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Fondi, in Italia tra i più cari d’Europa

Quando si decide di investire in un fondo d’investimento ci sono alcune grandezze che vanno attentamente monitorate, perché rischiano di condizionare fortemente l'investimento. Come i costi

di Redazione Soldionline 5 mar 2019 ore 11:35

fondi-investimentoQuando si decide di investire in un fondo d’investimento ci sono alcune grandezze che vanno attentamente monitorate, perché rischiano di condizionare fortemente la performance dell’intero investimento. La principale dimensione da controllare è quella legata ai costi. Questo vale soprattutto in momenti in cui – considerando il livello dei tassi - anche per gli strumenti meno rischiosi i rendimenti sono tutt’altro che elevati. Una piccola differenza percentuale nei costi del tuo investimento può determinare spese aggiuntive per l’investitore per migliaia di euro nel lungo termine. 

Ma come si posizione l’industria italiana dei fondi, e la sua rete di distribuzione, sotto questo profilo? Numerosi sono gli studi che analizzano questo aspetto, anche confrontando le dinamiche di un paese rispetto a quelle riscontrabili in altri.

 

Uno dei report di questa tipologia più recenti è quello dell’ESMA (acronimo di European Securities Markets Authority), intitolato “Performance and costs of retail investment products in the EU”. Lo studio dell’autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati, un organismo dell'Unione Europea, raffronta oltre le performance anche i costi dei prodotti di investimento retail (ossia dedicati ai risparmiatori) dell’area euro. Per l’Italia l’ESMA ha aggregato dati da Consob (il paper “Il costo dei fondi comuni in Italia. Evoluzione temporale e confronto internazionale” del 2018) e Banca d’Italia (il documento “Il costo totale dell’investimento in fondi comuni” del 2017). Il report dell’autorità di controllo delle borse e dei mercati finanziari ha messo sotto la lente i fondi di diritto italiano e di diritto non italiano (di altri stati europei), ma commercializzati in italia.


Gli studi, che portano a risultati sostanzialmente molto simili, indicano che i costi totali dei fondi di investimento (dati 2016) sono di circa l’1,58%. Queste spese variano, naturalmente, a seconda del comparto in cui i fondi operano. I prodotti con sottostante la componente azionaria costavano in media il 2,34% mentre quelli del comparto obbligazionario l’1,16%. I primi, soprattutto, sono più alti che in altri stati europei come Lussemburgo, Irlanda e Francia.

Sempre riguardo ai fondi azionari l’ESMA evidenzia come l’ampiezza dei costi, nel nostro paese, sia la più alta. Assieme al Portogallo questa misura è superiore ai 2 punti percentuali. Vicine a queste percentuali anche le ampiezze di Austria e Spagna, mentre il valore più basso è quello dell’Olanda.

 

Un’altra evidenza del report è che il 70% dei costi relativi al fondi remunera il canale distributivo. Va cioè alla rete che colloca il prodotto. Questo costo spesso non è neanche noto per il cliente, che quando si rivolge alla banca o all’intermediario pensa di ricevere una consulenza gratuita, quando in realtà il costo del prodotto viene direttamente scalato dall’investimento. 

L’analisi dell’ESMA prende in considerazione non solo i costi complessivi ma anche i componenti che li compongono, ossia ongoing costs (spese correnti), entry fees (commissioni di entrata), exit fees (commissioni d’uscita), distribution fees (spese di distribuzione) e performance fees (commissioni di performance). Per quanto riguarda le spese correnti l'Italia si posiziona sopra la media europea.


APPROFONDIMENTO: cosa sono le commissioni di performance

 

Altro tema è quello della trasparenza dei costi: moltissimi investitori (più di uno su due secondo un recente studio Ubs) non hanno contezza di quanto stanno pagando per i propri investimenti. E questo è un problema dovuto anche alle pratiche in alcuni casi poco trasparenti dell’industria del risparmio italiana.

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