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Quanto influisce il gruppo sulle nostre decisioni?

Questo è uno di quei casi in cui uno più uno non fa due. Due persone che singolarmente prenderebbero alcune decisioni, non faranno le stesse scelte se chiamate a scegliere insieme. Cosa succede se cerchiamo di importare questa semplice considerazione ad un mercato finanziario, in cui le nostre scelte sono strettamente condizionate dal comportamento altrui?

di Redazione Soldionline 31 lug 2015 ore 16:46

Questo articolo è stato gentilmente fornito dall’Università Vita-Salute San Raffaele

Un possibile modo di vedere il mercato finanziario è come una massa più o meno variamente organizzata di individui, il cui scopo comune è quello di prevedere la futura tendenza del mercato (insomma, l’oscillazione tra orsi e tori), e di conseguenza, guadagnare oggi con una decisione finanziaria azzeccata.

È però importante ricordare che la massa investitrice è composta da una varietà di individui diversi, ognuno di loro sottoposto a emozioni contrastanti e in competizione tra loro: ottimismo e pessimismo, timore e speranza, che possono presentarsi in diversi momenti nello stesso soggetto oppure in diversi soggetti nello stesso momento. È pertanto possibile che non tutti si comportino allo stesso modo…

In ogni decisione finanziaria quindi l’obiettivo primario è quello di dare un senso alla miriade di emozioni contrastanti, valutando anche la psicologia del gruppo. Le grandi anomalie del mercato non possono infatti essere spiegate dal comportamento del singolo, seppure influenzato da distorsioni cognitive: queste non hanno un così grande effetto da cambiare il mercato e le tendenze delle vendite. Inoltre, le distorsioni si possono facilmente elidere l’un l’altra (un investitore può avere idee totalmente diverse dall’altro, e questo basta per annullare l’effetto della distorsione).

Le distorsioni cognitive possono avere effetti davvero disastrosi solo se vengono condivise da molti individui e se sono associate a forti contenuti emotivi (come il panico collettivo). In quest’ottica potremmo spiegare le bolle finanziarie, che presentano alcune caratteristiche costanti e molto legate al comportamento del gruppo.

1) Nella prima fase un servizio, un oggetto, un’azienda diventano oggetto del desiderio da parte di alcuni. Il comportamento di acquisto da parte di pochi trova terreno fertile e porta ascesa, stabilità, guadagno.

2) Le buone prospettive dei pochi condizionano il comportamento di molti, che credono in cuor loro che il momento iniziale di stabilità, ascesa, guadagno non finisca mai e che anche loro potranno godere dello stesso successo iniziale.

3) In una seconda fase, però, questa credenza di ascesa perenne si sgretola, sostituendo quella che il mercato non sia poi così forte come loro avevano assunto all’inizio.

4) Inevitabilmente il mercato collassa, nel momento in cui il timore lascia il posto al vero e proprio panico: la discesa diventa un dato effettivo, poiché la massa, spaventata per il ribasso del titolo, vende, e vende in blocco.

5) Si crea un circolo vizioso che porta il mercato ad un punto più basso rispetto a quando il fenomeno era cominciato, e da cui ci vogliono anni affinché si riprenda.

Tutto questo è intrinseco nella natura della massa: è il modo in cui persone solitamente calme e razionali vengono sopraffatte da emozioni, quando sembra che gli altri intorno a loro stiano agendo in una particolare maniera, o prendendo una certa decisione.

I più noti autori di finanza comportamentale hanno ripetutamente constatato che la paura di perdere un’opportunità favorevole sembra guidare il soggetto molto più del timore di perdere i propri guadagni.

Nel caso del gruppo, potremmo affermare che la paura di essere esclusi, in qualche modo, mentre i colleghi, i vicini, i parenti, i conoscenti, sembra stiano facendo un affare è una motivazione potente, che ci spinge ad imitare il loro stesso comportamento, indipendentemente da ogni preventiva decisione razionale individuale (“…ma il mercato non può continuare a salire…” ; “il costo del titolo è effettivamente molto alto…”).

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