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Azioni europee a elevato dividendo. Una strategia sempreverde?

In un contesto di mercato contraddistinto da tassi di interesse molto contenuti su tutta la curva dei rendimenti (rimanendo ovviamente su emittenti decenti..), il dividendo azionario tenderà sempre di più in futuro ad essere un’alternativa alla cedola delle obbligazioni

di Redazione Soldionline 24 lug 2013 ore 10:08
Articolo a cura di JCinvestimenti.it

In un contesto di mercato contraddistinto da tassi di interesse molto contenuti su tutta la curva dei rendimenti (rimanendo ovviamente su emittenti decenti..), il dividendo azionario tenderà sempre di più in futuro ad essere un’alternativa alla cedola delle obbligazioni.
Per quella categoria di investitori che dà un elevato valore ad un flusso cedolare costante, l’attuale livello dei tassi di interesse non è infatti più sufficiente per mantenere a parità di capitale le entrate del passato. Il compromesso che l’investitore interessato ad un ritorno annuo sul capitale superiore al 4% dovrà quindi raggiungere, sarà da un lato sul rischio di portafoglio potenzialmente più elevato rispetto al passato, dall’altro su una maggiore incertezza nel rendimento complessivo di tale portafoglio.

La costruzione di un portafoglio azionario composto da società che pagano elevati dividendi da unire alla componente obbligazionaria del portafoglio, non deve tuttaviaessere implementata con superficialità o basandosi sui rendimenti storici e quindi passati. Il mercato e le aziende, così come il comportamento dei consumatori in generale, si evolvono e possono cambiare la loro capacità di mantenere la stessa marginalità, di generare flussi di cassa e di conseguenza, di pagare dividendi. Un esempio su tutti, due settori come la telefonia e la produzione di servizi di pubblica utilità, un tempo un classico esempio di business stabile in grado di distribuire dividendi elevati, che si sono trovati a fronteggiare da un lato un proogressivo aumento della concorrenza, dall’altro un eccesso di offerta. L’inevitabile erosione dei margini ha allontanato gli investitori, causando perdite in conto capitale sui titoli che hanno più che compensato negativamente un dividendo che in alcuni casi è arrivato in prossimità del 10%. Questa tipologia di società che potremmo definire “fallen angels”, va ovviamente evitata perché non assicura efficacemente un rendimento costante e non eccessivamente volatile. Anzi, al contrario, esiste il rischio che l’investitore possa trovarsi in portafoglio titoli con performance negative e con un dividendo sensibilmente inferiore alle aspettative.

Tra le società dell’Eurozona che le stime di mercato accreditano di un elevato dividendo tra il 2013 e il 2014, cerchiamo di individuare nomi il cui business e posizionamento siano tali da lasciare ipotizzare una continuità del dividendo, oltre a una sostanziale “tenuta” delle valutazioni di mercato.

Partendo dai rendimenti più elevati il Banco Santander promette un dividendo superioreal 10%. Inclusa tra le banche di rilevanza sistemica globale, sarà molto monitorata dalle autorità internazionali e dovrà sempre avere requisiti patrimoniali elevati. E’ esposta oltre che in Europa soprattutto in Sud America, in realtà l’area più importante per il gruppo bancario in termini di revenues.

Royal Dutch ha un rendimento prospettico del 5,3% nel 2013. Considerando che tutto il settore petrolifero è molto sottovalutato rispetto alle riserve, che il petrolio è sui massimi degli ultimi anni e che la società anglo-olandese ha poco debito, il suo rapporto rischio/rendimento ci sembra interessante, nonostante un rendimento inferiore ad altre società. Stesso discorso per BP, che in sterline dovrebbe dare il 5,1%.

Tra i nomi interessanti Snam Rete Gas, dividendo atteso 7,13%. Il business è regolamentato è quindi poco rischioso, il debito però è elevato.
Infine menzioniamo Veolia Environnement, attiva soprattutto nella distribuzione dell’acqua e nel Waste Management in Francia. Il debito non è basso, ma un dividendo intorno al 7% dovrebbe essere mantenibile grazie a flussi di cassa elevati.
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