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Teniamoci sotto controllo!

La Borsa non scorre tranquilla. Ecco alcuni stili di controllo

di Ilaria Carretta
Articolo a cura dell’Università Vita-Salute San Raffaele

Quando la finanza diventa quasi un lavoro, oltre ad essere una passione, ci si ritrova a seguire i movimenti di Borsa più volte al giorno e a valutare le situazioni quotidiane in termini di cause/conseguenze rispetto alle probabili oscillazioni dei nostri investimenti. Queste forme di controllo della situazione, comuni a tutti i campi del nostro interesse, trovano qui alcune utili teorizzazioni.

Ognuno di noi sente il bisogno di percepirsi come l’origine e il reale decisore delle proprie scelte nell’ambiente in cui opera. Questo serve ad aumentare il nostro sentimento di competenza e il proprio valore, soprattutto agli occhi di se stessi, ma anche a quelli degli altri.

Ci sono alcune forme di controllo che possiamo trovare all’interno del mondo finanziario, e che possono esserci utili nel definire quali siano i nostri stili.

Controllo attraverso la capacità di predire: le predizioni del mercato che spesso tendiamo a fare non fanno altro che mettere alla prova la nostra capacità di controllare il mercato.

Chiaramente, come molti analisti dichiarano, più le nostre predizioni saranno strutturate in modo logico, a partire da dati oggettivi, più facilmente esse si trasformeranno in realtà. 
Sfortunatamente, quando decidiamo, il più delle volte ci basiamo su impressioni emotivamente forti e non necessariamente “logiche”.

Controllo attraverso la consapevolezza di tutti i fattori influenzanti: alcuni “decisori” riescono più facilmente a controllare le situazioni quando sentono di essere pienamente informati e competenti su quello che stanno scegliendo. Anche in questo caso, le situazioni ideali, caratterizzate da informazioni esaustive, chiaramente indicate e soprattutto affidabili, non sono propriamente tipiche dei mercati finanziari… 

Nelle nostre abitudini finanziarie, inoltre, proviamo per un attimo a considerare ogni quanto tempo abbiamo la necessità di tenere la situazione sotto controllo. Il fattore tempo è, infatti, uno dei nostri peggiori nemici: 

  1. gli investitori che monitorano le performance dei loro investimenti dopo intervalli abbastanza lunghi percepiscono uno scarto minore rispetto alle loro aspettative e sperimentano un minore fallimento delle loro strategie di controllo;
  2. gli investitori che invece controllano quotidianamente (e oltre!) se i propri investimenti hanno guadagnato/perso, percepiscono le oscillazioni come più rischiose e tendono a mettere maggiormente in discussione le loro strategie: insomma, si sentono più degli altri alla mercè di un mercato che non riescono a controllare. 
In sintesi, gli investitori che seguono più assiduamente i movimenti dei prezzi tendono a modificare le strategie in modo che diventino meno rischiose, e alla lunga avranno risultati peggiori.

Quali sono le conseguenze di questa nostra necessità di tenere sotto controllo le nostre decisioni? In generale, potremmo dire che le persone tendono ad avere grande fiducia nelle loro abilità, e questo non fa eccezione quando parliamo delle decisioni finanziarie: questa grande fiducia, però, finisce con l’essere una fonte di errore che può distorcere le nostre percezioni.

In condizioni estreme, l’eccesso di fiducia può portare ad alcune conseguenze:
  1. in caso di successo, questo si crede essere dovuto soltanto alle proprie abilità personali; al contrario, se qualcosa va storto, la colpa sarà da assegnare agli altri o ad alcuni eventi avversi;
  2. in più, molti tendono a sovrastimare ciò che pensavano o sospettavano prima che la conseguenza di evento effettivamente si realizzasse. Questo fenomeno, una sorta di “errore del senno di poi”, predice il fatto che nessuno sappia esattamente all’inizio di un investimento se il prezzo salirà o scenderà. In ogni caso, la gente tende ad avere, con il senno di poi, il ricordo di una sensazione all’inizio “che sarebbe in effetti finita così…”. L’inevitabilità di ciò che è accaduto sembra essere ovvia se vista in retrospettiva. Il bias del senno di poi impedisce seriamente di verificare i propri errori passati e limita la nostra capacità di apprendere dall’esperienza;
  3. dopo una perdita o un fallimento, queste persone tendono inoltre a confrontarsi con un analista o con un gruppo che abbia opinioni simili alle loro. Il confronto, che poi confronto non è ma piuttosto una convalida delle proprie credenze, crea comunque una illusione di validità.

Ilaria Carretta
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