UBI Banca, Massiah commenta il primo semestre 2018 (video)
A margine della presentazione dei conti del primo semestre dell'anno il consigliere delegato di UBI Banca, Victor Massiah, ha commentato i risultati dell'istituto.
di Edoardo Fagnani 3 ago 2018 ore 13:48A margine della presentazione dei conti del primo semestre dell'anno il consigliere delegato di UBI Banca, Victor Massiah, ha commentato i risultati dell'istituto.
Di seguito il video dell'intervista - come di consueto a cura dello stesso istituto - e la trascrizione della stessa:
Dott. Massiah, sugli NPL avete appena annunciato un'operazione di cartolarizzazione con GACS, cui seguirà un'altra operazione senza ricorso a cartolarizzazione, che si inseriscono comunque nella strategia di privilegiare la gestione in proprio, con l'obiettivo di entrare nell'orbita single digit entro il 2019. Ci aiuta a ricostruire il percorso e lo scenario?
Mi permetta innanzitutto di fare una premessa: noi, lo confermo, abbiamo una strategia di gestione interna dei crediti problematici. Perché abbiamo confermato questa strategia? Perché i tassi di recupero che noi stiamo vedendo sono alti e sono in miglioramento, e quindi sono un segnale della capacità della nostra struttura di gestire internamente questi crediti. C’era peraltro la possibilità, che hanno colto tutte le maggiori banche italiane, di approfittare della nuova applicazione del principio IFRS9 per fare una operazione una tantum che dal punto di vista contabile permetterà di scaricare sulla componente patrimoniale gli esiti di questa cartolarizzazione. Per noi è una azione composta da due fasi diverse. La prima, che si è appena conclusa, sulla quale abbiamo prodotto un comunicato nella giornata di mercoledì, riguarda la cartolarizzazione garantita dalle GACS. Questa cartolarizzazione ha, sostanzialmente, avuto un rating elevato da parte delle agenzie, ed è in corso in questo momento la richiesta al ministero dell’economia e delle finanze per le garanzie statali GACS. La seconda operazione sarà senza GACS, ma sempre all’interno della “first time adoption” dell’IFSR9, e si dovrebbe concludere a cavallo tra la fine del 2018 e l’inizio del 2019. L’insieme di queste due operazioni e il buon ritmo che sta prendendo la gestione interna, in termine di riduzione dei crediti lordi non performanti, ci dovrebbe portare nell’anno 2019 – e forse anche in anticipo sulla fine del 2019 – a ridurre a cifra unica, “single digit”, il rapporto tra crediti non performanti e impieghi totali. È questo un obiettivo ambizioso ma, come ho detto, più che raggiungibile, che ci posiziona tra le migliori banche italiane in termini di questo rapporto e dà garanzie al mercato della solidità e della tranquillità della gestione del nostro credito non performante.
La prima trimestrale del 2018 ha fatto registrare tutti segni positivi. E su tutte le componenti di esercizio. Nel secondo trimestre, con le tre banche acquisite ormai pienamente incorporate in UBI e indicazioni positive dall’utile, dai costi operativi, dai ricavi e dal costo del credito, possiamo ritenere consolidati questi trend?
Innanzitutto tengo a precisare che sarebbe stato un vero peccato smentire tutti quei trend positivi e infatti li abbiamo confermati. Complessivamente l’insieme di queste due trimestrali ci porta a fare una semestrale che è la migliore degli ultimi dieci anni, ma che soprattutto si caratterizza per componenti non completamente attese dal mercato, lo dico in termini positivi, ad esempio l’importante incremento del margine di interesse, che non tutte le banche italiane hanno visto in questo semestre, e la componente di tenuta delle commissioni in un contesto ambientale particolarmente volatile, come è stato quello del secondo trimestre. Come da tradizione abbiamo eccellente controllo dei costi e anche il costo del credito mi pare assolutamente sotto controllo, con un costo complessivo che è, diciamo così, sul primo quartile per quanto riguarda la qualità. È ovviamente una performance che va tenuta nel tempo, ma ci sembra che ci siano tutte le componenti per poterla mantenere, perché le tre banche che abbiamo acquisito ormai sono perfettamente integrate all’interno del nostro Gruppo; certo esistono dei margini di miglioramento e sono quelli che sostanzialmente ci permettono di guardare con una certa tranquillità al futuro, ma complessivamente, diciamo così, la parte straordinaria della progettazione è stata completata e anzi io vorrei ringraziare tutte le risorse che hanno contribuito a questo esito perché è stato conseguito in tempi estremamente ridotti e con eccellenti risultati.
Come vede l’evoluzione della situazione economica in questi mesi?
I dati del secondo trimestre per quanto riguarda l’economia sono stati leggermente più deboli rispetto a quelli del primo. Credo che questo derivi anche da una situazione di grande incertezza, che non è attribuibile solo al contesto italiano, ma anche a questa “guerra dei dazi”, questa “guerra commerciale” che si è aperta un po’ in tutto il mondo. Abbiamo visto delle situazioni particolarmente volatili anche qui, con ipotesi di pesanti dazi tra Stati Uniti ed Europa che però, per fortuna, sembrerebbero andare a scemare dopo l’accordo fra Trump e Junker, ma è comunque una situazione volatile. Se queste situazioni trovassero un loro punto di atterraggio tranquillo io sono abbastanza ottimista: credo che, pur in un ciclo più moderato, siamo comunque in un ciclo di crescita importante. È evidente che se invece si accentuassero queste componenti di litigiosità questo in qualche modo avrebbe delle implicazioni non positive sulla crescita complessiva. Ricordiamoci però che venivamo da anni di “zero virgola” e in questo momento siamo un po’ preoccupati perché un 1,3 è diventato un 1,1. Io resterei ancora tranquillo su questi livelli. Importante, evidentemente, avere di fronte a noi provvedimenti market friendly, quindi che incoraggino gli imprenditori, le aziende a creare nuova occupazione, che è evidentemente una componente importantissima per la crescita della nostra economia.
Avete appena lanciato una campagna pubblicitaria fortemente incentrata sulla "protezione" del cliente con diverse soluzioni assicurative. Più ampiamente, siete stati i primi a lanciare una divisione che concretizza la visione del Gruppo in tema di wealth e welfare. Quanto pesano oggi questi impegni per la banca e quali evoluzioni vede nei prossimi anni?
Direi che ”non pesano”: sono degli investimenti importantissimi, sono determinanti per garantire quella che viene definita la “crescita sostenibile”, sia nostra che dei nostri clienti. I nostri clienti vanno protetti. Credo che la lezione dei dieci anni di crisi è che prima di pensare ad accumulare nuova ricchezza, innanzitutto la ricchezza va protetta. Abbiamo, credo, tutti – privati e aziende – imparato quanto sia volatile, quanto sia possibile distruggere anni e anni di lavoro in un attimo. Quindi ricordarsi l’importanza della protezione è determinante, di nuovo, per la solidità complessiva e per la sostenibilità complessiva. Sappiamo poi che viviamo in una comunità, in uno stato, che ha nel debito pubblico la parte più debole della propria economia e conseguentemente che sul welfare ci deve essere anche un contributo della componente privata, del mercato; noi abbiamo operato proponendo alla nostra clientela delle soluzioni che vanno in tal senso e, devo dire, con palesi segnali di successo, come prima fase. Essendo un prodotto di lungo periodo produce anche componenti reddituali nel lungo periodo. Ma noi abbiamo dimostrato di essere pazienti durante la crisi, figuriamoci se non siamo pazienti durante la crescita.