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Il ciclo degli investimenti è definitivamente cambiato?

Da quanto visto negli anni recenti, sembrerebbe che il ciclo degli investimenti si sia significativamente abbreviato. Le modifiche periodiche dentro e fuori gli asset rischiosi si possono misurare in termini di mesi e non più di anni

di Redazione Soldionline 4 apr 2012 ore 11:42
Articolo a cura di Ad van Tiggelen, Senior strategist di ING Investment Management

Da quanto visto negli anni recenti, sembrerebbe che il ciclo degli investimenti si sia significativamente abbreviato. Le modifiche periodiche dentro e fuori gli asset rischiosi si possono misurare in termini di mesi e non più di anni. Le fasi cosiddette risk on e risk off sono sorprendentemente intense e caratterizzata da elevate correlazioni storiche tra le varie asset class. Questo schema proseguirà anche in futuro? E quali sono le implicazioni per gli investitori?

Siamo convinti che il ciclo degli investimenti abbia registrato un cambiamento, magari non per sempre ma almeno per qualche anno. Tutto questo può essere spiegato con la nuova tipologia di medicine utilizzate per combattere le flessioni dell’economia nel mondo sviluppato. Con i tassi di interesse a breve prossimi allo zero, la cura della politica monetaria è diventata inefficace. I tradizionali stimoli di questo tipo potranno essere utilizzati solo quando la cassetta dei medicinali sarà stata riempita da una serie di rialzi dei tassi e quando questi saranno chiaramente sopra il 2%. Una simile situazione non è realizzabile nel prossimo futuro, considerato il contesto attuale delle economie occidentali e la posizione delle banche centrali. Anche la medicina alternativa, cioè gli stimoli fiscali, non è messa molto meglio, visto che i livelli di debito pubblico sono troppo elevati per permettere un taglio delle tasse.

In mancanza di queste due medicine tradizionali che nel tempo si sono dimostrate collaudate, le banche centrali nel mondo sviluppato hanno trovato una nuova cura per contrastare le difficoltà economiche: il Quantitative Easing. La stampa di moneta ha dimostrato di essere una buona modalità per oliare un meccanismo economico balbettante. E fintanto che la moneta in eccesso non sarà introdotta nell’economia reale il rischio di inflazione è minimo. Gli effetti del Quantitative Easing sono però più circoscritti nel tempo rispetto ai rimedi tradizionali. D’altra parte, una lunga serie di tagli dei tassi ha un effetto molto più graduale sulle dinamiche economiche rispetto a un’iniezione di liquidità nel sistema. Da questo punto di vista, il Quantitative Easing potrebbe essere visto come una droga piuttosto che come una medicina. E come per qualsiasi droga, l’effetto marginale è sempre più limitato a ogni dose aggiuntiva.

Data la mancanza di alternative, è probabile che per un po’ di tempo il comportamento degli investitori sarà dettato da nuove tornate di Quantitative Easing e conseguenti periodi risk on e risk off. E quali sono le implicazioni di una simile situazione? In primo luogo gli investitori dovranno essere molto attenti e pronti a reagire, molto più che nel passato. In alternativa, è possibile adottare una strategia di investimento di lunghissimo periodo, dieci anni o più, che dà una buona probabilità di ottenere in pieno i ritorni offerti da asset class quali l’azionario paesi emergenti e i corporate bond. In secondo luogo, bisogna rendersi conto che la correlazioni tra gli asset rischiosi nelle fasi risk on rimarrà molto elevata. In altre parole, quando i mercati diventano nervosi sono pochi i posti dove andare a nascondersi. Solo i governativi dei paesi più solidi, i titoli delle società multinazionali maggiormente difensive e alcune materie prime hanno dato prova di essere realmente un porto sicuro.

In un contesto dove gli investitori si trovano a confrontarsi con cicli brevi e intensi, un’effettiva diversificazione del rischio si può ottenere soltanto avendo in portafoglio anche titoli di stato con un basso rendimento. Ma anche così, le ricompense per i rischi corsi sono comunque considerevoli, pur dopo il recente rally. Dopo tutto, gli asset rischiosi continuano a offrire un interessante rendimento e un minimo di protezione contro l’inflazione, per chi ne avesse paura (noi no, per il momento). Ma siate pronti a essere reattivi!
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