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Banche, la dote DTA vale 5 miliardi. Lo Stato aiuta la corsa alle fusioni (Il Sole24Ore)

di Redazione Lapenna del Web 30 nov 2020 ore 07:24 Le news sul tuo Smartphone

monte_dei_paschiLa rivoluzione del settore bancario in Italia è appena cominciata. Tra OPA, trattative avanzate e accelerazioni, dovute a una fiscalità agevolata dal Governo che teme il colpo di coda dell'emergenza sanitaria globale. Molte banche si apprestano così ad aggregazioni che daranno una svolta definitiva al settore nel 2021.

Lo scrive Alessandro Graziani nel suo articolo-inchiesta sul Sole24Ore in edicola sabato 28 novembre, facendo riferimento a una norma contenuta nella legge di stabilità attualmente in esame al parlamento, ovvero quella che riguarda la computabilità nel capitale delle cosiddette DTA (deferred tax assets) derivanti da perdite fiscali. In caso di fusioni nel 2021, la computabilità sarebbe del 25% nel primo anno e del 75% nel secondo fino a un importo massimo del 2% dell'attivo della più piccola tra le due banche che si uniscono. Ci sarà poi da pagare un canone rateizzato del 25% allo Stato. Un costo elevato per lo Stato, che però potrebbe essere assai inferiore all'esborso necessario per salvare o nazionalizzare qualche banca in fragilità.

Secondo le stime di Mediobanca Securities relative ai gruppi quotati in borsa, si creerebbero fino a 5 miliardi di capitale in più che andranno a rafforzare patrimonialmente solo quelle banche che si aggregheranno nei prossimi dodici mesi. L'obiettivo più immediato, però, è quello di vedere l'unione tra UniCredit e Monte dei Paschi di Siena, la quale porterebbe in dote 2,5 miliardi in DTA.

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