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FTSEMib: +0,23% nel 2014

Nel periodo in esame l'indice ha oscillato tra un massimo di 22.503 punti e un minimo di 18.079 punti, toccato il 15 dicembre. Ecco le migliori e le peggiori performance dell'anno

di Edoardo Fagnani 2 gen 2015 ore 11:36

Il 2014 è stato un anno dai due volti per il FTSEMib. Nella seconda parte dell’anno appena concluso, il maggiore indice di borsa italiana ha azzerato i guadagni faticosamente accumulati nella prima metà dell’esercizio. (LEGGI ANCHE: FTSEMib: +12,21% nel primo semestre del 2014).

Nel dettaglio, nel 2014 il paniere che raggruppa le società italiane a maggiore capitalizzazione ha registrato un minimo progresso dello 0,23%. Il valore dell’indice è passato dai 18.968 punti di inizio anno ai 19,012 punti della chiusura di martedì 30 dicembre.
Nel periodo in esame il FTSEMib ha oscillato tra un massimo di 22.503 punti (fissato il 10 giugno) e un minimo di 18.079 punti, toccato il 15 dicembre. I valori si riferiscono alle chiusure degli indici nelle rispettive giornate.
Lo scorso anno ci sono state 252 sedute di borsa aperta: in 125 occasioni l’indice ha chiuso con un rialzo, mentre le performance negative sono state 127. Il maggiore rialzo è stato realizzato nella seduta del 21 novembre, in cui l’indice ha terminato la giornata con un rialzo del 3,88%, in seguito alla dichiarazioni di Mario Draghi, che ha confermato la possibilità per la BCE di procedere con misure straordinarie di politica monetaria. La peggiore seduta è stata quella del 15 ottobre, chiusa con uno scivolone del 4,44%, sui timori della tenuta finanziaria della Grecia, in particolare per i principali istituti finanziati del paese.
analisi-tecnica_4La volatilità del principale paniere di Piazza Affari, pur in aumento nella seconda parte dell’anno, è risultata inferiore a quella registrata nel 2013. La differenza percentuale tra massimo e minimo nell’anno è stata pari al 24,5%, valore che si confronta con il 28,7% dello scorso esercizio. Nel primo semestre del 2014 lo “spread” tra i due valori era stato del 19%.

Il principale listino di Piazza Affari ha segnato avvio di 2014 altalenante, per iniziare un trend positivo a partire da inizio febbraio. L’indice ha registrato un costante aumento per due mesi, arrivando a superare quota 22mila punti a inizio aprile. I timori per una crescita dell’economia italiana inferiore alle attese hanno portato il FTSEMib vicino a quota 20mila punti.
Tuttavia, i risultati delle elezioni europee, decisamente favorevoli al governo guidato da Matteo Renzi, hanno ridato slancio all’indice, che ha superato nuovamente quota 22mila punti, fissando il massimo dell’anno a oltre 22.500 punti a inizio giugno.
A quel punto le vendite sono tornate a dominare il listino e nel giro di due mesi il FTSEMib è tornato a 19mila punti, subendo il pessimo dato sul pil italiano nella prima metà dell’anno. Il mercato ha tentato il rimbalzo nel corso del mese di agosto e a inizio settembre, in coincidenza con il taglio dei tassi di interessi deciso dalla BCE, il paniere ha sfiorato quota 21.500 punti. Ma da quel giorno il trend è tornato negativo e nel giro di poche settimana il FTSEMib è scivolato a 18.000 punti a metà ottobre, complici i timori della tenuta della Grecia e il ritorno dello spread tra Btp e Bund tedesco a oltre 200 punti. Le ultime settimane del 2014 sono state caratterizzate da forte incertezza ed elevata volatilità, in conseguenza al tira e molla di Mario Draghi sulla possibilità di procedere con un Quantitative Easing anche in Europa sul modello della FED e al crollo del prezzo del petrolio.

GRAFICO - L'andamento del FTSEMib nel 2014 (in blu i volumi giornalieri)
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Il listino italiano ha registrato performance peggiori rispetto a quelle delle principali borse internazionali.
In particolare, lo scorso anno il Dow Jones e l’S&P500 hanno guadagnato rispettivamente il 7,5% e l’11,4% dopo aver più volte migliorato i massimi storici, nonostante la FED abbia azzerato il piano di riacquisto di titoli di stato.
Performance positiva anche per il DAX tedesco, che ha terminato lo scorso anno con un rialzo nell’ordine del 2,7%. Anche in questo caso l’indice ha migliorato i massimi storici, riuscendo a superare quota 10mila punti.

fca6Il migliore titolo del FTSEMib nel 2014 è stato Fiat Chrysler Automobiles, che ha accumulato un progresso del 61,5%. Il mercato ha apprezzato il processo di riorganizzazione dell’intero gruppo voluto da Sergio Marchionne. In particolare, il titolo del colosso automobilistico è entrato prepotentemente nel portafoglio degli investitori dopo la decisione di procedere con lo scorporo delle attività relative alla Ferrari. Senza trascurare le operazioni sul capitale che si sono concretizzate nell’ultima parte dell’anno e che hanno garantito una maggiore solidità patrimoniale del gruppo.
Nell’esercizio appena concluso si segnala anche l’ottima performance messa a segno da Finmeccanica, che ha terminato l’anno con un progresso del 40,5%. Gli operatori hanno apprezzato i risultati operativi ottenuti nei primi nove mesi del 2014, culminati con il ritorno all’utile nel corso del terzo trimestre dell’anno. Senza dimenticare che la società aeronautica è alle prese con la cessione delle partecipazioni detenute in AnsaldoBreda e Ansaldo-STS: gli operatori scommettono che l’azienda possa spuntare un buon prezzo.
Qualche bancario tra i migliori al FTSEMib nello scorso anno. Si segnalano i progressi messi a segno dalla Popolare di Milano e da IntesaSanpaolo, che hanno guadagnato rispettivamente il 35,1% e il 35%. L’istituto guidato da Giuseppe Castagna ha beneficiato dell’esito positivo dell’aumento di capitale effettuato in primavera. La ricapitalizzazione, infatti, si è conclusa con l'integrale sottoscrizione delle 1.162.161.765 azioni, per un controvalore totale di 499,73 milioni di euro, senza la necessità dell'intervento del consorzio di garanzia.. IntesaSanpaolo ha potuto contare sugli ottimi risultati operativi: nei primi nove mesi dell’anno la banca ha registrato una forte crescita dell’utile netto.

I peggiori due titoli del FTSEMib nel 2014 sono stati gli stessi dell’esercizio precedente, ma a posizioni invertite.
mps3La maglia nera del listino nello scorso anno è andata al Monte dei Paschi di Siena, che ha lasciato sul terreno il 57,1%, dopo aver chiuso il 2013 con un tonfo del 22,4%. Lo scorso anno l’istituto toscano ha concluso con successo un aumento di capitale da 5 miliardi di euro, un’operazione che ha sollevato durissime critiche per la modalità con cui era stata strutturata. Tuttavia, queste risorse non sono state sufficienti a mettere in sicurezza la solidità patrimoniale della banca. I risultati degli stress test condotti dalla BCE e diffusi a fine ottobre hanno evidenziato un deficit patrimoniale di 2,1 miliardi di euro e, di conseguenza, la necessità di procedere con una nuova ricapitalizzazione che si dovrebbe concretizzare nella prima metà del 2015.
Sul podio dei peggiori si è confermata Saipem, che ha terminato il 2014 con un tonfo del 43,7%, dopo aver chiuso l’anno precedente con un calo di quasi il 47%. Il titolo ha risentito del crollo del prezzo del petrolio, che nel corso della seconda parte dell’anno ha praticamente dimezzato la propria quotazione. Anche i risultati operativi dei primi nove mesi del 2014 hanno deluso le attese, costringendo i vertici dell’azienda a ridurre nuovamente le stime finanziarie per l’intero esercizio. Senza trascurare l’ipotesi di una sospensione del progetto South Stream, che comporterebbe la perdita di una grossa commessa per l’azienda.
Esercizio deludente anche per i titoli del settore del lusso, che hanno confermato il trend registrato nella prima parte dell’anno. Spiccano, infatti, i ribassi registrati da YOOX (-45,6%), Tod’s (-40,7%) e Moncler (-29,6%). La prima ha pagato le prese di beneficio di alcuni risparmiatori che hanno voluto monetizzare i guadagni accumulati nei precedenti trimestri. YOOX, infatti, aveva chiuso il 2013 con un balzo del 173,5%. La società guidata da Diego Della Valle, invece, è stata penalizzata dai deludenti risultati operativi: l’azienda ha terminato i primi nove mesi dell’anno con un fatturato in leggero calo, mentre la redditività ha subito una forte contrazione, costringendo le principali banche d’affari che seguono il titolo a tagliare le stime per i prossimi esercizi.

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