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E' cambiato il vento sui mercati?

Lo stimolo monetario non resterà per sempre, ma forse non ci sono ancora elementi sufficienti per ipotizzare un rientro a breve

di Redazione Soldionline 6 giu 2013 ore 14:11
Articolo a cura di Maria Paola Toschi, Market Strategist di JP Morgan Asset Management

Nelle ultime settimane si è assistito a un ritorno di volatilità sui mercati. L’indice VIX è risalito dai minimi, i mercati azionari hanno corretto e i tassi di interesse di alcuni mercati core, Stati Uniti e Germania, sono risaliti dai minimi storici. Di seguito riportiamo un’analisi di cosa è cambiato nel sentiment degli investitori e quali sono le preoccupazioni che alimentano questa fase di cautela. E’ solo una correzione o qualcosa di più serio?

Alcuni commenti del Governatore della Banca Centrale statunitese (Fed) hanno alimentato il timore che la Fed possa rallentare l’allentamento Quantitativo (QE) prima del previsto. Alcuni dati economici di rafforzamento dell’economia del paese hanno accreditato questa idea. Lo stimolo monetario non resterà per sempre, ma forse non ci sono ancora elementi sufficienti per ipotizzare un rientro a breve.

La borsa giapponese ha realizzato una performance impressionante. L’indice Nikkei, da metà Novembre scorso al massimo del 22 Maggio è salito di oltre l’80% (in valuta locale). La correzione successiva è stata altrettanto violenta. A oggi l’indice ha perso il 15%, scendendo del 7% in una sola seduta. Ad alimentare il rally è stata la politica di stimoli monetari della Banca del Giappone (BOJ) che ha svalutato lo Yen con l’obiettivo di rilanciare la crescita e alimentare l’inflazione. Tuttavia a maggio qualcosa non ha funzionato. I tassi sulle obbligazioni giapponesi, hanno cominciato a salire, anzichè scendere, penalizzando quei settori del mercato azionario più esposti al rialzo dei tassi, come banche e assicurazioni. La BOJ ha appena iniziato lo stimolo monetario. Lo yen potrà ancora indebolirsi, ma la banca centrale dovrà gestire meglio la volatilità sui mercati obbligazionari per rendere il programma di QE più efficace e credibile.

Il mondo emergente continua a fornire segnali ciclici contrastanti. La settimana scorsa la Cina ha rilasciato un dato dell’indice PMI inferiore a 50, la soglia che divide espansione da rallentamento. Il Brasile ha annunciato un dato di crescita del PIL del primo trimestre inferiore alle attese. Gli investitori sono ancora incerti sul futuro dei paesi emergenti, ma i trend strutturali restano molto forti. Potrebbe essere un momento favorevole per accumulare posizioni sugli indici emergenti in attesa di una ripresa di attenzione su queste aree.

In positivo l’Europa sta facendo progressi nel percorso di de-leveraging e stabilizzazione. La Commissione Europea ha esteso le scadenze sulla riduzione dei deficit a Spagna, Francia e Olanda e ha tolto l’Italia dalla procedura di deficit eccessivo. Il processo di rilancio dell’Unione Monetaria prosegue e resta l’attenzione per la graduale ripresa di questi mercati.
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