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Finmatica, dal boom al delisting

È stata la storia più strana della new economy italiana. Le sue performance nel lontano 1999 hanno prima fatto appassionare gli italiani, per esaltarli nel 2000 quando creò nuovi (falsi) ricchi. Ma questi sentimenti lasciarono presto spazio alla paura, al nervosismo e, infine alla rassegnazione. Pochi titoli come Finmatica riassumono la storia della bolla della new economy in Italia.Il delisting del titolo ha messo la parola fine all’avventura...

di La redazione di Soldionline 6 mag 2005 ore 18:27

Settimana positiva per il TechStar, con l'indice che tra il 2 e il 6 maggio ha guadagnato il 2,03% a 8200 punti.

È stata la storia più strana della new economy italiana. Le sue performance nel lontano 1999 hanno prima fatto appassionare gli italiani, per esaltarli nel 2000 quando creò nuovi (falsi) ricchi. Ma questi sentimenti lasciarono presto spazio alla paura, al nervosismo e, infine alla rassegnazione. Pochi titoli come Finmatica riassumono la storia della bolla della new economy in Italia.

Il delisting del titolo, disposto da Borsa Italiana a partire dalla seduta di lunedì 2 maggio, ha messo la parola fine all'avventura della software house bresciana, iniziata sotto tutt'altri auspici.

Finmatica sbarcò a Piazza Affari il 24 novembre del 1999 (una data che sembra ormai preistoria) a un prezzo di 5 euro. E subito scattò la corsa all'accaparramento del titolo, tanto che il giorno seguente, Finmatica schizzò a 40 euro per azione, per chiudere la giornata appena sotto quel livello. Un rialzo del 700% in un solo giorno! Una performance mai più ripetuta da nessuno. Ma Finmatica non aveva ancora finito di stupire. In quel periodo i rialzi a doppia cifra erano all'ordine del giorno. Un trend che non poteva durare a lungo e che, infatti, ha toccato il picco l'8 marzo del 2000, quando Finmatica, nel corso di quella seduta, fissò il massimo assoluto a 191,5 euro. Tradotto in percentuali, il titolo avrebbe guadagnato quasi il 4000% in poco più di quattro mesi! Ma la pacchia finì presto. Complice lo scoppio della bolla della new economy (partendo dal crollo del Nasdaq), il trend di Finmatica si invertì definitivamente e per gli investitori che avevano creduto nel rialzo infinito del titolo c'era solo lo spazio per la delusione di vedere le proprie presunte ricchezze sciogliersi come neve al sole.

Eppure il peggio doveva ancora arrivare.
Nei primi giorni del 2004, in piena bufera Parmalat, i vertici di Finmatica annunciarono l'intenzione di procedere con l'emissione di nuovo prestito obbligazionario, che sarebbe servito per rifinanziare il precedente bond da 100 milioni di euro, in scadenza il 16 maggio del 2005. Non l'avessero mai fatto! La situazione del gruppo bresciano fu subito paragonata a quella del gruppo di Collecchio, anche perché la struttura finanziaria sembrava presentare liquidità sufficiente per gestire con tranquillità l'azienda. Così non era e su Finmatica scattarono anche le indagini della magistratura che portarono all'arresto (e alla seguente scarcerazione) del presidente e fondatore, Pierluigi Crudele, e dell'amministratore delegato, Fabio Bottari.
Ma ormai la frittata era fatta. I nuovi vertici dell'azienda furono costretti a rivedere (logicamente in maniera peggiorativa) tutti i numeri presentati nell'ultimo bilancio, seguendo quanto successe per la stessa Parmalat. Addirittura all'inizio dell'estate i revisori si rifiutarono di dare la certificazione dei documenti contabili della software house. Alla fine di luglio, infine, Borsa Italiana decise di sospendere temporaneamente il titolo dalle contrattazioni, dopo aver fatto segnare un ultimo prezzo di 2,279 euro. Ma i più smaliziati avevano già capito che Finmatica non sarebbe stata più riammessa sul mercato.

La vendita del gruppo era, ormai, diventato il passaggio più logico. I cavalieri bianchi non mancavano nello scorso autunno, due società, Opera21 e Cse, sembravano veramente intenzionate a rilevare il controllo di Finmatica a colpi di offerte e di controofferte. Ma quando Opera21 sembrava essere riuscita a spuntarla su Cse, ecco spuntare qualche contrattempo nelle procedure. E il tanto agguerrito cavaliere bianco improvvisamente si defila, portando automaticamente Finmatica sulla strada della liquidazione.

Passa solo qualche giorno e il tribunale di Brescia decreta d'ufficio il fallimento di Finmatica, proprio il giorno seguente alla decisione dei vertici della software house di richiedere l'ammissione alla procedura di amministrazione controllata (la cosiddetta Prodi Bis) per la controllata Trend SpA, la società del gruppo che gestiva tutte le attività di software finanziario e che probabilmente era l'unico asset di valore del gruppo. Una procedura che avrebbe dovuto portare l'ammissione alla procedura di amministrazione controllata anche per la capogruppo Finmatica.

Ormai la strada del gruppo era segnata. Solo un sussulto nei giorni scorsi quando Engineering, la società romana quotata al TechStar e attiva nella fornitura di servizi informatici alle imprese, ha annunciato l'acquisizione di tutti gli asset delle controllate Trend, di Infotrend e dei codici sorgenti dei software utilizzati dal gruppo per le attività nel settore bancario e assicurativo, pagandoli 45 milioni di euro.
Infine la decisione di Borsa Italiana di delistare il titolo.


- Tabella - I 10 migliori e i 10 peggiori titoli della settimana al TechStar

I migliori 10
della settimana...
...e i peggiori 10
della settimana
Dada
+19.21%
Esprinet
-4.03%
Tiscali
+7.22%
Engineering
-0.57%
Digital Bros
+6.68%
Mondo Tv
-0.40%
Fidia
+6.17%
Dmail
-0.29%
El.En
+5.57%
Cad It
+0.06%
Txt e-Solutions
+5.32%
BB Biotech
+0.98%
I.Net
+5.13%
Acotel
+1.14%
Buongiorno Vitaminic
+4.23%
CDB Web Tech
+1.20%
Poligrafica S.F.
+3.92%
It Way
+1.36%
Datalogic
+3.58%
Prima Industrie
+1.77%

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