Unicredit, un’analisi sui rischi
Ben 35 pagine del prospetto informativo sono state riservate all’esposizione delle diverse criticità a cui può essere esposto l’istituto guidato da Alessandro Profumo
di Edoardo Fagnani 20 gen 2010 ore 16:41
Aumento di capitale di Unicredit:
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Una corposa parte del prospetto informativo dell’aumento di capitale di Unicredit è dedicata all’analisi dei rischi connessi sia all’operazione, che all’attività aziendale. Ben 35 pagine del documento sono state riservate all’esposizione delle diverse criticità a cui può essere esposto l’istituto guidato da Alessandro Profumo.
In particolare, nel prospetto Unicredit ricorda che l’andamento dell’istituto è influenzato dalla situazione dei mercati finanziari e dal contesto macroeconomico dei Paesi in cui opera. Uno scenario che negli ultimi due anni si è deteriorato, in conseguenza delle notevoli turbolenze e incertezze registrate dalla situazione economica e dal sistema finanziario a livello globale. In questo contesto si sono aggiunti gli sviluppi recenti che hanno interessato il debito sovrano di Grecia e Spagna e l’indebitamento di un importante operatore economico-finanziario a Dubai.
Questa situazione ha comportato per Unicredit un rallentamento delle attività del gruppo, un incremento del costo del finanziamento, una diminuzione dei corsi azionari e del valore delle attività, a cui si aggiungono ulteriori costi derivanti da svalutazioni e deprezzamenti. Il risultato finale è stata una diminuzione della redditività dell’istituto.
Per questo motivo i vertici di Unicredit segnalano che nel caso in cui dovesse determinarsi in futuro un ulteriore peggioramento della situazione economica a livello globale oppure la ripresa economica dovesse essere modesta, l’istituto potrebbe subire ulteriori conseguenze negative sui propri risultati operativi e sulla propria situazione patrimoniale e finanziaria.
Logicamente l’attività e la solidità finanziaria e patrimoniale di Unicredit dipendono dal grado di affidabilità creditizia dei propri clienti. In caso di inadempimento dei contratti stipulati oppure di mancata o non corretta informazione sulla posizione finanziaria e creditizia potrebbero esserci degli effetti negativi sulla situazione dell’istituto. A questo proposito, il valore di bilancio dei crediti deteriorati verso clientela al 30 settembre 2009 era pari a 27,24 miliardi di euro, con un’incidenza sul totale dei crediti verso clientela del 4,82%, in aumento rispetto al 3,24% di inizio anno. Il rapporto di copertura di questi crediti, sempre a fine settembre era pari al 49,1% rispetto al 52,5% registrato all’inizio del 2009.
Nel documento informativo sull’aumento di capitale, Unicredit segnala che il gruppo ha importanti esposizioni in compagnie attive nel settore immobiliare e navale. Nel caso in cui questi comparti non dovessero dare segnali di ripresa nei prossimi trimestri, i risultati finanziari e patrimoniali potrebbero risentirne negativamente.
Infine, il prospetto informativo segnala i rischi connessi alle attività di Unicredit nell’Europa Centro Orientale, dove il gruppo è attivo con una significativa presenza. Il management ha ricordato che questi stati sono generalmente accomunati da una maggiore volatilità dei mercati dei capitali e dei tassi di cambio, oltre che da un’instabilità politica, economica e finanziaria. Un contesto, quindi, maggiormente rischioso ai mercati dell’Unione Europea.
In particolare, Unicredit ricorda che in Ucraina le condizioni economiche sono peggiorate a tal punto da far registrare la più severa contrazione del PIL nell’Europa orientale dall’inizio dell’anno e un forte deprezzamento della moneta. Questa situazione ha prodotto un generale deterioramento del sistema bancario nazionale e diverse banche straniere, tra le quali anche Unicredit, hanno scelto di ricapitalizzare le proprie controllate nel paese.
Una situazione simile si trova in Kazakistan, dove l’attuale crisi finanziaria ha avuto un profondo impatto sull’economia del paese e, in particolare, sul settore immobiliare che ha risentito del repentino decremento dei prezzi. Nel corso del 2009, Unicredit, per far fronte ad un deterioramento del portafoglio crediti, passato dai 4,75 miliardi di euro di fine 2008 a 3,74 miliardi al 30 settembre 2009, ha proceduto, nel secondo trimestre, a ricapitalizzare la controllata ATF e nel terzo trimestre 2009 ha registrato accantonamenti per perdite su crediti pari a 249 milioni di euro.
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Una corposa parte del prospetto informativo dell’aumento di capitale di Unicredit è dedicata all’analisi dei rischi connessi sia all’operazione, che all’attività aziendale. Ben 35 pagine del documento sono state riservate all’esposizione delle diverse criticità a cui può essere esposto l’istituto guidato da Alessandro Profumo.
Questa situazione ha comportato per Unicredit un rallentamento delle attività del gruppo, un incremento del costo del finanziamento, una diminuzione dei corsi azionari e del valore delle attività, a cui si aggiungono ulteriori costi derivanti da svalutazioni e deprezzamenti. Il risultato finale è stata una diminuzione della redditività dell’istituto.
Per questo motivo i vertici di Unicredit segnalano che nel caso in cui dovesse determinarsi in futuro un ulteriore peggioramento della situazione economica a livello globale oppure la ripresa economica dovesse essere modesta, l’istituto potrebbe subire ulteriori conseguenze negative sui propri risultati operativi e sulla propria situazione patrimoniale e finanziaria.
Logicamente l’attività e la solidità finanziaria e patrimoniale di Unicredit dipendono dal grado di affidabilità creditizia dei propri clienti. In caso di inadempimento dei contratti stipulati oppure di mancata o non corretta informazione sulla posizione finanziaria e creditizia potrebbero esserci degli effetti negativi sulla situazione dell’istituto. A questo proposito, il valore di bilancio dei crediti deteriorati verso clientela al 30 settembre 2009 era pari a 27,24 miliardi di euro, con un’incidenza sul totale dei crediti verso clientela del 4,82%, in aumento rispetto al 3,24% di inizio anno. Il rapporto di copertura di questi crediti, sempre a fine settembre era pari al 49,1% rispetto al 52,5% registrato all’inizio del 2009.
Nel documento informativo sull’aumento di capitale, Unicredit segnala che il gruppo ha importanti esposizioni in compagnie attive nel settore immobiliare e navale. Nel caso in cui questi comparti non dovessero dare segnali di ripresa nei prossimi trimestri, i risultati finanziari e patrimoniali potrebbero risentirne negativamente.
Infine, il prospetto informativo segnala i rischi connessi alle attività di Unicredit nell’Europa Centro Orientale, dove il gruppo è attivo con una significativa presenza. Il management ha ricordato che questi stati sono generalmente accomunati da una maggiore volatilità dei mercati dei capitali e dei tassi di cambio, oltre che da un’instabilità politica, economica e finanziaria. Un contesto, quindi, maggiormente rischioso ai mercati dell’Unione Europea.
In particolare, Unicredit ricorda che in Ucraina le condizioni economiche sono peggiorate a tal punto da far registrare la più severa contrazione del PIL nell’Europa orientale dall’inizio dell’anno e un forte deprezzamento della moneta. Questa situazione ha prodotto un generale deterioramento del sistema bancario nazionale e diverse banche straniere, tra le quali anche Unicredit, hanno scelto di ricapitalizzare le proprie controllate nel paese.
Una situazione simile si trova in Kazakistan, dove l’attuale crisi finanziaria ha avuto un profondo impatto sull’economia del paese e, in particolare, sul settore immobiliare che ha risentito del repentino decremento dei prezzi. Nel corso del 2009, Unicredit, per far fronte ad un deterioramento del portafoglio crediti, passato dai 4,75 miliardi di euro di fine 2008 a 3,74 miliardi al 30 settembre 2009, ha proceduto, nel secondo trimestre, a ricapitalizzare la controllata ATF e nel terzo trimestre 2009 ha registrato accantonamenti per perdite su crediti pari a 249 milioni di euro.
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