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Piazza Affari chiude in negativo. Male i petroliferi

Piazza Affari chiude in calo l'ultima seduta della settimana, al pari di tutte le altre principali borse europee. Male i titoli del comparto petrolifero e in difficoltà i bancari

di Mauro Introzzi 15 giu 2018 ore 17:40

Piazza Affari chiude in calo l'ultima seduta della settimana al pari di tutte le altre principali borse europee. In difficoltà anche i principali indici americani nella prima parte della seduta oltreoceano. A Milano male i titoli del comparto petrolifero. In difficoltà anche i bancari. A Piazza Affari scadevano oggi future e contratti di opzione su azioni e indici con temine a giugno 2018. Lunedì si staccano alcuni dividendi (Dividendi 18 giugno 2018: chi stacca le cedole e quanto rendono).

Dal fronte macroeconomico va segnalata la diffusione dell’aggiornamento del dato sul debito pubblico italiano. Dal Bollettino Statistico mensile elaborato da Bankitalia si apprende che ad aprile 2018 il debito pubblico si è attestato a 2.311,7 miliardi di euro, rispetto ai 2.302 miliardi del mese precedente. Si tratta del nuovo record storico per il debito, più alto di quello del luglio 2017 (2.308 miliardi di euro).

 

In chiusura il FTSEMib ha registrato un calo dell'1,08% a 22.242 punti (dopo essere oscillato tra un minimo di 22.163 punti e un massimo di 22.508) mentre l'All Share ha perso l'1%. Meno ampia la flessione di Mid Cap (-0,49%) e Star (-0,58%).

Nella giornata di oggi sono passate di mano 973.616.439 azioni (857.427.245 nella seduta di ieri) per un controvalore totale di 3,9 miliardi di euro contro i 3,08 miliardi della giornata di ieri. Su 393 azioni con scambi, 140 hanno registrato un rialzo, 234 un calo e 19sono rimaste invariate.

L'euro si è confermato su quota 1,162 dopo la drastica discesa di ieri a seguito delle decisioni della BCE. Il bitcoin  rimasto oltre i 6.500 dollari (circa 5.600 euro).

 

CONSULTA le quotazioni dei titoli del SOLMib40

 

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Il settore più in difficoltà è stato quello dei titoli legati al petrolio.

Tenaris ha perso il 4,63%, Saipem il 4,18%. Eni, infine, ha chiuso in calo del 2,3%.

 

In difficoltà i bancari.

IntesaSanpaolo in calo dell'1,79%. Secondo MF la banca di Carlo Messina avrebbe messo nel mirino il suo stock di unlikely to pay (utp), i crediti non ancora in default che i grandi istituti hanno iniziato progressivamente a smaltire. Secondo il quotidiano finanziario MF sarebbe in partenza il progetto Levante, che ha per oggetto la cessione di un portafoglio da 250 milioni di euro. Intanto La Repubblica riporta che la banca guidata da Carlo Messina potrebbe mettere sul mercato fino al 30% della controllata del risparmio gestito Eurizon.

Tra le altre banche del FTSEMib Unicredit ha perso l'1,46%, UBI Banca il 3,19% e BancoBPM l'1,93%.

In rialzo dell'1% Creval. L’istituto ha comunicato di aver ceduto a investitori istituzionali il 95% dei titoli mezzanine e junior dopo l’assegnazione di un rating investment grade ai titoli senior della cartolarizzazione da parte della seconda agenzia di rating incaricata nel contesto di project Aragorn. Il Credito Valtellinese comunica che nei prossimi giorni sarà pertanto avviato il processo per l’ottenimento della Gacs, ossia la garanzia publica, sulla tranche dei titoli senior della cartolarizzazione.

 

Tra gli industriali in calo dell'1,89% Fiat Chrysler Automobiles. Nel mese di maggio 2018 il gruppo ha immatricolato in Europa 110.100 vetture. La quota è in lieve aumento (+0,2%) rispetto allo stesso mese del 2017. La quota di mercato di FCA nel periodo è stata pari al 7,6%. Bene, in particolare, in Francia (+25,1% in un mercato che cresce dello 0,2%) e in Spagna (+15,2% rispetto al +7,2% complessivo). Nei primi cinque mesi del 2018 le registrazioni di FCA sono state oltre 491.700 per una quota al 6,9%.

 

Titoli in controtendenza al listino principale ce ne sono stati pochi. Con rialzo nell'ordine del punto percentuale solo Campari (+1,44%). Poi Pirelli (+0,68%).

 

Tra i titoli a capitalizzazione più bassa da segnalare il calo di Trevi (-1,81%). Il gruppo ha comunicato il rinvio a data da destinarsi  dell’approvazione del rendiconto intermedio di gestione al 30 settembre 2017, della relazione finanziaria annuale al 31 dicembre 2017 e del rendiconto intermedio di gestione al 31 marzo 2018, in precedenza prevista per ieri, 14 giugno 2018. Il differimento si è reso necessario in considerazione delle perduranti incertezze conseguenti sia alla prosecuzione delle interlocuzioni con il ceto creditorio finalizzate alla ristrutturazione dell’indebitamento e alla stipulazione dell’accordo di standstill, sia alla definizione dell’operazione di rafforzamento patrimoniale.

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