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Aumento di capitale Unicredit, indicazioni sull’operatività

Si può anche vendere una parte dei diritti e utilizzare la somma incassata per acquistare le nuove azioni, esercitando i diritti rimasti in portafoglio

di Edoardo Fagnani 11 gen 2012 ore 14:55

Lo scritto seguente non intende fornire alcun consiglio d’investimento, ma indicare alcune modalità operative nell'ambito dell’operazione di aumento di capitale della Unicredit.

Riprendiamo uno scritto elaborato in occasione di una precedente operazione con caratteristiche simili – l’aumento di capitale della Popolare di Milano – e operiamo una simulazione immaginando le possibilità a disposizione di chi era già azionista a inizio aumento di capitale.
Logicamente, la scelta è tra aderire all’aumento di capitale o meno.

CONSULTA LE CARATTERISTICHE DELL'AUMENTO DI CAPITALE DI UNICREDIT

Il primo giorno di aumento di capitale, lo scorso lunedì 9 gennaio, dal prezzo ufficiale di Unicredit è stato “estratto” un diritto (quindi assegnato gratuitamente ai soci), che rappresenta l’opzione (per l’azionista) di partecipare all’aumento di capitale alle condizioni stabilite (la sottoscrizione di 2 nuove azioni ordinarie e/o di risparmio ogni diritto assegnato a un prezzo unitario di 1,943 euro). In questo modo la quota del singolo azionista nel capitale dell’istituto non sarà diluita.

A questo proposito nel prospetto informativo Unicredit ha segnalato che gli azionisti che decidessero di non sottoscrivere l’offerta per la parte di loro competenza e nel caso di integrale sottoscrizione dell’aumento di capitale, subirebbero una diluizione massima della loro partecipazione, in termini percentuali sul capitale sociale, pari 66,7%. Al contrario, l’effetto diluitivo per gli azionisti di risparmio è di entità minima, considerato il limitato numero di titoli di risparmio in circolazione.

Logicamente chi non vuole incrementare il suo impegno in Unicredit può decidere di non partecipare all’aumento di capitale. In questo caso l’azionista può cedere sul mercato i diritti che gli sono stati assegnati, in quanto sono contrattati come fossero una normale azione. Tuttavia, a differenza delle azioni, i diritti hanno una scadenza. Per Unicredit, l’ultimo giorno di contrattazione dei diritti è il 20 gennaio.
In questo caso la maggior parte degli addetti ai lavori consiglia di vendere i diritti senza aspettare gli ultimi giorni di contrattazione degli stessi, che sono sempre i più volatili e, quindi, possono essere caratterizzati da variazioni molto elevate. In tal senso è emblematico l’andamento del prezzo dei diritti nei primi due giorni di quotazione (CONSULTA LE QUOTAZIONE DEI DIRITTI DI UNICREDIT). E non è da trascurare il fatto che, nel silenzio del cliente, è la banca di quest’ultimo che cede i diritti a fine aumento di capitale.

Ma esiste sempre una terza via. Ovvero si può vendere una parte dei diritti e utilizzare la somma incassata per acquistare le nuove azioni, esercitando i diritti rimasti in portafoglio.

Un esempio, con numero tondi, può chiarire meglio le idee.
Un investitore che aveva in carico 10.000 azioni ordinarie di Unicredit a 3,982 euro (prezzo di chiusura di venerdì 6 gennaio) si è trovato lunedì mattina con 10.000 azioni in carico a 2,622 euro e 10.000 diritti a 1,359 euro.
Come ricordato, le opzioni a disposizione sono tre. La prima, per chi non crede nel potenziale di crescita della banca, è quella di cedere i propri diritti, sulla base del prezzo fissato da mercato, diluendo la propria partecipazione. Una sorta di prendi i soldi e scappa. La seconda è quella di utilizzare i 10.000 diritti per sottoscrivere 20.000 azioni a un prezzo unitario di 1,943 euro, che equivale a una spesa aggiuntiva di quasi 39mila euro. Alla fine dell’aumento di capitale l’azionista avrà in portafoglio 30.000 azioni con un prezzo che sarà risultate dalla media ponderata dei due acquisti. In pratica l’azionista di Unicredit abbassa il prezzo medio di carico. L’ultima opzione comprende innumerevoli possibilità è può essere considerata la via di mezzo delle precedenti. Una possibilità è quella di vendere 5.000 diritti ed esercitare i restanti 5.000 diritti, sottoscrivendo 10.000 nuove azioni. In questo modo una parte della spesa di 19.430 euro (10.000 x 1,943 euro) può essere coperta con la somma incassata dalla vendita dei diritti.

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