramento da cui partire sia per le proposte ma soprattutto per iniziative concrete volte a modificare questa negativa situazione attuale fatta di: troppa precarietà, troppo lavoro povero, troppe barriere per la ricerca di occupazione a chi vorrebbe lavorare".

Andando nel dettaglio, secondo il rapporto, l’area del disagio nella classe 15-74 conta 4 milioni 872 mila persone e il corrispondente indice di disagio, calcolato come rapporto tra gli occupati nell’area del disagio e il totale degli occupati, è pari a 21,7%, circa 22 occupati su 100. Se a questa cifra uniamo chi ha lavoro temporaneo involontario (oltre 2,2 milioni); il part-time involontario (oltre 1,7 mln); i dipendenti con lavoro precario o part-time involontario (quasi 900 unità), si supera la soglia dei 9 milioni. Secondo il rapporto diffuso dalla Fondazione Di Vittorio, il disagio è più frequente nell’occupazione femminile (28,4%) che in quella maschile (16,8%); è molto diffuso tra i giovanissimi (15-24) che entrano nel mercato del lavoro (61,7%) e interessa un terzo dei giovani occupati tra 25 e 34 anni.

A livello geografico, l’indice di disagio è ampiamente sotto il 20% nelle ripartizioni settentrionali e si colloca tra il 27% ed il 30% nel sud e nelle isole. "Sono oltre 9 milioni di cittadini ad avere problemi rilevanti con il lavoro, perché disoccupati, impediti da fattori oggettivi nella ricerca di lavoro o non soddisfatti della propria condizione lavorativa, che subiscono in modo involontario e che troppo spesso colloca queste persone nel bacino del lavoro povero”, sottolinea Fulvio Fammoni presidente della Fdv.

La ricerca, afferma la segretaria confederale della Cgil, Tania Scacchetti, "è la fotografia di un Paese in declino che ha urgenza di investimenti orientati e finalizzati alla crescita dell’occupazione, ma anche di interventi di regolazione del mercato del lavoro per migliorarne la qualità”. Occorrono dunque, prosegue, "nuove politiche industriali che sappiano guidare una giusta transizione e scommettere sull’innovazione digitale; un nuovo ruolo dello Stato che, a partire dal sistema pubblico e dalla garanzia dei diritti di cittadinanza, si ponga l’obiettivo della piena e buona occupazione; interventi che abbiano come obiettivo la crescita dei salari e la rimodulazione e riduzione degli orari di lavoro; un intervento deciso per contrastare la precarietà e favorire la buona regolazione del mercato del lavoro”.

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