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Non tutti i soldi sono uguali

L’effetto dei conti mentali, contrario alla teoria economica e alla tesi della fungibilità del denaro. Che in realtà non ha sempre lo stesso valore. Vediamo perchè

di Ilaria Carretta
Le decisioni dedicate al tema "soldi" dovrebbero stare tutte in un unico bagagliaio mentale, ma non è così,. Spesso e volentieri assegniamo valori diversi alle stesse somme di denaro. Dipende tutto dal settore in cui sono stati riposti dalla nostra mente.

Il fenomeno identificato da Thaler (1999) per cui "non tutti gli euro valgono uguale" è noto come "effetto dei conti mentali". Vediamo cos'è e come si manifesta.

Iniziamo anche questa volta con un piccolo quesito. Immaginate di dover acquistare un oggetto che desiderate da tempo (ad esempio, un lettore MP3): nel negozio sotto casa è in vendita a 300 euro. Un amico vi dice che in un negozio a 20 minuti da casa lo stesso oggetto è in vendita a 200 euro.

Cosa fate? Vi recate nel negozio più distante?

Secondo quesito. Immaginate ora di dover acquistare uno scooter che costa 5350 euro. Un altro concessionario a 20 minuti da voi lo vende per 5250 euro. Cosa fate?

Mentre la maggior parte delle persone decide di incamminarsi verso il negozio più distante per acquistare il lettore MP3 a 200 euro, non tutti farebbero la stessa scelta quando si tratta di decidere in merito all'acquisto dello scooter, rivelando così che la differenza di 100 euro (presente sia nel primo che nel secondo quesito) non assume lo stesso valore nelle due situazioni.

In entrambi i casi, infatti, un viaggio di 20 minuti da casa ci farebbe risparmiare 100 euro. Ma nel primo caso (in riferimento ad una spesa più piccola) gli euro risparmiati valgono di più degli stessi euro che non saremmo disposti a risparmiare (in riferimento a una spesa ben più grande) per lo scooter.

Ma questi 100 euro restano sempre 100 euro: semplicemente in alcuni casi "alcuni euro valgono di più". Perché e come accade ciò?

Ebbene, ognuno di noi tende a dividere i soldi in categorie e a trattarli in funzione della loro provenienza, del modo in cui sono conservati e del modo in cui vengono spesi. In breve, ognuno di noi mantiene una "contabilità mentale".

Proviamo a capirci di più con un altro quesito, questa volta più "finanziario". Volete acquistare delle azioni. Dopo alcune riflessioni, decidete di comprare 1000 azioni della FIAP, scambiate ora a 1,5 euro, per un investimento di 1500 euro: non appena date mandato di acquisto, vi accorgete che, per uno scherzo della Borsa le FIAP vengono scambiate ora a 3 euro. Con gli stessi soldi ne comprereste 500. Cosa fate? Ne comprate comunque 1000, spendendo 3000 euro?

Ora immaginate lo stesso scenario, solo che invece di aver perso l'occasione a 1,5 euro, vi accorgete di avere 1500 euro in meno sul vostro conto in banca. Cosa fate? Comprate lo stesso le 1000 azioni FIAP?

La maggior parte di soggetti che si sono sottoposti a un esperimento simile non comprerebbero le 1000 azioni nel primo caso, ma le comprerebbero nel secondo.

Anche se sembrano quesiti molto diversi, di fondo il dilemma è lo stesso: in entrambi i casi, infatti, siamo diventati più poveri di 1500 euro. Nel primo caso, le nostre 1000 azioni diventano solo 500 (perdendoci appunto 1500 euro); nel secondo caso, ci ritroviamo con 1500 euro in meno prima della nostra azione.

Ma perché allora prendiamo decisioni così diverse (comprare/non comprare 1000 azioni)? La ragione di questa incoerenza dipende dal fatto che per la maggior parte di noi il primo scenario viene codificato all'interno del "conto mentale investimento" e si traduce in 3000 euro di costo-investimento. Il secondo scenario invece non rientra in questa categoria. La perdita generica di 1500 euro e il costo delle azioni sono, in qualche modo, separati in due conti diversi.

Allo stesso modo, una stessa persona tenderà a consumare più facilmente in un bene "di lusso" una vincita inaspettata di 1.000 euro, piuttosto che un premio lavorativo, altrettanto inaspettato, dello stesso ammontare.

Il fenomeno psicologico dei "conti mentali" è ovviamente contrario alla teoria economica che sostiene la tesi della fungibilità del denaro: secondo questa teoria, 100 euro vinti alla lotteria, 100 euro di stipendio, 100 euro di eredità dovrebbero - giustamente - avere lo stesso valore.

Assegnare un valore relativo a soldi che mentalmente riteniamo "differenti", ma che in termini assoluti hanno lo stesso potere d'acquisto, può facilmente portarci a decisioni sbagliate od affrettate nella scelta dei nostri investimenti.

In collaborazione con Università Vita-Salute San Raffaele (http://www.unihsr.it/)

Ilaria Carretta

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