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Volatilità elevata a ottobre (come da tradizione...)

Ottobre 2014 non fa certo eccezione rispetto alla tradizione di essere un mese storicamente stressato! I primi quindici giorni sono stati caratterizzati da un aumento della volatilità, con i massimi raggiunti il 15 e 16 ottobre

di Redazione Soldionline 24 nov 2014 ore 10:05

A cura di La Française AM

ANDAMENTO DEL MERCATO

Ottobre 2014 non fa certo eccezione rispetto alla tradizione di essere un mese storicamente stressato! I primi quindici giorni sono stati caratterizzati da un aumento della volatilità, con i massimi raggiunti il 15 e 16 ottobre, giornate in cui la crisi è stata particolarmente significativa a livello di volumi, seguita da una fase di tregua e di rimbalzo a fine mese. Il bilancio borsistico mensile risulta, in definitiva, molto eterogeneo da una regione all'altra, in quanto gli indici europei non riescono a ritrovare i livelli iniziali, mentre Stati Uniti e, soprattutto, Giappone evidenziano performance nettamente positive. Nel cuore della tormenta, a metà ottobre, i rendimenti di Bund e Bond si attestavano ai minimi storici, pari rispettivamente allo 0,72% e all'1,87%, a conferma dell'avversione al rischio percepita...

Sicuramente queste nuove manifestazioni di dubbio traggono origine in parte dal persistente indebolimento degli indicatori economici dell'Eurozona e dalle revisioni al ribasso della crescita mondiale da parte del FMI… dubbi alimentati dalla traiettoria dei prezzi del petrolio, tornati ai livelli di giugno 2012! Sono tuttavia soprattutto le banche centrali ad aver fatto, ancora una volta, il buono e il cattivo tempo sui mercati. Se, a inizio mese, la vaghezza delle proposte di Draghi, in particolare quanto al volume degli acquisti di attivi previsti dalla BCE, è servita da catalizzatore per alcuni interventi di alleggerimento nei portafogli, in seguito, le dichiarazioni della BCE circa l'intenzione di acquistare obbligazioni societarie sul mercato secondario per ampliare il programma di acquisto di attivi, hanno dato nuovo slancio alle borse europee e al segmento del debito privato investment grade.

lente2_1Sul fronte USA, dall'ultima pubblicazione del Beige Book si evince un ritmo di crescita dell'economia americana indubbiamente modesto, ma stabile, senza tensioni inflazionistiche. La Fed, come previsto, ha annunciato la fine del programma di acquisto di attivi questo mese e ha mantenuto la comunicazione circa tassi di interesse prossimi allo zero per "un periodo di tempo considerevole". Dal comunicato si legge, tuttavia, che un primo aumento dei tassi "potrebbe intervenire prima del previsto", in funzione dell'andamento di inflazione e occupazione. Non va dimenticato che la Fed eccelle in termini di pilotaggio e comunicazione, come dimostrato dalla prudenza dei rendimenti dei titoli di Stato a 10 anni al 2,30%, a fine mese, e dal mantenimento dell'indice S&P500 al di sopra della soglia dei 2000 punti!

Indubbiamente, la stagione in corso si sta rivelando molto soddisfacente per gli USA, con una crescita media dei fatturati del 3,8%, risultati in aumento del 10% e 80% di sorprese positive… In Europa sebbene gli utili del 3° trimestre, pubblicati finora, evidenzino un aumento del +12% rispetto al terzo trimestre 2013 (DJ STOXX 600), i fatturati, in calo del 2%, confermano la debolezza della congiuntura.

Infine, la Banca del Giappone ha annunciato un aumento significativo del programma di allentamento quantitativo nell'ultimo giorno del mese, con effetto sorpresa garantito. Tale notizia ha generato un guadagno di quasi il +8% dei mercati azionari giapponesi, sostenuti anche dal rafforzamento dell'allocazione azionaria del Fondo di riserva giapponese dei regimi pensionistici pubblici e la coppia $/Yen ha raggiunto i massimi dal gennaio 2008, attestandosi a quota 112.
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L'aumento dei premi per il rischio, nella prima metà del mese, è stato accolto come fonte di opportunità e ci ha spinto a incrementare tatticamente la nostra esposizione ai mercati azionari. A fine mese abbiamo invece effettuato un movimento inverso di alleggerimento. Infine, il budget di rischio dei portafogli è rimasto quasi uguale tra fine settembre e fine ottobre, sebbene ciò mascheri forti movimenti nel periodo.


SCENARIO ECONOMICO
Nel corso del mese di ottobre, un nuovo aumento della volatilità ha scosso i mercati azionari, dopo un primo incremento nel mese di agosto. Il relativo ottimismo che regnava dopo la metà del 2012 e che aveva generato un lungo periodo di aumento generale delle quotazioni (+50% per esempio per il CAC 40 da metà 2012 a inizio 2014) ha lasciato il posto a un sentiment più debole nonché a un'ondata di pessimismo sulle prospettive economiche mondiali.

È un dato di fatto che svariati indici recenti lascino pensare a un possibile cambiamento di tendenza attualmente in corso. Il calo dei prezzi del petrolio e delle materie prime suggerisce un dinamismo minimo della domanda mondiale. In Europa, battuta d'arresto del miglioramento delle indagini circa il sentiment delle imprese, sia secondo le indagini condotte dalla Commissione europea sia secondo quelle di PMI-Markit. Inversione di tendenza anche per gli indicatori del sentiment nei settori industriali. In Francia e in Italia l'attività è in fase di stagnazione. La Germania stessa, impegnata in una ripresa economica apparentemente solida, invia segnali di calo, come indicato, ad esempio, dalla flessione degli indicatori principali dell'Istituto Ifo. Infine, il calo dell'inflazione e i nuovi ribassi dei tassi di interesse fanno temere una spirale di revisioni al ribasso delle previsioni dell'attività.
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Non consideriamo quindi la fine del periodo di crescita mondiale moderata come scenario principale né, a maggior ragione, per il momento, un nuovo calo dell'attività. I timori suscitati da un indice deludente in Cina si sono affievoliti. L'economia cinese si mantiene su una traiettoria dell'ordine del 7% l'anno. Negli Stati Uniti, il tasso di crescita del terzo trimestre è stimato al 3,5% in termini di ritmo annuale e i più recenti indici PMI evidenziano un'accelerazione della crescita economica dalla primavera scorsa. Prosegue la creazione di nuovi posti di lavoro a un ritmo di oltre 200.000 unità l'anno. I nuovi ordinativi di beni durevoli si attestano su livelli elevati. L'investimento produttivo ha ritrovato una tendenza dinamica e i nuovi cantieri per abitazioni evidenziano una ripresa modesta, ma continua. Prosegue la ripresa economica americana. La Federal Reserve ne ha preso atto ponendo fine al programma di acquisto di debito pubblico ed evocando per la prima volta l'idea che l'aumento del tasso dei fondi federali potrebbe intervenire prima della data prevista finora, ossia metà 2015. Il calo del prezzo del petrolio, invece, oltre ad essere riconducibile alla domanda, dipende probabilmente anche dall'aumento dell'offerta: gli Stati Uniti si affrancano dal mercato mondiale grazie all'aumento della produzione interna e il Medio Oriente garantisce un elevato livello di approvvigionamento. Il calo del prezzo del petrolio genera un ulteriore aumento del potere d'acquisto per i paesi importatori.

I timori risultano più giustificati nell'Eurozona. I paesi (del sud) che hanno adottato efficaci misure strutturali e di adeguamento di bilancio stanno forse per registrare un rimbalzo e la netta disinflazione sostiene, nel complesso, l'evoluzione dei redditi reali in tutti i paesi. Tuttavia, l'economia dell'Eurozona sembra bloccata dall'insufficienza degli adeguamenti interni in alcuni paesi della regione. Nel complesso, manteniamo le nostre prospettive per il 2015 senza dimenticare che la situazione europea rimane instabile e che le divergenze all'interno della regione possono prolungare il periodo di debole crescita e generare nuove ripercussioni significative sui mercati.

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