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FTSEMib, un 2020 vissuto pericolosamente

Il listino ha terminato il 2020 con un calo del 5,42%. La volatilità, figlia della pandemia da Covid-19, è stata la protagonista indiscussa dell’anno appena concluso.

di Edoardo Fagnani 5 gen 2021 ore 13:41

analisi-tecnica-tempoLa performance annuale dell’indice FTSEMib dice poco di quello che è stato il 2020 per Piazza Affari e per i principali mercati azionari internazionali. La volatilità, figlia della pandemia da Covid-19, è stata la protagonista indiscussa dell’anno appena concluso.

 

FTSEMIB: L'ANDAMENTO NEL 2020

Nel dettaglio, nel 2020 il paniere che raggruppa le società italiane a maggiore capitalizzazione ha registrato una variazione negativa del 5,42%: il valore dell’indice è passato dai 23.506 punti di inizio anno ai 22.233 punti della chiusura di lunedì 30 dicembre.

Lo scorso esercizio il FTSEMib ha oscillato tra un massimo di 25.478 punti (toccato il 19 febbraio) e un minimo di 14.894 punti, fissato il 12 marzo (i valori si riferiscono alle chiusure degli indici nelle rispettive giornate). Di conseguenza, la differenza percentuale tra massimo e minimo nell’intero anno è stata pari al 71,1%, dato che si confronta con il 31,8% del 2019. Vale la pena sottolineare che lo spread si è accumulato in poco meno di un mese, segno del forte movimento registrato dal FTSEMib nel pieno della pandemia.

Nel 2020 ci sono state 255 sedute di borsa aperta: in 136 occasioni l’indice ha chiuso con un rialzo, mentre le performance negative sono state 117; nelle rimanenti due giornate il FTSEMib è rimasto invariato. Il maggiore rialzo (+8,93%) è stato realizzato nella seduta 24 marzo. La peggiore seduta è stata quella del 12 marzo, giorno in cui l’indice ha lasciato sul terreno il 16,9%, conseguenza delle dichiarazioni di Christine Lagarde: nel corso della conferenza stampa a commento delle decisioni di politica monetaria la nuova numero uno della BCE aveva dichiarato che non è compito dell'istituto centrale chiudere gli spread. Parole che sono state criticate dagli operatori e da alcuni esponenti politici, tanto che il giorno successivo Christine Lagarde è stata costretta a spiegare meglio le proprie dichiarazioni.

La media giornaliera dei volumi è stata pari a circa 2,4 miliardi di euro, con un picco di quasi 6,1 miliardi di euro il 12 marzo, il giorno del crollo di Piazza Affari.

 

FTSEMIB, IL CONFRONTO CON LE ALTRE BORSE

Anche i principali indici internazionali hanno registrato volatilità elevata, con Wall Street che ha più volte ritoccato i massimi storici, sulla spinta delle impressionanti performance registrate dai titoli tecnologici.

Nel dettaglio, il Dow Jones ha terminato il 2020 con un progresso del 7,25%, mentre l’S&P500 ha guadagnato il 163%; performance migliore per il Nasdaq (+43,6%).

Un 2020 dai due volti, invece, per le borse europee. In particolare, il DAX tedesco è salito del 3,55%; mentre il CAC40 francese ha terminato l’anno con una flessione del 7,14%.

 

FTSEMIB, I TREND DEL 2020

Il principale listino di Piazza Affari ha registrato un trend moderatamente positivo fino a metà febbraio 2020, arrivando a toccare il massimo dell’anno a 25.478 punti il 19 febbraio.

Nelle tre settimane successive il FTSEMib ha registrato un impressionate crollo arrivando a toccare il minimo dell’anno a 14.894 punti il 12 marzo, in seguito allo scoppio dell’epidemia da Covid-19 con i successivi lockdown imposti in Italia e in Europa, per contrastare la diffusione del virus Questo scenario è stato amplificato dalle prime misure – ritenute insufficienti – adottate dalla BCE per superare questa fase.

Dal minimo di marzo è iniziato un costante recupero che ha portato il principale listino di Piazza Affari a ridosso dei 20mila punti a inizio giugno, in seguito all’allentamento delle misure restrittive per contrastare il Covid-19 (dopo la forte discesa dei contagi a maggio) e alle nuove misure di politica monetaria adottate dalla BCE.

Nei mesi successivi il FTSEMib si è mosso in un range compreso tra i 18.500 e i 20.500 punti fino a quasi fine ottobre; nell’ultima settimana del mese il listino ha subito una brusca ma breve flessione sotto i 18.000 punti, in seguito alla seconda ondata di contagi da Covd-19 e ai timori per nuovi lockdown. Tuttavia, nel mese di novembre il FTSEMib ha messo a segno un impressionate rally del 23% che ha portato l’indice oltre i 22mila punti: i risultati delle elezioni USA e l’approvazione dei primi vaccini per il Covid-19 hanno dato la spinta ai mercati azionari nel penultimo mese del 2020.

Nel mese di dicembre il FTSEMib ha consolidato le posizioni conquistate nel mese precedente.

GRAFICO - Andamento del FTSEMIB nel 2020 (elaborazione Soldionline.it)

andamento-ftsemib-2020

 

FTSEMIB, I MIGLIORI DEL 2020

I migliori del 2020 al FTSEMib
DiaSorin
+47,40%
Interpump +42,85%
Prysmian
+35,32%
Amplifon +32,76%
NEXI
+31,99%

La migliore performance del 2020 al FTSEMib è stata realizzata da DiaSorin: il titolo della società di diagnostica ha terminato l’anno con un guadagno complessivo del 47,4%. La forte richiesta di test necessari per rilevare il Covid-19 ha sostenuto i conti dell’azienda, che ha terminato i primi nove mesi del 2020 (ultimi dati ufficiali a disposizione) con ricavi in crescita del 16,2% e utile netto in aumento del 28,3%; a fine settembre la posizione finanziarie netta era positiva per 256,1 milioni di euro.

Da segnalare anche la performance di Interpump, che ha terminato il 2020 con un rialzo complessivo del 42,9%.

 

FTSEMIB, I PEGGIORI DEL 2020

I peggiori del 2020 al FTSEMib
BPER Banca
-51,06%
Saipem -49,38%
Leonardo
-43,44%
UniCredit
-41,26%
ENI
-38,26%

Le performance peggiori del 2020 al FTSEMib sono state messe a segno dai bancari e dai petroliferi, i settori che hanno risentito maggiormente della pandemia da Covid-19.

Spicca lo scivolone di BPER Banca, che lo scorso anno ha più che dimezzato il prezzo (-51,1%). L’istituto ha risentito anche dell’aumento di capitale da oltre 800 milioni di euro, necessario per finanziare l’acquisizione di un ramo d’azienda costituito da 532 filiali bancarie di IntesaSanpaolo. Da segnalare anche il -41,3% accumulato da UniCredit: l’istituto ha risentito anche della decisione dell’amministratore delegato, Jean-Pierre Mustier, di lasciare la carica.

I petroliferi hanno risentito della forte volatilità registrata dai future sul prezzo del greggio, che nel corso dell’anno sono arrivati anche valori negativi. Nel dettaglio Saipem ha lasciato sul terreno il 49,4%, mentre ENI ha accumulato una perdita del 38,3%.

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