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Piazza Affari volatile: il FTSEMib chiude in rosso

Generali ha chiuso la giornata con un rialzo, ma solo frazionale. Vendite sui bancari. Seduta decisamente positiva per STM e per Fiat Chrysler Automobiles

di Edoardo Fagnani 26 gen 2017 ore 17:50

Piazza Affari e le principali borse europee hanno registrato variazioni frazionali, in una seduta caratterizzata da elevata incertezza. Oggi ha preso il via la tre giorni di aste di titoli di stato italiano; in mattinata il Tesoro ha collocato un CTZ: il rendimento del titolo è tornato negativo. Generali ha chiuso la giornata con un rialzo, ma solo frazionale. Vendite sui bancari. Seduta decisamente positiva per STM e per Fiat Chrysler Automobiles, dopo la diffusione dei risultati finanziari del 2016.

I principali indici di Borsa Italiana hanno registrato ribassi superiori al mezzo punto percentuale. Il FTSEMib ha lasciato sul terreno lo 0,73% a 19.440 punti, dopo aver oscillato tra un minimo di 19.408 punti e un massimo di 19.785 punti. Il FTSE Italia All Share ha ceduto lo 0,69%. In rosso anche il FTSE Italia Mid Cap (-0,42%) e per il FTSE Italia Star (-0,06%). Nella seduta odierna il controvalore degli scambi è sceso a 3,4 miliardi di euro, rispetto ai 4,12 miliardi di ieri; oggi sono passate di mano 892.561.717 azioni (1.261.308.690 nella seduta di ieri). Su 353 titoli trattati, 139 hanno registrato un rialzo, mentre le performance negative sono state 195; invariate le rimanenti 19 azioni.

L’euro è sceso a 1,065 dollari.

 

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mercato_negativo5Giornata positiva per Generali; il titolo della compagnia triestina ha guadagnato lo 0,39% a 15,63 euro. Dalle comunicazioni giornaliere diffuse dalla Consob si apprende che il 23 gennaio Generali è diventato uno dei maggiori azionisti di IntesaSanpaolo (-2,17% a 2,25 euro) con una quota del 3,376% del capitale. La partecipazione è detenuta in maniera diretta in qualità di prestatario. Il Sole24Ore ha scritto che scrive che IntesaSanpaolo sarebbe al lavoro per lanciare una Ops (offerta pubblica di scambio) su Generali. Secondo il quotidiano finanziario la banca starebbe cercando lo schema per una operazione definita “tanto ambiziosa quanto onerosa”. Secondo quanto riportato da Il Sole24Ore  l’idea di massima rimane quella di una maxi offerta di scambio sui titoli Generali, in un operazione da oltre 15 miliardi. La banca punta a un progetto che consenta di crescere “nel settore del risparmio gestito, del private banking e in quello dell’assicurazione in sinergia con le proprie reti bancarie”, come si è letto nella nota di martedì sera. Ancora indicazioni dalle banche d’affari su Generali. NatIxis ha aumentato da 15 euro a 16 euro il prezzo obiettivo sulla compagnia triestina, ribadendo l’indicazione di acquisto delle azioni. Indicazione simile da Jefferies, che ha incrementato da 13,3 euro a 16,8 euro il target price su Generali, per tenere in considerazione l’appeal speculativo del titolo; gli esperti hanno confermato l’indicazione di mantenere le azioni in portafoglio. Deutsche Bank, invece, ha migliorato il giudizio, portandolo da “Sell” (vendere) a “Hold” (mantenere). Promozione completa da RBC, che ha incrementato da 12 euro a 17,2 euro il prezzo obiettivo su Generali e ha migliorato da “Sector perform” (neutrale) ad “Outperform” (farà meglio del mercato) il giudizio, ipotizzando un accordo con IntesaSanpaolo. Gli analisti di HSBC, invece, hanno ridotto da 2,76 euro a 2,44 euro il target price su IntesaSanpaolo, in seguito alla riduzione delle stime sull’utile per azione per i prossimi trimestri; gli esperti hanno anche peggiorato da “Buy” (acquistare) a “Hold” (mantenere) il giudizio.

Segno meno anche per Mediobanca (-3,19% a 8,505 euro). Gli analisti di Equita sim hanno alzato da 7,9 euro a 9,9 euro il target price sull’istituto di Piazzetta Cuccia, per tenere in considerazione l’appeal speculativo del titolo; gli esperti hanno confermato l’indicazione di acquisto delle azioni.

 

Qualche spunto anche tra gli altri bancari.

Chiusura negativa per Unicredit. Il titolo dell’istituto guidato da Jean-Pierre Mustier ha registrato un calo dello 0,51% a 29,22 euro. Dalle comunicazioni giornaliere fornite dalla Consob si apprende che il 25 gennaio AQR Capital Management ha ridotto dallo 0,65% allo 0,59% lo “short” su Unicredit.

Performance peggiore per il BancoBPM; il titolo ha lasciato sul terreno il 3,96% a 2,864 euro.

Prosegue a oltranza la sospensione del Monte dei Paschi di Siena. L’istituto senese ha comunicato di aver effettuato due emissioni di titoli con garanzia dello Stato per un importo complessivo di 7 miliardi di euro. In particolare l'istituto ha emesso un bond da 3 miliardi di euro con scadenza 20/1/2018 e cedola 0,5% e un bond da 4 miliardi di euro con scadenza 25/1/2020 e cedola 0,75%. I titoli, assistiti da garanzia dello Stato, sono stati sottoscritti interamente dall’emittente e verranno venduti sul mercato, o utilizzati come collaterale a garanzia di operazioni di finanziamento, nel corso del 2017.

 

STM ha registrato un balzo dell’8,14% a 12,09 euro. Nell'intero 2016 il gruppo italofrancese ha realizzato ricavi netti per 6,97 miliardi di dollari, in crescita dell’1,1% rispetto ai 6,9 miliardi ottenuti nell'esercizio precedente. Escludendo i prodotti per la mobilità della generazione precedente i ricavi netti hanno riportato un incremento del 2,4% con una marcata crescita nei sensori di immagine specializzati e un progresso sostenuto nei microcontrollori e nei prodotti per l’auto. In aumento la marginalità, che è passata dal 33,8% al 35,2%, grazie alle efficienze di produzione, agli effetti valutari favorevoli, al netto dei contratti di hedging, e a un mix di prodotto favorevole, fattori solo parzialmente controbilanciati dalla pressione sui prezzi. L'utile netto è aumentato del 58% a 165 milioni di dollari, risultato che si confronta con i 104 milioni contabilizzati nell'intero 2015. Di conseguenza, l'utile per azione è stato di 0,19 dollari. Per il trimestre in corso i vertici di STM prevedono un calo del fatturato su base sequenziale nell'ordine del 2,4%, che - anno su anno - si tradurrebbe in una crescita dei ricavi netti intorno al 12,5% come punto intermedio. La marginalità dovrebbe collocarsi nell'intorno del 37%. Il management della società prevede di investire tra un miliardo e 1,1 miliardi di dollari nel 2017.

 

Fiat Chrysler Automobiles ha guadagnato l’1,18% a 10,33 euro. Il gruppo guidato da Sergio Marchionne ha comunicato i risultati del 2016. L’azienda ha chiuso lo scorso esercizio con ricavi pari a 111 miliardi di euro, poco oltre i 110,5 miliardi dell’anno precedente. Il reddito operativo adjusted è stato pari a 6,06 miliardi di euro, in salita del 26% rispetto ai 4,79 miliardi del 2015. L’utile netto ha toccato gli 1,81 miliardi di euro, in grandissima crescita rispetto ai 93 milioni dell’anno precedente, mentre su base adjusted l’utile netto è stato pari a 2,5 miliardi, in salita del 47% rispetto agli 1,71 miliardi dell’anno precedente. L’utile per azione adjusted ha toccato così gli 1,641 euro per azione, dagli 1,122 euro del 2015. A fine 2016 l’indebitamento netto industriale si è attestato a quota 4,6 miliardi di euro, in calo di 0,5 miliardi di euro rispetto al 31 dicembre 2015. In occasione della presentazione dei conti dei primi nove mesi dell'esercizio il management aveva confermato a 112 miliardi di euro le attese sui ricavi mentre la stima sul reddito operativo adjusted era stata portata a una quota maggiore di 5,8 miliardi, rispetto ai 5,5 miliardi attesi in precedenza. Le attese sull’utile netto adjusted erano state alzate a 2,3 miliardi di euro dai 2 miliardi delle precedenti stime. Il target sul debito era stato invece confermato a una quota inferiore ai 5 miliardi di euro. Fiat Chrysler Automobiles ha diffuso i suoi obiettivi per il 2017. I ricavi netti sono previsti tra i 115 e i 120 miliardi di euro, il reddito operativo superiore ai 7 miliardi, l’utile netto adjusted superiore ai 3 miliardi di euro e l’indebitamento netto industriale sotto i 2,5 miliardi di euro.

 

Telecom Italia ha ceduto l’1,58% a 0,81 euro. Dalle comunicazioni giornaliere diffuse dalla Consob si apprende che dal 17 gennaio Jp Morgan detiene una partecipazione aggregata indiretta in Telecom Italia pari al 5,914% del capitale. Nel dettaglio, lo 0,761% è relativo a diritti di voto riferibili ad azioni, il 3,686% a una partecipazione potenziale, l'1,308% ad altre posizioni lunghe con regolamento fisico e lo 0,159% ad altre posizioni lunghe con regolamento in contanti

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