Aumento di capitale UBI Banca, indicazioni sull’operatività
Gli azionisti che decidessero di non sottoscrivere l’offerta per la parte di loro competenza subirebbero una diluizione massima pari al 29,12%
di Edoardo Fagnani 9 giu 2011 ore 16:41
Lo scritto seguente non intende fornire alcun consiglio d’investimento, ma indicare alcune modalità operative nell'ambito dell’operazione di aumento di capitale di IntesaSanpaolo.
Come funziona l’aumento di capitale di UBI Banca? Riprendiamo uno scritto elaborato in occasione di una precedente operazione con caratteristiche simili – l’aumento di capitale di IntesaSanpaolo – e operiamo una simulazione immaginando le possibilità a disposizione di chi era già azionista a inizio aumento di capitale.
Il primo giorno di aumento di capitale, lo scorso lunedì 6 maggio, dal prezzo ufficiale di UBI Banca è stato “estratto” un diritto (quindi assegnato gratuitamente ai soci), che rappresenta l’opzione (per l’azionista) di partecipare all’aumento di capitale alle condizioni stabilite (la sottoscrizione di 8 nuove azioni ogni 21 diritti a un prezzo unitario di 3,808 euro). In questo modo la quota del singolo azionista nel capitale dell’istituto non sarà diluita.
A questo proposito nel prospetto informativo UBI Banca ha segnalato che gli azionisti che decidessero di non sottoscrivere l’offerta per la parte di loro competenza e nel caso di integrale sottoscrizione dell’aumento di capitale, subirebbero una diluizione massima della loro partecipazione, in termini
percentuali sul capitale sociale, pari al 29,12%. Inoltre, in caso di integrale conversione delle obbligazioni convertibili sulla base dell’attuale rapporto di conversione, gli azionisti subirebbero una diluizione massima pari al 27,59%. Tuttavia, non va dimenticato che, anche in caso di integrale sottoscrizione delle nuove azioni, i soci di UBI Banca subirebbero una diluizione, calcolata nell’ordine del 2,12% qualora gli obbligazionisti decidessero di sottoscrivere integralmente i diritti di opzione assegnati. L’offerta, infatti, è rivolta anche ai detentori delle obbligazioni convertibili.
Logicamente chi non vuole incrementare il suo impegno in UBI Banca può decidere di non partecipare all’aumento di capitale. In questo caso l’azionista può cedere sul mercato i diritti che gli sono stati assegnati, in quanto sono contrattati come fossero una normale azione.
Tuttavia, a differenza delle azioni, i diritti hanno una scadenza. Per UBI Banca, l’ultimo giorno di contrattazione dei diritti è il 17 giugno.
In questo caso la maggior parte degli addetti ai lavori consiglia di vendere i diritti senza aspettare gli ultimi giorni di contrattazione degli stessi, che sono sempre i più volatili e, quindi, possono essere caratterizzati da variazioni molto elevate. E non è da trascurare il fatto che, nel silenzio del cliente, è la banca di quest’ultimo che cede i diritti a fine aumento di capitale.
Ma esiste sempre una terza via. Ovvero si può vendere una parte dei diritti e utilizzare la somma incassata per acquistare le nuove azioni, esercitando i diritti rimasti in portafoglio.
Un esempio, con numero tondi, può chiarire meglio le idee.
Un investitore che aveva in carico 2.100 azioni ordinarie di UBI Banca a 5,115 euro (prezzo di chiusura di venerdì 3 giugno) si è trovato lunedì mattina con 2.100 azioni in carico a 4,79 euro e 2.100 diritti a 0,3151 euro.
Come ricordato, le opzioni a disposizione sono tre. La prima è quella di cedere i propri diritti, sulla base del prezzo fissato da mercato, diluendo la propria partecipazione. Una sorta di prendi i soldi e scappa. La seconda è quella di utilizzare i 2.100 diritti per sottoscrivere 800 azioni a un prezzo unitario di 3,808 euro, che equivale a una spesa aggiuntiva di oltre 3mila euro. A fine aumento di capitale l’azionista avrà in portafoglio 2.900 azioni con un prezzo che sarà risultate dalla media ponderata dei due acquisti. L’ultima opzione comprende innumerevoli possibilità è può essere considerata la via di mezzo delle precedenti. Una possibilità è quella di vendere 1.050 diritti ed esercitare i restanti 1.050 diritti, sottoscrivendo 400 nuove azioni. In questo modo una parte della spesa di 1.523 euro (400 x 3,808 euro) può essere coperta con la somma incassata dalla vendita dei diritti.
Come funziona l’aumento di capitale di UBI Banca? Riprendiamo uno scritto elaborato in occasione di una precedente operazione con caratteristiche simili – l’aumento di capitale di IntesaSanpaolo – e operiamo una simulazione immaginando le possibilità a disposizione di chi era già azionista a inizio aumento di capitale.
Il primo giorno di aumento di capitale, lo scorso lunedì 6 maggio, dal prezzo ufficiale di UBI Banca è stato “estratto” un diritto (quindi assegnato gratuitamente ai soci), che rappresenta l’opzione (per l’azionista) di partecipare all’aumento di capitale alle condizioni stabilite (la sottoscrizione di 8 nuove azioni ogni 21 diritti a un prezzo unitario di 3,808 euro). In questo modo la quota del singolo azionista nel capitale dell’istituto non sarà diluita.
A questo proposito nel prospetto informativo UBI Banca ha segnalato che gli azionisti che decidessero di non sottoscrivere l’offerta per la parte di loro competenza e nel caso di integrale sottoscrizione dell’aumento di capitale, subirebbero una diluizione massima della loro partecipazione, in termini
percentuali sul capitale sociale, pari al 29,12%. Inoltre, in caso di integrale conversione delle obbligazioni convertibili sulla base dell’attuale rapporto di conversione, gli azionisti subirebbero una diluizione massima pari al 27,59%. Tuttavia, non va dimenticato che, anche in caso di integrale sottoscrizione delle nuove azioni, i soci di UBI Banca subirebbero una diluizione, calcolata nell’ordine del 2,12% qualora gli obbligazionisti decidessero di sottoscrivere integralmente i diritti di opzione assegnati. L’offerta, infatti, è rivolta anche ai detentori delle obbligazioni convertibili.
Logicamente chi non vuole incrementare il suo impegno in UBI Banca può decidere di non partecipare all’aumento di capitale. In questo caso l’azionista può cedere sul mercato i diritti che gli sono stati assegnati, in quanto sono contrattati come fossero una normale azione.
Tuttavia, a differenza delle azioni, i diritti hanno una scadenza. Per UBI Banca, l’ultimo giorno di contrattazione dei diritti è il 17 giugno.
In questo caso la maggior parte degli addetti ai lavori consiglia di vendere i diritti senza aspettare gli ultimi giorni di contrattazione degli stessi, che sono sempre i più volatili e, quindi, possono essere caratterizzati da variazioni molto elevate. E non è da trascurare il fatto che, nel silenzio del cliente, è la banca di quest’ultimo che cede i diritti a fine aumento di capitale.
Ma esiste sempre una terza via. Ovvero si può vendere una parte dei diritti e utilizzare la somma incassata per acquistare le nuove azioni, esercitando i diritti rimasti in portafoglio.
Un esempio, con numero tondi, può chiarire meglio le idee.
Un investitore che aveva in carico 2.100 azioni ordinarie di UBI Banca a 5,115 euro (prezzo di chiusura di venerdì 3 giugno) si è trovato lunedì mattina con 2.100 azioni in carico a 4,79 euro e 2.100 diritti a 0,3151 euro.
Come ricordato, le opzioni a disposizione sono tre. La prima è quella di cedere i propri diritti, sulla base del prezzo fissato da mercato, diluendo la propria partecipazione. Una sorta di prendi i soldi e scappa. La seconda è quella di utilizzare i 2.100 diritti per sottoscrivere 800 azioni a un prezzo unitario di 3,808 euro, che equivale a una spesa aggiuntiva di oltre 3mila euro. A fine aumento di capitale l’azionista avrà in portafoglio 2.900 azioni con un prezzo che sarà risultate dalla media ponderata dei due acquisti. L’ultima opzione comprende innumerevoli possibilità è può essere considerata la via di mezzo delle precedenti. Una possibilità è quella di vendere 1.050 diritti ed esercitare i restanti 1.050 diritti, sottoscrivendo 400 nuove azioni. In questo modo una parte della spesa di 1.523 euro (400 x 3,808 euro) può essere coperta con la somma incassata dalla vendita dei diritti.
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