ENI, i conti del primo semestre 2020. Cambia la politica dei dividendi
I risultati del primo semestre 2020 hanno risentito della forte volatilità registrata dal prezzo del petrolio nella prima metà dell’anno e della drastica riduzione della domanda
di Redazione Soldionline 30 lug 2020 ore 09:02Gli argomenti
ENI ha comunicato i risultati del primo semestre 2020, che hanno risentito della forte volatilità registrata dal prezzo del petrolio nella prima metà dell’anno e della drastica riduzione della domanda, in conseguenza al lockdown deciso per frenare l pandemia da Covid-19.
Il Cane a sei zampe ha deciso di modificare la politica dei dividendi, a fronte del mutato scenario di riferimento.
ENI, i conti economici del primo semestre 2020
Nel periodo in esame i ricavi della gestione caratteristica sono stati pari a 22,03 miliardi, in contrazione del 40% rispetto ai 36,98 miliardi ottenuti nella prima metà del 2019. Nel periodo in esame la produzione di idrocarburi è scesa del 5,1% a 1,74 milioni di boe/giorno.
ENI ha chiuso il semestre con un utile operativo adjusted di 873 milioni di euro, in forte contrazione rispetto ai 4,63 miliardi ottenuti prima metà del 2019.
Il risultato netto adjusted è stato negativo per 655 milioni di euro, risultato che si confronta con l’utile di 1,55 miliardi contabilizzato nei primi sei mesi del 2019. Il risultato netto è stato negativo per 7,34 miliardi di euro, in seguito a svalutazioni di attività non correnti di 3,4 miliardi (di cui 2,8 miliardi rilevate nel secondo trimestre) riferite principalmente a asset oil&gas e impianti di raffinazione in funzione della revisione dello scenario dei prezzi/margini degli idrocarburi.
ENI, il secondo trimestre 2020
Il secondo trimestre del Cane a sei zampe si è chiuso con un risultato operativo adjusted negativo per 434 milioni di euro, rispetto al valore positivo di 2,28 miliardi del corrispondente periodo dello scorso anno. Il risultato netto adjusted è scivolato in rosso per 714 milioni, in forte peggioramento rispetto all’utile di 562 milioni contabilizzati nella prima metà dello scorso anno.
Il consensus degli analisti, pubblicato sul sito Internet della società, indicava un utile operativo adjusted negativo per 650 milioni di euro e una perdita netta adjusted di 930 milioni.
ENI, indebitamento, flussi di cassa e investimenti
A fine giugno 2020 l’indebitamento netto di ENI era salito a 19,97 miliardi di euro, rispetto ai 17,12 miliardi di inizio anno. Alla stessa data il leverage era pari a 0,51. Alla stessa data ENI poteva disporre di una riserva di liquidità di circa 17,7 miliardi di euro, di cui 6,5 miliardi di attivi di tesoreria, 6 miliardi investiti in attività liquide, 0,5 miliardi di crediti finanziari a breve e 4,7 miliardi di linee di credito committed.
Nel semestre ENI ha registrato una generazione di cassa operativa pari a 2,38 miliardi di euro, in contrazione del 64% rispetto alla prima metà del 2019, a causa del deterioramento dello scenario e della circostanza che il flusso di cassa netto da attività operativa del semestre 2019 comprendeva maggiori dividendi pagati dalla joint venture Vår Energi.
Nel semestre gli investimenti netti sono stati pari a 2,86 miliardi nel semestre, ridotti del 24% in coeguenza al piano di revisione dell’attività realizzato da marzo, finanziati interamente dal flusso di cassa adjusted.
>
ENI, rivista la politica dei dividendi
A fronte del mutato contesto, della sua elevata volatilità e delle azioni messe in atto per fronteggiarne gli effetti, ENI ha deciso di rivedere la politica di remunerazione degli azionisti.
La nuova politica di remunerazione, valida per prezzi Brent annui uguali o superiori a 45 dollari al barile, prevede, in particolare, un dividendo annuo composto da un valore base fissato a 0,36 euro per azione (commisurato a una media annua del Brent pari ad almeno 45 dollari al barile) e una componente variabile crescente al crescere del prezzo Brent. La componente variabile del dividendo è quantificata in funzione della media Brent attesa per ciascun anno ed è calcolata come percentuale crescente, tra il 30% e il 45%, del free cash flow incrementale generato dallo scenario (+900 milioni di euro ogni +5 dollari/barile del Brent) per prezzi Brent superiori ai 45 dollari/barile e fino a 60dollari/barile.
ENI ha segnalato che il dividendo base di 0,36 euro per azione sarà assicurato anche nel 2020 nonostante la previsione ad oggi di un Brent medio annuo di 40 dollari/barile, e sarà versato per un terzo con l’acconto di settembre 2020 e due terzi con il saldo di maggio 2021. Per gli anni successivi, in caso di uno scenario annuo Brent assunto inferiore a 45 dollari/barile, si valuteranno le azioni sul dividendo base in funzione dell’ampiezza della riduzione del prezzo e della sua durata prevista.
ENI ha precisato che dal 2021 il dividendo base sarà pagato 50% come acconto e 50% come saldo, mentre la componente variabile crescente sarà integralmente pagata insieme all’acconto nell’anno in cui si realizzino le condizioni per la sua distribuzione, anche se anticipate rispetto a quanto previsto dallo scenario.
Se applicata allo scenario Brent adottato da ENI, e senza assumere per il momento alcun incremento del valore del dividendo base, la nuova politica di remunerazione comporta per cassa la distribuzione di un dividendo di 0,55 euro, 0,47 euro, 0,56 euro e 0,70 euro per azione negli anni dal 2020 al 2023.
ENI, le stime per i prossimi esercizi
I vertici di ENI hanno aggiornato la propria strategia del breve e medio termine, al fine di fronteggiare gli effetti della pandemia di Covid-19 sul settore energetico in termini di elevata volatilità dei mercati e contrazione dei prezzi delle commodity.
In particolare, nel 2020 è prevista un’ottimizzazione degli investimenti per 2,6 miliardi di euro (rispetto ai 2,3 miliardi già annunciati) e dei costi per 1,4 miliardi di euro (rispetto ai 600 milioni già annunciati). Allo scenario 2020 di 40 dollari/barile è previsto un flusso di cassa ante variazioni del working capital adjusted di 6,5 miliardi di euro, in grado di finanziare i capex previsti per l’intero esercizio.
L’anno successivo è stimata una riduzione dei costi pari a 1,4 miliardi di euro e degli investimenti pari a 2,4 miliardi di euro (invece dei 2,5-3,0 miliardi di euro annunciati precedentemente).
Rivisto anche il profilo di produzione a circa 2 milioni di barili equivalenti al giorno al 2023, con picco al 2025 con circa 2,05–2,10 milioni di barili equivalenti al giorno.