NAVIGA IL SITO

Prevalgono i rialzi tra i bancari: MPS +1,2%

di Edoardo Fagnani 29 gen 2016 ore 17:52 Le news sul tuo Smartphone

Sempre sotto i riflettori i bancari.
Sull’ottovolante il Monte dei Paschi di Siena. L’istituto toscano ha registrato un rialzo dell’1,22% a 0,663 euro, dopo essere stato sospeso sia al rialzo che al ribasso. Elevati i volumi; nella seduta odierna sono passate di mano oltre 111 milioni di azioni. Ieri la banca senese ha comunicato i risultati preliminari relativi all’esercizio 2015, chiuso con un utile di 390 milioni di euro, risultato che si confronta con il rosso di 5,4 miliardi contabilizzato nell’esercizio precedente. L’istituto ha precisato che il risultato è dovuto alla contabilizzazione a “saldi chiusi” dell’operazione Alexandria, effettuata su richiesta della Consob e pari a circa 500 milioni di euro; escludendo questo effetto, il risultato netto è negativo per circa 110 milioni di euro. A fine 2015 il Common Equity Tier 1 (fully loaded) era pari all’11,7%, sostanzialmente invariato rispetto a fine settembre. Sempre a fine 2015 gli impieghi alla clientela ammontavano a circa 111,4 miliardi di euro, in calo di circa 8,3 miliardi rispetto a valore di inizio anno, in seguito alla chiusura dell’operazione Alexandria (circa 4 miliardi di euro) e alla ridotta domanda di credito. Alla stessa data i crediti deteriorati lordi erano pari a circa a 46,9 miliardi di euro, in riduzione di circa 0,6 miliardi rispetto a settembre 2015. Dopo la diffusione dei risultati preliminari gli analisti di Equita sim hanno ridotto da 1,8 euro a 1,3 euro il target price sul Monte dei Paschi di Siena; gli esperti hanno confermato l’indicazione di mantenere le azioni in portafoglio.
In forte rialzo il Banco Popolare (+9,23% a 8,52 euro) e la Popolare di Milano (+7,44% a 0,751 euro). Secondo il Corriere della Sera si sarebbe sbloccata la trattativa tra i due istituti. Ieri sarebbe arrivato l’ok del Governo alla fusione BPM-Banco Popolare e il numero uno della banca milanese, Castagna ha preso contatti con la BCE per spiegare la sostenibilità patrimoniale e finanziaria dell’operazione. L’intesa creerebbe un colosso da 6,5 miliardi di capitalizzazione, 2.340 sportelli e 25mila dipendenti. Ma anche con 14 miliardi di sofferenze, coperte per il 41%, in gran parte portate in dote dal Banco Popolare (10,9 miliardi).
UBI Banca ha lasciato sul terreno lo 0,92% a 4,302 euro. Dalle comunicazioni giornaliere diffuse dalla Consob si apprende che il 20 gennaio BlackRock ha ridotto la partecipazione detenuta nella banca, portandola dal 5,055% al 5,027% del capitale. La commissione ha precisato che lo 0,118% è senza diritto di voto. Inoltre, ha comunicato che il 28 gennaio che Marshall Wace ha aumentato lo “short” su UBI Banca, portandola dall’1,27% all’1,36%.
In rialzo Unicredit (+0,68% a 3,548 euro). Gli analisti di Jp Morgan hanno tagliato da 4,9 euro a 3,9 euro il target price sull’istituto guidato da Federico Ghizzoni; gli esperti hanno confermato il giudizio “Underweight” (sottopesare). Bocciatura completa da Berenberg, che ha sforbiciato da 8 euro a 3,5 euro il prezzo obiettivo su Unicredit, portando il rating da “Buy” (acquistare) a “Hold” (mantenere). Sempre Jp Morgan ha tagliato da 3,5 euro a 2,9 euro per azione la valutazione su IntesaSanpaolo (+4,14% a 2,618 euro); gli esperti hanno confermato il rating “Neutrale”.

Questo scritto è redatto a solo scopo informativo, può essere modificato in qualsiasi momento e NON può essere considerato sollecitazione al pubblico risparmio. Il sito web non garantisce la correttezza e non si assume la responsabilità in merito all’uso delle informazioni ivi riportate.