Gli investitori felici guadagnano di più
Lo dice uno studio effettuato da Schroders in collaborazione con il CRESA di Matteo Motterlini, esponente italiano degli studi di psicologia cognitiva applicata all’investimento finanziario.
di Marco Delugan 14 mag 2014 ore 14:33
Si è sempre pensato che siano i soldi a fare la felicità. E se fosse il contrario? Se fossero cioè i tratti “positivi” della personalità, come la socievolezza e la stabilità emotiva, a generare ricchezza.
Detta così, senza ulteriori spiegazioni, potrebbe provocare (giustamente) reazioni violente del tipo: “provaci tu ad essere positivo se non arrivi a fine mese”, oppure, “hai voglia a generare ricchezza col sorriso sulle labbra se sei povero”. E sarebbero reazioni del tutto corrette.
Ma il rapporto tra ricchezza e felicità, con la seconda a contribuire alla prima, emerge da uno studio di Schroders su consulenti finanziari e investitori finali, gente che insomma proprio alla canna del gas non dovrebbe essere.
2.000 PERSONE INTERVISTATE - I dati presentati da Schroders derivano da un test “psico-finanziario” realizzato in collaborazione con Matteo Motterlini, Direttore del Centro di Ricerca in Epistemologia Sperimentale e Applicata (CRESA) dell’Università San Raffaele, che aveva lo scopo di analizzare le correlazioni tra gli stati d’animo e le trappole cognitive che possono condizionare le scelte di investimento.
I test effettuati sono stati più di 2mila. 7 persone su 10 hanno dichiarato di sentirsi felici e, come si legge sul comunicato stampa di Schroders:
I non felici, al contrario, tendono ad assumere meno rischi, ma anche ad essere troppo conservativi e quindi a perdere opportunità interessanti:
Nel caso di uno dei comportamenti irrazionali più diffusi (Effetto disposizione), le persone con stati emotivi negativi tendono più delle altre (59% vs 47%) a vendere un titolo appena ritengono di aver realizzato un guadagno, avendo meno fiducia nel fatto che le cose possano andare meglio in futuro; al tempo stesso, avendo più paura delle sensazioni negative prodotte dal vendere in perdita, tendono a mantenere troppo a lungo titoli con andamento negativo in portafoglio, finendo per aggravare il passivo. I “felici” al contrario mostrano un buon ritorno dagli investimenti durante i periodi di crescita dei mercati, ma fanno decisamente peggio nei periodi di contrazione.
Detta così, senza ulteriori spiegazioni, potrebbe provocare (giustamente) reazioni violente del tipo: “provaci tu ad essere positivo se non arrivi a fine mese”, oppure, “hai voglia a generare ricchezza col sorriso sulle labbra se sei povero”. E sarebbero reazioni del tutto corrette.
Ma il rapporto tra ricchezza e felicità, con la seconda a contribuire alla prima, emerge da uno studio di Schroders su consulenti finanziari e investitori finali, gente che insomma proprio alla canna del gas non dovrebbe essere.
2.000 PERSONE INTERVISTATE - I dati presentati da Schroders derivano da un test “psico-finanziario” realizzato in collaborazione con Matteo Motterlini, Direttore del Centro di Ricerca in Epistemologia Sperimentale e Applicata (CRESA) dell’Università San Raffaele, che aveva lo scopo di analizzare le correlazioni tra gli stati d’animo e le trappole cognitive che possono condizionare le scelte di investimento.
I test effettuati sono stati più di 2mila. 7 persone su 10 hanno dichiarato di sentirsi felici e, come si legge sul comunicato stampa di Schroders:
[...] risultano mediamente quelle meno affette da attitudini mentali negative per gli investimenti, poiché gli stati emotivi positivi migliorano il contesto di scelta delle persone.
E ancora dal comunicato di Schroders:Gli studi di finanza comportamentale mostrano che le personalità socievoli ed emotivamente stabili hanno una maggiore ricchezza netta e un miglio re ritorno annuale dai propri investimenti.
I RISCHI DELLA FELICITA' - Ma la felicità non avrebbe solo effetti positivi sulle scelte e sui risultati di investimento. Agendo da integratore della fiducia, potrebbe indurre ad un’eccesiva sicurezza in se stessa e così alla propensione ad assumere rischi che potrebbero rivelarsi eccessivi.I non felici, al contrario, tendono ad assumere meno rischi, ma anche ad essere troppo conservativi e quindi a perdere opportunità interessanti:
Nel caso di uno dei comportamenti irrazionali più diffusi (Effetto disposizione), le persone con stati emotivi negativi tendono più delle altre (59% vs 47%) a vendere un titolo appena ritengono di aver realizzato un guadagno, avendo meno fiducia nel fatto che le cose possano andare meglio in futuro; al tempo stesso, avendo più paura delle sensazioni negative prodotte dal vendere in perdita, tendono a mantenere troppo a lungo titoli con andamento negativo in portafoglio, finendo per aggravare il passivo. I “felici” al contrario mostrano un buon ritorno dagli investimenti durante i periodi di crescita dei mercati, ma fanno decisamente peggio nei periodi di contrazione.
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