Api, attenzione alla raffineria
Uno degli asset principale di Api è l’impianto di raffinazione di Falconara. Di conseguenza, parte dell’attività del gruppo dipende, nel bene e nel male, dall’andamento di questo impianto. Api, come Saras ed Erg, opera nel segmento di mercato più "trendy" del momento nel settore petrolifero.
di La redazione di Soldionline 16 giu 2006 ore 15:31Opportunità
- Settore con ancora notevoli potenzialità di sviluppo
Le recenti ricerche condotte dalle principali case di analisi del settore petrolifero evidenziano come al momento il mercato della raffinazione sia saturo. Gli impianti sono già utilizzati quasi al 100% della loro capacità. Allo stesso modo, sulla base dell'attuale struttura del mercato, ci sono pochi spazi per migliorare la capacità di raffinazione.
Gli addetti ai lavori sono convinti che la continua crescita della domanda di prodotti derivati dal petrolio costringerà a incrementare la capacità di raffinazione. Quindi, non ci sarebbe carenza di greggio ma di prodotti finiti.
Alla luce di queste considerazioni, è chiaro che Api, come Saras ed Erg, opera nel segmento di mercato più 'trendy' del momento nel settore petrolifero.
Nonostante l'andamento negativo nei primi tre mesi del 2006, il management di Api ritiene che il gruppo possa garantire una sostanziale stabilità dei margini e della generazione di cassa nel lungo periodo. Questo determina un'elevata prevedibilità dei profitti futuri, permettendo al management di programmare con anticipo la politica di remunerazione degli azionisti. Di conseguenza, l'ammontare dei dividendi dovrebbe variare solo in funzione delle opportunità di investimento a disposizione.
- Diversificazione in segmenti di attività complementari
Nonostante il core business del gruppo resti l'attività di raffinazione, Api ha diversificato anche nella commercializzazione di greggio e di semilavorati e nel settore energetico. In particolare, in questo ultimo segmento di mercato, nel 2005 la società ha realizzato ricavi per oltre 260 milioni di euro.
Nel prospetto informativo i vertici di Api hanno messo nero su bianco l'opportunità di dare maggiore bilanciamento tra l'attività del settore oil e quello del settore energia.
La società punterà inizialmente a rafforzare il complesso industriale di Falconara. A questo proposito, è allo studio la costruzione di due impianti di produzione di energia elettrica, una a generazione a metano e l'altra a cogenerazione. Gli investimenti, in questo caso, sarebbero limitati, in quanto si sfrutterebbero gli impianti già in essere, senza penalizzare l'attuale capacità di raffinazione dell'impianto.
Secondo il management di Api, questi investimenti migliorerebbero l'affidabilità dell'intero impianto, che diventerebbe autosufficiente, eliminando i rischi di fermo, derivanti da eventuali interruzioni nella fornitura di energia elettrica. Inoltre, le nuove strutture permetterebbero di accrescere la disponibilità di energia elettrica, che sarebbe pari al 70% del fabbisogno della regione Marche.
Rischi
- Elevata dipendenza dai margini di raffinazione
Tra i vari rischi segnalati da Api nel prospetto informativo (tasso di cambio, approvvigionamento di petrolio greggio, eventuale mancato rinnovamento dei contratti di convenzionamento, ...), la società evidenzia l'assoluta dipendenza dall'andamento dei margini di raffinazione.
Nel triennio 2003/2005 i margini di raffinazione hanno mostrato un costante miglioramento. Parallelamente, il fatturato, ma soprattutto la redditività del gruppo, sono cresciuti in maniera costante. Ma, al primo calo del margine raffinazione, come accaduto nei primi tre mesi del 2006, anche la redditività di Api è scesa in maniera decisa. Nel prospetto informativo la società ricorda che nel primo trimestre del 2006 il margine di raffinazione è stato di 2,2 dollari per barile, contro i 5,8 dollari dello stesso periodo del 2005.
I margini di raffinazione sono soggetti a notevoli fluttuazioni e sono determinati da numerosi fattori, al di fuori del controllo di Api. Tra questi, l'azienda segnala l'oscillazione dei prezzi delle materie prime e la variazione della capacità complessiva dell'industria di raffinazione. La società non utilizza strumenti derivati a copertura della fluttuazione dei margini di raffinazione. Quindi, una loro variazione potrebbe avere effetti negativi anche sulla redditività dei prossimi esercizi.
- Raffineria di Falconara
Nel prospetto informativo il management di Api ricorda che eventuali incidenti - incendi, esplosioni o emissioni fuori dalla norma - potrebbero determinare una fermata totale dell'impianto, con un inevitabile impatto negativo sulla situazione patrimoniale a finanziaria dell'azienda. Senza trascurare il fatto che un fermo prolungato della raffineria potrebbe causare problemi di approvvigionamento all'impianto di cogenerazione, alimentato dai prodotti derivanti dalla stessa raffineria. Il management di Api ricorda che nel 2004 si era verificato un incidente nell'area di stoccaggio della raffineria di Falconara. I vertici della società hanno stimato che in quell'occasione le perdite per il gruppo sono state pari a oltre 60 milioni di euro, a cui vanno aggiunti 30 milioni di investimenti per ricostruire le parti danneggiate.
Inoltre, l'attività di raffinazione è soggetta a una concessione petrolifera rilasciata dalla regione Marche e dalla Provincia di Ancona. Nel caso in cui Api non rispettasse le norme per la tutela dell'ambiente e per la sicurezza dei lavoratori e delle comunità locali, la concessione potrebbe essere revocata. Questo scenario potrebbe causare enormi problemi dal punto di vista finanziari.
Il management di Api precisa che la raffineria di Falconara, come tutti gli impianti del genere, è soggetta a fermate programmate di manutenzione, senza, comunque, compromettere l'attività di altri impianti. Tuttavia, potrebbe accadere che, in seguito ad alcuni imprevisti, ci possa essere la necessità di procedere con delle fermate non programmate di alcune parti della raffineria. I dati dei primi tre mesi del 2006 dimostrano che le fermate programmate e straordinarie degli impianti possono avere un impatto decisamente negativo sui risultati finanziari del gruppo.
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