Unicredit, i contenziosi aperti
A presidio delle potenziali passività che potrebbero scaturire dalle cause pendenti, Unicredit ha in essere un fondo per rischi pari a circa 1,2 miliardi
di Edoardo Fagnani 26 gen 2010 ore 15:22
Aumento di capitale di Unicredit:
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Una corposa parte del prospetto informativo dell’aumento di capitale di Unicredit è dedicata all’analisi dei contenziosi aperti nei confronti di altre aziende. Nella parte relativa ai rischi dell’operazione, ben 13 pagine affrontano questa criticità. Secondo il management, in numerosi casi vi è una notevole incertezza circa il possibile esito dei procedimenti e l’entità dell’eventuale perdita. A presidio delle potenziali passività che potrebbero scaturire dalle cause passive pendenti, Unicredit ha in essere, al 30 settembre 2009, un fondo per rischi ed oneri pari a circa 1,2 miliardi di euro. Tuttavia il management non può escludere che questo fondo possa non essere sufficiente a far fronte interamente agli oneri e alle richieste risarcitorie e restitutorie connesse alle cause pendenti.
Il prospetto informativo elenca le maggiori cause in corso.
- Nel luglio del 2007 otto hedge fund (seguiti da alcuni azionisti di minoranza di HVB) hanno depositato, presso la Corte Regionale di Monaco, una citazione volta ad ottenere il risarcimento dei danni subiti da HVB a seguito di alcune operazioni riguardanti il trasferimento di partecipazioni azionarie e linee di business da HVB (dopo il suo ingresso nel gruppo Unicredit) a Unicredit o ad altre società del gruppo e viceversa. I fondi chiedono un risarcimento di 17,35 miliardi di euro (a cui vanno aggiunti gli interessi) e di pagare agli azionisti di minoranza di HVB un dividendo periodico garantito dal 19 novembre 2005.
- L’assemblea annuale degli azionisti di HVB del 27 giugno 2007 ha deliberato una risoluzione che autorizzava l’avvio di un’azione contro Unicredit per danni causati ad HVB dalla vendita della partecipazione da quest’ultima detenuta in Bank of Austria e dalla sottoscrizione dell'accordo tra HVB ed Unicredit in occasione del processo di integrazione. Il 20 febbraio 2008 l’avvocato Heidel in qualità di rappresentante ha promosso un’azione legale nei confronti di Unicredit, chiedendo la restituzione delle azioni di Bank of Austria ad HVB unitamente al risarcimento di ogni danno oppure al pagamento di una somma, a titolo di danni, pari ad almeno 13,9 miliardi euro. Il 10 luglio 2008, l’avvocato Heidel ha depositato e notificato un’integrazione della sua azione, chiedendo la restituzione di altri 2,98 miliardi. Unicredit ha contestato queste richieste, ritenendo che tutte le valutazioni sulle società trasferite siano state effettuate seguendo le canoniche valutazioni.
- Al momento è in corso un procedimento che sta valutando la validità di un’operazione che coinvolge oltre all’istituto anche il gruppo Cirio, avente ad oggetto la cessione del polo lattiero caseario Eurolat a Dalmata S.r.l. (gruppo Parmalat). A questo riguardo l'ultima sentenza è quella della Corte d’Appello di Roma, che il 17 marzo 2009, ha sospeso l’efficacia esecutiva della condanna di Unicredit e di Sergio Cragnotti (ex numero uno di Cirio) al pagamento di 223,3 milioni di euro.
- All’inizio di febbraio 2008 la General Broker Service ha instaurato nei confronti di Unicredit un procedimento arbitrale volto a far dichiarare l’illegittimità del comportamento tenuto da Capitalia e successivamente dalla stessa Unicredit con riferimento al rapporto di brokeraggio assicurativo in essere e ottenere conseguentemente il risarcimento dei danni subiti e quantificati originariamente in 121,7 milioni di euro, poi aumentati 197,1 milioni. Il 18 novembre 2009, Unicredit è stata condannata al pagamento in favore di GBS dell’importo complessivo di circa 144 milioni. Unicredit, ritenendo la decisione arbitrale priva di fondamento, ha proposto appello, riservandosi di chiedere la sospensione dell’esecuzione della decisione.
Inoltre, Unicredit ha segnalato alcune criticità che potrebbero derivare dall’introduzione della normativa della class action. Il prospetto informativo segnala che, in considerazione della recentissima introduzione della disciplina in materia, non si può escludere che durante il periodo di offerta e successivamente al medesimo possano essere notificati atti di citazione relativi ad azioni collettive promosse da clienti anche per il tramite delle associazioni di consumatori nei confronti delle società del gruppo. A questo proposito, Unicredit ha puntualizzato che alcune agenzie di stampa hanno riportato la notizia che Adusbef avrebbe promosso una class action contro l’istituto relativamente alla modalità di calcolo degli interessi sui mutui.
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Una corposa parte del prospetto informativo dell’aumento di capitale di Unicredit è dedicata all’analisi dei contenziosi aperti nei confronti di altre aziende. Nella parte relativa ai rischi dell’operazione, ben 13 pagine affrontano questa criticità. Secondo il management, in numerosi casi vi è una notevole incertezza circa il possibile esito dei procedimenti e l’entità dell’eventuale perdita. A presidio delle potenziali passività che potrebbero scaturire dalle cause passive pendenti, Unicredit ha in essere, al 30 settembre 2009, un fondo per rischi ed oneri pari a circa 1,2 miliardi di euro. Tuttavia il management non può escludere che questo fondo possa non essere sufficiente a far fronte interamente agli oneri e alle richieste risarcitorie e restitutorie connesse alle cause pendenti.
Il prospetto informativo elenca le maggiori cause in corso.
- Nel luglio del 2007 otto hedge fund (seguiti da alcuni azionisti di minoranza di HVB) hanno depositato, presso la Corte Regionale di Monaco, una citazione volta ad ottenere il risarcimento dei danni subiti da HVB a seguito di alcune operazioni riguardanti il trasferimento di partecipazioni azionarie e linee di business da HVB (dopo il suo ingresso nel gruppo Unicredit) a Unicredit o ad altre società del gruppo e viceversa. I fondi chiedono un risarcimento di 17,35 miliardi di euro (a cui vanno aggiunti gli interessi) e di pagare agli azionisti di minoranza di HVB un dividendo periodico garantito dal 19 novembre 2005.
- L’assemblea annuale degli azionisti di HVB del 27 giugno 2007 ha deliberato una risoluzione che autorizzava l’avvio di un’azione contro Unicredit per danni causati ad HVB dalla vendita della partecipazione da quest’ultima detenuta in Bank of Austria e dalla sottoscrizione dell'accordo tra HVB ed Unicredit in occasione del processo di integrazione. Il 20 febbraio 2008 l’avvocato Heidel in qualità di rappresentante ha promosso un’azione legale nei confronti di Unicredit, chiedendo la restituzione delle azioni di Bank of Austria ad HVB unitamente al risarcimento di ogni danno oppure al pagamento di una somma, a titolo di danni, pari ad almeno 13,9 miliardi euro. Il 10 luglio 2008, l’avvocato Heidel ha depositato e notificato un’integrazione della sua azione, chiedendo la restituzione di altri 2,98 miliardi. Unicredit ha contestato queste richieste, ritenendo che tutte le valutazioni sulle società trasferite siano state effettuate seguendo le canoniche valutazioni.
- Al momento è in corso un procedimento che sta valutando la validità di un’operazione che coinvolge oltre all’istituto anche il gruppo Cirio, avente ad oggetto la cessione del polo lattiero caseario Eurolat a Dalmata S.r.l. (gruppo Parmalat). A questo riguardo l'ultima sentenza è quella della Corte d’Appello di Roma, che il 17 marzo 2009, ha sospeso l’efficacia esecutiva della condanna di Unicredit e di Sergio Cragnotti (ex numero uno di Cirio) al pagamento di 223,3 milioni di euro.
- All’inizio di febbraio 2008 la General Broker Service ha instaurato nei confronti di Unicredit un procedimento arbitrale volto a far dichiarare l’illegittimità del comportamento tenuto da Capitalia e successivamente dalla stessa Unicredit con riferimento al rapporto di brokeraggio assicurativo in essere e ottenere conseguentemente il risarcimento dei danni subiti e quantificati originariamente in 121,7 milioni di euro, poi aumentati 197,1 milioni. Il 18 novembre 2009, Unicredit è stata condannata al pagamento in favore di GBS dell’importo complessivo di circa 144 milioni. Unicredit, ritenendo la decisione arbitrale priva di fondamento, ha proposto appello, riservandosi di chiedere la sospensione dell’esecuzione della decisione.
Inoltre, Unicredit ha segnalato alcune criticità che potrebbero derivare dall’introduzione della normativa della class action. Il prospetto informativo segnala che, in considerazione della recentissima introduzione della disciplina in materia, non si può escludere che durante il periodo di offerta e successivamente al medesimo possano essere notificati atti di citazione relativi ad azioni collettive promosse da clienti anche per il tramite delle associazioni di consumatori nei confronti delle società del gruppo. A questo proposito, Unicredit ha puntualizzato che alcune agenzie di stampa hanno riportato la notizia che Adusbef avrebbe promosso una class action contro l’istituto relativamente alla modalità di calcolo degli interessi sui mutui.
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