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Petroliferi: cosa ha deciso l'Opec e come questa decisione condizionerà i titoli del comparto

Decisamente sottopressione, in queste ore, i titoli del comparto petrolifero. I grandi gruppi del settore pagano la scelta dei paesi dell’Opec di non tagliare la produzione

di Mauro Introzzi 28 nov 2014 ore 11:42

Decisamente sottopressione, in queste ore, i titoli del comparto petrolifero. I grandi gruppi del settore pagano la scelta dei paesi dell’Opec di non tagliare la produzione per sostenere i prezzi. Una decisione che potrebbe favorire ulteriori calo del costo del greggio.

COSA HA DECISO L’OPEC IERI
Nella giornata di ieri i 12 paesi riuniti nell’Opec si sono riuniti a Vienna.  L’Opec, secondo i più recenti dati, controlla il 78% delle riserve mondiali accertate di petrolio e contribuisce per circa il 42% della produzione mondiale di greggio. I 12 stati membri sono Algeria, Angola, Libia e Nigeria per l’Africa, Iran, Iraq, Kuwait, Qatar, Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti per il Medioriente ed Equador e Venezuela per il Sud America.
L’incontro viennese è stato convocato per discutere su possibili misure finalizzate ad arginare il calo delle quotazioni del greggio, che nelle ultime settimane si è fatto corposo. Secondo gli esperti per un eccesso di offerta.
Nell’infografica seguente l’andamento dell’ultimo anno dei prezzi del petrolio:

greggio-crollo

La ragione del contendere era il discutere se tagliare la produzione nel tentativo di arrestare il crollo della quotazione. Tuttavia l’Opec ha deciso di non fare nulla, convinta che il mercato si regolerà da solo attraverso il livellamento dei prezzi, e ha quindi confermato il target produttivo di 30 milioni di barili al giorno

Molti analisti si aspettavano questa decisione: all’interno dell’organizzazione erano in lotta due schieramenti. Il primo, guidato dall’Arabia Saudita (il più grosso tra i player riuniti nell’Opec) spingeva per l’inazione. Gli arabi hanno tutto l’interesse a far scendere il prezzo per mettere in difficoltà la parabola ascendente dell’industria americana dello shale oil (qui come funziona lo shale) che ha costi di estrazione più marcati.

Il secondo schieramento, quello che premeva per un taglio della produzione per sostenere i prezzi, era capeggiato dai paesi economicamente più in difficoltà, come Venezuela, Nigeria e Iran, che hanno bilanci che dipendono in grande parte dal business petrolifero.

Ha però vinto, alla fine, il volere dell’Arabia Saudita e i prezzi si sono ulteriormente depressi.

DECISIONE OPEC: LE REAZIONI
La decisione è stata accolta positivamente dalla FederPetroli. L’associazione che raccoglie i produttori italiani ha espresso piena soddisfazione sulle mosse Opec.

Secondo Emmanuel Painchault di Edmond de Rothschild Asset Management le decisioni dell'Opec e il conseguente ulteriore calo dei prezzi del greggio favoriranno un maggior consumo. L'analista cita alcuni rumors che indicano la Cina intenzionata ad accelerare lo riempimento delle sue riserve strategiche. E' poi molto probabile che i budget di investimento delle oil companies sarà tagliato, soprattutto da parte delle aziende specializzate nello shale oil.

Gli analisti di Nomura hanno invece dichiarato che la decisione dell’Opec aggiunge problemi alla fase di transizione
. La banca nipponica ha confermato la sua raccomandazione ribassista: secondo i suoi esperti i prezzi del greggio potrebbero subire ulteriori cali - nel breve termine – con un impatto negativo su utili e flussi di cassa del settore. Sulla base di un prezzo del brent a 80 dollari nella prima metà del 2015 Nomura ha tagliato del 20% e del 10% rispettivamente le attese sugli utili per azione del comparto nel 2015 e nel 2016.

Gli esperti di Equita hanno invece confermato il loro sottopeso sul settore energetico.
La preferita di Equita, nel comparto, rimane Tenaris anche se la discesa dei prezzi, pur in un contesto di domanda ancora debole, dovrebbe favorire anche Saras. Sarebbero penalizzate, invece, le società esposte maggiormente al business offshore come Saipem.

CALO PETROLIO: RATING SU ENI
Tra i petroliferi italiani occhi puntati su Eni. Gli esperti di Nomura hanno deciso di mantenere sul titolo la raccomandazione “reduce” (ridurre le posizioni) e tagliare il prezzo obiettivo da 18,5 a 15,5 euro. Per Nomura il cane a sei zampe, con Statoil e BG Group, è tra le società più esposte a un calo dei prezzi del greggio.

Fidentiis ha invece confermato il suo “hold”
(mantenere) e il range di valutazione tra i 17,5 e i 18 euro. Per i suoi analisti l'utile operativo della società soffrirà – probabilmente - sia nel quarto trimestre 2014 che nel 2015. Tuttavia il dividendo del gruppo sembra salvo, almeno per i prossimi due anni.

Goldman Sachs non vede invece alcun problema, per i player petroliferi, dai prezzi del greggio in calo. Per il broker i valori in flessione significano la ricerca di una maggior efficienza del capitale. Il broker ha così confermato Eni, BG e Repsol tra le sue top pick.

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