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Aumento capitale Unicredit, qualche indicazione per i prossimi esercizi

Importanti indicazioni in merito alla politica dei dividendi. Nel prospetto informativo Unicredit ha segnalato che non è previsto il pagamento di alcuna cedola nel 2012

di Edoardo Fagnani 17 gen 2012 ore 17:04
Nel prospetto informativo dell’aumento di capitale, i vertici di Unicredit hanno riportato nel dettaglio i principali obiettivi del piano strategico per il periodo 2010/2015.
L’istituto ha precisato che il business plan è stato elaborato con l’obiettivo di continuare a essere, anche in futuro, fra i più importanti gruppi bancari europei attivi su scala multi-regionale, focalizzato sulle attività di banca commerciale, in grado di generare un livello di redditività sostenibile nel tempo, facendo leva su una solida posizione patrimoniale.

CONSULTA LE CARATTERISTICHE DELL'AUMENTO DI CAPITALE DI UNICREDIT

Nel dettaglio, Unicredit ha ricordato che il piano strategico si pone l’obiettivo di consolidare la struttura patrimoniale dell’istituto. Di conseguenza, il Common Equity Tier 1 (definito come la componente primaria di capitale, rappresentata principalmente dal capitale ordinario versato, dalle relative riserve sovrapprezzo, dall’utile di periodo, dalle riserve, dal patrimonio di terzi e da altre rettifiche regolamentari) è atteso essere superiore al 9% già nel 2012 (incorporando anche gli impatti di Basilea3), e maggiore del 10% nel 2015. Inoltre, Unicredit sarà da subito conforme alle richieste EBA, con un Common Equity Tier 1 pro-forma del 9,3% al 30 settembre 2011.
Secondo le stime pubblicate nel prospetto informativo, Unicredit punta a portare il margine di intermediazione dai 26,2 miliardi di euro realizzati nel 2010 ai 27,6 miliardi stimati nel 2013, per arrivare a 31,2 miliardi nel 2015, pari a un tasso di crescita medio annuo del 3,7%. Di conseguenza, l’utile netto dovrebbe salire dagli 1,3 miliardi realizzati nel 2010 ai 6,5 miliardi stimati nel 2015, passando per i 3,8 miliardi previsti per il 2013. Quest’ultimo obiettivo sarà raggiunto attraverso la riduzione del costo del credito e degli asset rischiosi in Italia, Germania e Austria.

Il management ha ricordato che il piano strategico prevede un ulteriore rafforzamento della posizione di liquidità dell’istituto. Questo obiettivo verrà conseguito attraverso un più efficace bilanciamento della struttura patrimoniale e facendo leva sulla propria piattaforma di funding diversificata.
Relativamente al miglioramento della struttura patrimoniale Unicredit punta a ridurre il rapporto impieghi/depositi clientela da 1,4 nel 2010 a 1,2 nel 2015. Con riferimento alla diversificazione delle fonti di funding, ovvero alla raccolta di liquidità a medio-lungo termine, la banca farà leva sulla capacità di emissione di ulteriori obbligazioni bancarie garantite fino a 31 miliardi di euro entro il 2015 e sul collocamento di obbligazioni attraverso la rete retail.

A livello geografico, il piano strategico conferma la volontà del management di mantenere la leadership nell’area del centro-est Europa, seppur con un approccio più selettivo rispetto al passato. A questo proposito, Unicredit intende realizzare gli investimenti più importanti nelle aree a maggiore potenziale di crescita dove la banca risulta meglio posizionata come presenza territoriale e sotto il profilo rischio/rendimento (Polonia, Turchia, Russia e Repubblica Ceca).
Con riferimento alle attività in Italia, il business plan conferma il ruolo di Unicredit quale banca commerciale leader per efficienza e innovazione, radicata nei territori di riferimento, che offre ai propri clienti domestici pieno accesso al proprio network internazionale.

Importanti indicazioni in merito alla politica dei dividendi.
Nel prospetto informativo Unicredit ha segnalato che non è previsto il pagamento di alcuna cedola nel 2012 (con riffe rimeno ai risultati di bilancio del 2011). Al contrario, il piano strategico prevede un pay-out implicito del 44% dell’utile sui risultati 2013 e del 39% su quelli 2015. Inoltre, Unicredit ha segnalato la possibilità, una volta approvata la modifica allo Statuto, di proporre agli azionisti il pagamento di dividendi in denaro o in azioni ordinarie della società, oppure misto a scelta del percettore.

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