La teoria dell’utilità attesa
Il modello più importante fra le teorie classiche della decisione
di Federica Grazioli
Tra le teorie psicologiche del comportamento umano la Teoria dell’Utilità Attesa rappresenta il modello teorico principale all’interno dell’orizzonte della decisione classica. Questa prospettiva, incentrata sull’uomo come essere razionale e prevedibile nel suo agire, è nata nel 1947 ed è stata largamente accettata ed applicata come modello del comportamento economico per trent’anni, fino cioè all’emergere di una nuova teoria maggiormente vicina alla realtà economica: la Teoria del Prospetto.
Con la formula di “teoria della decisione classica” si identificano solitamente i modelli relativi alla presa di decisione, nati nell’ambito di discipline quali l’economia e la statistica, che riflettono i punti salienti della prospettiva economica.
Fondamentale per questi modelli è l’assunzione della razionalità alla base dei comportamenti degli individui.
Nel campo dell’analisi delle decisioni in condizioni di rischio e di incertezza il modello razionale più rilevante è costituito dalla Teoria dell’Utilità Attesa; questa è stata proposta da von Neuman e Morgenstern nel 1947 ed è stata largamente applicata come modello del comportamento economico, almeno fino all’avvento della Teoria del Prospetto proposta negli Anni Settanta da Tversky e Kahneman.
Questa teoria definisce “utilità” come: l’indice cardinale delle preferenze del consumatore in un ambito di incertezza del risultato, ed ha come obiettivo quello di determinare i fattori per cui l’individuo deciderà in quali attività, ad esempio, investire la liquidità che ha a disposizione.
La teoria dell’utilità attesa:
Essendo, dunque, una teoria del comportamento razionale, fornisce dei criteri in base ai quali si possono valutare i comportamenti e definisce degli assiomi di utilità cardinale; nello specifico descrive e studia le preferenze individuali sottostanti il comportamento del consumatore in condizioni di rischio, cioè quando l’individuo è chiamato a prendere una decisione senza conoscere con certezza ex ante quale stato del mondo si verificherà, ma conosce la lista dei possibili eventi, a ciascuno dei quali associa una probabilità di realizzazione.
Il modello dell’Utilità Attesa postula che una combinazione di reddito/consumo rischiosa ex ante sia valutata dall’individuo sulla base del valore atteso di tutte le sue possibili realizzazioni.
Essa prevede che le decisioni degli agenti economici si conformino ad una funzione dell’utilità attesa dei risultati, in base alla quale si valuta l’attitudine al rischio.
In pratica è ragionevole assumere che gli individui scelgano tra varie combinazioni rischiose sulla base dei rispettivi valori di utilità attesa: essi sceglieranno sempre la combinazione alla quale è associata l’utilità attesa più elevata, cioè le alternative che in assoluto offrono i guadagni più elevati o le perdite più basse.
La funzione di utilità può essere, quindi, usata per associare a ciascuna scelta una corrispondente misura di utilità; questa funzione prevede due proprietà:
La teoria dell’utilità attesa poggia su alcuni assiomi grazie ai quali la logica sottostante al comportamento decisionale risulta molto semplificata; tra questi i principali sono:
Il punto di forza di questa teoria è rappresentato dal fatto che la decisione è vista come un’elaborazione algebrica di una serie di informazioni che si assume il soggetto possieda. Questo significa che è possibile ottenere facilmente una semplice modellizzazione matematica del processo decisionale, considerando puramente i vincoli esterni all’azione umana, cioè i vincoli di risorse e di informazione disponibili per il soggetto.
All’opposto, come autori successivi sottolineeranno, questo modello teorico trascura in maniera considerevole alcune importanti variabili implicate nel processo di decisione, come:
Federica Grazioli
Bibliografia
Von Neumann J., Morgenstein O. (1974). Theory of games and economic behavior. Princeton: Princenton Univeristy Press.
Questo articolo è stato gentilmente fornito dall’Università Vita-Salute San Raffaele (http://www.unihsr.it/) Questo scritto è redatto a solo scopo informativo, può essere modificato in qualsiasi momento e NON può essere considerato sollecitazione al pubblico risparmio. Il sito web non garantisce la correttezza e non si assume la responsabilità in merito all’uso delle informazioni ivi riportate.
Con la formula di “teoria della decisione classica” si identificano solitamente i modelli relativi alla presa di decisione, nati nell’ambito di discipline quali l’economia e la statistica, che riflettono i punti salienti della prospettiva economica.
Fondamentale per questi modelli è l’assunzione della razionalità alla base dei comportamenti degli individui.
Nel campo dell’analisi delle decisioni in condizioni di rischio e di incertezza il modello razionale più rilevante è costituito dalla Teoria dell’Utilità Attesa; questa è stata proposta da von Neuman e Morgenstern nel 1947 ed è stata largamente applicata come modello del comportamento economico, almeno fino all’avvento della Teoria del Prospetto proposta negli Anni Settanta da Tversky e Kahneman.
Questa teoria definisce “utilità” come: l’indice cardinale delle preferenze del consumatore in un ambito di incertezza del risultato, ed ha come obiettivo quello di determinare i fattori per cui l’individuo deciderà in quali attività, ad esempio, investire la liquidità che ha a disposizione.
La teoria dell’utilità attesa:
- è di tipo normativo;
- è basata su modelli matematici;
- assume in maniera fondamentale che la razionalità sia alla base del comportamento degli individui.
Essendo, dunque, una teoria del comportamento razionale, fornisce dei criteri in base ai quali si possono valutare i comportamenti e definisce degli assiomi di utilità cardinale; nello specifico descrive e studia le preferenze individuali sottostanti il comportamento del consumatore in condizioni di rischio, cioè quando l’individuo è chiamato a prendere una decisione senza conoscere con certezza ex ante quale stato del mondo si verificherà, ma conosce la lista dei possibili eventi, a ciascuno dei quali associa una probabilità di realizzazione.
Il modello dell’Utilità Attesa postula che una combinazione di reddito/consumo rischiosa ex ante sia valutata dall’individuo sulla base del valore atteso di tutte le sue possibili realizzazioni.
Essa prevede che le decisioni degli agenti economici si conformino ad una funzione dell’utilità attesa dei risultati, in base alla quale si valuta l’attitudine al rischio.
In pratica è ragionevole assumere che gli individui scelgano tra varie combinazioni rischiose sulla base dei rispettivi valori di utilità attesa: essi sceglieranno sempre la combinazione alla quale è associata l’utilità attesa più elevata, cioè le alternative che in assoluto offrono i guadagni più elevati o le perdite più basse.
La funzione di utilità può essere, quindi, usata per associare a ciascuna scelta una corrispondente misura di utilità; questa funzione prevede due proprietà:
- la funzione rispetta l’ordine di preferenze;
- l’utilità attesa può essere usata per ordinare alternative rischiose e viene espressa in funzione dei risultati possibili e delle probabilità che tali risultati si manifestino.
- è di tipo concavo quando descrive le preferenze di un individuo avverso al rischio;
- è di tipo convesso quando descrive le preferenze di un individuo propenso al rischio;
- è di forma lineare quando descrive le preferenze di un individuo neutrale al rischio.
La teoria dell’utilità attesa poggia su alcuni assiomi grazie ai quali la logica sottostante al comportamento decisionale risulta molto semplificata; tra questi i principali sono:
- transitività;
- dominanza;
- invarianza.
Il punto di forza di questa teoria è rappresentato dal fatto che la decisione è vista come un’elaborazione algebrica di una serie di informazioni che si assume il soggetto possieda. Questo significa che è possibile ottenere facilmente una semplice modellizzazione matematica del processo decisionale, considerando puramente i vincoli esterni all’azione umana, cioè i vincoli di risorse e di informazione disponibili per il soggetto.
All’opposto, come autori successivi sottolineeranno, questo modello teorico trascura in maniera considerevole alcune importanti variabili implicate nel processo di decisione, come:
- la complessità del compito;
- la valutazione affettiva delle alternative di scelta;
- i limiti delle risorse cognitive dell’individuo, oltre al fatto di non aver avuto alcuna evidenza empirica degli assiomi postulati e delle loro implicazioni pratiche.
Federica Grazioli
Bibliografia
Von Neumann J., Morgenstein O. (1974). Theory of games and economic behavior. Princeton: Princenton Univeristy Press.
Questo articolo è stato gentilmente fornito dall’Università Vita-Salute San Raffaele (http://www.unihsr.it/) Questo scritto è redatto a solo scopo informativo, può essere modificato in qualsiasi momento e NON può essere considerato sollecitazione al pubblico risparmio. Il sito web non garantisce la correttezza e non si assume la responsabilità in merito all’uso delle informazioni ivi riportate.