Aumento di capitale Unicredit, uno sguardo ai rischi
Il prospetto informativo dedica ampio spazio ai rischi connessi al peggioramento della qualità del credito. Da non trascurare la presenza nei paesi dell’Europa dell’Est
di Edoardo Fagnani 24 gen 2012 ore 16:56
Il prospetto informativo di Unicredit dedica ampio spazio ai rischi connessi al peggioramento della qualità del credito.
L’attività dell’istituto, infatti, è esposta al rischio di credito, ossia al rischio che un debitore non adempia alle proprie obbligazioni o che il relativo merito creditizio subisca un deterioramento. Questi rischi, connaturati all’attività creditizia, sono maggiori nelle fasi di difficoltà economica. Proprio in conseguenza della congiuntura economica connessa alla crisi finanziaria internazionale, negli scorsi trimestri Unicredit ha registrato un aumento dei crediti deteriorati. Nel dettaglio, al 30 settembre 2011, il valore di bilancio dei crediti deteriorati verso clientela era pari a oltre 39 miliardi di euro (sofferenze per 17,56 miliardi, incagli per 12,3 miliardi,
ristrutturati per 5,4 miliardi e crediti scaduti per 3,7 miliardi), con un’incidenza sul totale dei crediti verso clientela del 6,94%, in aumento rispetto al 6,89% di inizio anno.
Unicredit ha ricordato che al verificarsi di un eventuale peggioramento delle condizioni economiche, non può escludersi che possano verificarsi significativi incrementi degli accantonamenti per crediti in sofferenza e per le altre categorie di crediti deteriorati, oltre a eventuali modifiche nelle stime del rischio di credito. Inoltre, l’istituto non esclude che si verifichino eventuali perdite su crediti in misura eccedente il livello degli accantonamenti effettuati, con conseguenti effetti negativi rilevanti sui risultati operativi e sulla situazione economica, patrimoniale e/o finanziaria dell’istituto.
Inoltre, Unicredit risulta significativamente esposta nei confronti di governi o altri enti pubblici dei maggiori paesi europei nonché di paesi al di fuori dell’area euro. Al 30 settembre il valore di bilancio delle esposizioni sovrane dell’istituto rappresentate da “titoli di debito” ammontava a circa 89,43 miliardi di euro (valore nominale di 89,79 miliardi, fair value di 89,13 miliardi), di cui il 91% concentrato su sette paesi. In particolare, l’esposizione sull’Italia, pari al 43% del totale, ammontava a 38,85 miliardi di euro, mentre l’esposizione sulla Germania era pari a 26,71 miliardi di euro (30% del totale dell’esposizione).
Unicredit ha aggiunto che alle esposizioni sovrane in titoli di debito vanno aggiunti i “finanziamenti” (escluse le partite fiscali) erogati a governi centrali e locali e agli enti governativi. L’istituto ha segnalato che al 30 settembre l’istituto aveva contabilizzato 10,2 miliardi di crediti per finanziamenti allo stato tedesco, 8,18 miliardi di crediti per finanziamenti allo stato italiano e 5,42 miliardi concessi allo stato austriaco.
Inoltre, Unicredit ha ricordato che un eventuale peggioramento del rating di questi paesi (come successo nei giorni scorsi) potrebbe portare a una revisione dei criteri di ponderazione per il calcolo delle attività rischiose, con conseguenti impatti negativi sui coefficienti patrimoniali di Unicredit.
Da non trascurare la presenza dell’istituto nei paesi dell’Europa dell’Est. In particolare, Unicredit è attiva in Polonia, in Ucraina, in Kazakistan e in Russia. L’istituto ha ricordato che storicamente questi paesi sono stati accomunati da una significativa volatilità dei mercati dei capitali e dei tassi di cambio, da un’instabilità politica, economica e finanziaria, e, in molti casi, da uno sviluppo ridotto del sistema e delle infrastrutture politiche, finanziarie e giuridiche. Il management ha segnalato che negli ultimi anni Unicredit, per effetto della crisi economica, ha proceduto a ricapitalizzare le proprie controllate in diversi paesi tra cui l’Ucraina e il Kazakistan. Nell’attuale contesto, non può escludersi che nei paesi dell’Europa dell’Est, Unicredit, anche per effetto del recepimento di normative più restrittive di quelle previste a livello internazionale, possa dover operare ulteriori interventi di ricapitalizzazione delle proprie controllate.
Senza dimenticare che una parte significativa dell’attività dell’istituto viene condotta in valuta diversa dall’euro e prevalentemente in Zloty polacchi, Lire turche, Dollari statunitensi, Franchi svizzeri e Yen giapponesi. Pertanto gli effetti derivanti dall’andamento dei tassi di cambio potrebbero influire significativamente sui risultati operativi e sulla situazione economica, patrimoniale e/o finanziaria della banca. Al 31 dicembre 2010, il valore delle attività e passività in valute diverse dall’euro di pertinenza di Unicredit ammontavano rispettivamente a 183,1 miliardi di euro e 160 miliardi. A questi importi vanno aggiunte le posizioni lunghe e corte in derivati finanziari per un ammontare rispettivamente di 487,3 miliardi e 494,3 miliardi.
La banca ha messo l’accento anche sui rischi relativi all’andamento del settore immobiliare, dal momento che l’istituto è esposto al segmento anche attraverso attività di finanziamento a società, classificate come aziende i cui flussi di cassa sono generati prevalentemente o esclusivamente dalla locazione o dalla vendita di immobili (commercial real estate). A fine settembre 2011, l’esposizione dei finanziamenti commercial real estate è pari a 37 miliardi di euro.
Infine, Unicredit ha ricordato che alla data del prospetto informativo sussistono procedimenti giudiziari pendenti nei confronti della banca. A presidio delle passività che potrebbero scaturire dalle cause passive pendenti (diverse da quelle giuslavoristiche, fiscali o attinenti al recupero del credito), l’istituto ha in essere, al 30 settembre 2011, un fondo per rischi e oneri pari a circa 1,4 miliardi di euro.
L’attività dell’istituto, infatti, è esposta al rischio di credito, ossia al rischio che un debitore non adempia alle proprie obbligazioni o che il relativo merito creditizio subisca un deterioramento. Questi rischi, connaturati all’attività creditizia, sono maggiori nelle fasi di difficoltà economica. Proprio in conseguenza della congiuntura economica connessa alla crisi finanziaria internazionale, negli scorsi trimestri Unicredit ha registrato un aumento dei crediti deteriorati. Nel dettaglio, al 30 settembre 2011, il valore di bilancio dei crediti deteriorati verso clientela era pari a oltre 39 miliardi di euro (sofferenze per 17,56 miliardi, incagli per 12,3 miliardi,
ristrutturati per 5,4 miliardi e crediti scaduti per 3,7 miliardi), con un’incidenza sul totale dei crediti verso clientela del 6,94%, in aumento rispetto al 6,89% di inizio anno.
Unicredit ha ricordato che al verificarsi di un eventuale peggioramento delle condizioni economiche, non può escludersi che possano verificarsi significativi incrementi degli accantonamenti per crediti in sofferenza e per le altre categorie di crediti deteriorati, oltre a eventuali modifiche nelle stime del rischio di credito. Inoltre, l’istituto non esclude che si verifichino eventuali perdite su crediti in misura eccedente il livello degli accantonamenti effettuati, con conseguenti effetti negativi rilevanti sui risultati operativi e sulla situazione economica, patrimoniale e/o finanziaria dell’istituto.
Inoltre, Unicredit risulta significativamente esposta nei confronti di governi o altri enti pubblici dei maggiori paesi europei nonché di paesi al di fuori dell’area euro. Al 30 settembre il valore di bilancio delle esposizioni sovrane dell’istituto rappresentate da “titoli di debito” ammontava a circa 89,43 miliardi di euro (valore nominale di 89,79 miliardi, fair value di 89,13 miliardi), di cui il 91% concentrato su sette paesi. In particolare, l’esposizione sull’Italia, pari al 43% del totale, ammontava a 38,85 miliardi di euro, mentre l’esposizione sulla Germania era pari a 26,71 miliardi di euro (30% del totale dell’esposizione).
Unicredit ha aggiunto che alle esposizioni sovrane in titoli di debito vanno aggiunti i “finanziamenti” (escluse le partite fiscali) erogati a governi centrali e locali e agli enti governativi. L’istituto ha segnalato che al 30 settembre l’istituto aveva contabilizzato 10,2 miliardi di crediti per finanziamenti allo stato tedesco, 8,18 miliardi di crediti per finanziamenti allo stato italiano e 5,42 miliardi concessi allo stato austriaco.
Inoltre, Unicredit ha ricordato che un eventuale peggioramento del rating di questi paesi (come successo nei giorni scorsi) potrebbe portare a una revisione dei criteri di ponderazione per il calcolo delle attività rischiose, con conseguenti impatti negativi sui coefficienti patrimoniali di Unicredit.
Da non trascurare la presenza dell’istituto nei paesi dell’Europa dell’Est. In particolare, Unicredit è attiva in Polonia, in Ucraina, in Kazakistan e in Russia. L’istituto ha ricordato che storicamente questi paesi sono stati accomunati da una significativa volatilità dei mercati dei capitali e dei tassi di cambio, da un’instabilità politica, economica e finanziaria, e, in molti casi, da uno sviluppo ridotto del sistema e delle infrastrutture politiche, finanziarie e giuridiche. Il management ha segnalato che negli ultimi anni Unicredit, per effetto della crisi economica, ha proceduto a ricapitalizzare le proprie controllate in diversi paesi tra cui l’Ucraina e il Kazakistan. Nell’attuale contesto, non può escludersi che nei paesi dell’Europa dell’Est, Unicredit, anche per effetto del recepimento di normative più restrittive di quelle previste a livello internazionale, possa dover operare ulteriori interventi di ricapitalizzazione delle proprie controllate.
Senza dimenticare che una parte significativa dell’attività dell’istituto viene condotta in valuta diversa dall’euro e prevalentemente in Zloty polacchi, Lire turche, Dollari statunitensi, Franchi svizzeri e Yen giapponesi. Pertanto gli effetti derivanti dall’andamento dei tassi di cambio potrebbero influire significativamente sui risultati operativi e sulla situazione economica, patrimoniale e/o finanziaria della banca. Al 31 dicembre 2010, il valore delle attività e passività in valute diverse dall’euro di pertinenza di Unicredit ammontavano rispettivamente a 183,1 miliardi di euro e 160 miliardi. A questi importi vanno aggiunte le posizioni lunghe e corte in derivati finanziari per un ammontare rispettivamente di 487,3 miliardi e 494,3 miliardi.
La banca ha messo l’accento anche sui rischi relativi all’andamento del settore immobiliare, dal momento che l’istituto è esposto al segmento anche attraverso attività di finanziamento a società, classificate come aziende i cui flussi di cassa sono generati prevalentemente o esclusivamente dalla locazione o dalla vendita di immobili (commercial real estate). A fine settembre 2011, l’esposizione dei finanziamenti commercial real estate è pari a 37 miliardi di euro.
Infine, Unicredit ha ricordato che alla data del prospetto informativo sussistono procedimenti giudiziari pendenti nei confronti della banca. A presidio delle passività che potrebbero scaturire dalle cause passive pendenti (diverse da quelle giuslavoristiche, fiscali o attinenti al recupero del credito), l’istituto ha in essere, al 30 settembre 2011, un fondo per rischi e oneri pari a circa 1,4 miliardi di euro.
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