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Pir: meglio la sottoscrizione diretta o il risparmio amministrato?

Attenzione ai costi, che possono erodere il risparmio fiscale dei Pir. A volte può essere meglio gestire da soli i propri risparmi.

di Lucio Sgarabotto 3 mag 2017 ore 12:17

Contributo a cura di LsAdivisor
 

I Piani Individuali di Risparmio a lungo termine (PIR) sono contenitori fiscali all’interno dei quali i risparmiatori possono collocare qualsiasi tipologia di strumenti finanziari in esenzione da imposte su capital gain, successione e donazione.

Tali contenitori sono soggetti a dei vincoli quantitativi (massimo 30mila euro annui e 150mila in 5 anni) e di durata per avere diritto alle agevolazioni fiscali (almeno 5 anni). A vincoli di investimento: il 70% del patrimonio investito per almeno 2/3 dell’anno in strumenti finanziari emessi o stipulati con imprese residenti in Italia, o nella UE, o nella SEE con stabile organizzazione in Italia. E almeno il 30% di questo 70% dev’essere investito in strumenti emessi o stipulati con aziende non inserite nell’indice FTSE MIB della Borsa Italiana o equivalenti esteri.

LEGGI ANCHE: PIR (Piani Individuali Risparmio): cosa sono

 

PIR: SOTTOSCRIZIONE DIRETTA O RISPARMIO AMMINISTRATO?

Sul mercato esistono due tipi di proposte:

  1. a sottoscrizione diretta: sottoscrizione mediante un intermediario di un fondo PIR (che rispetti cioè i vincoli di investimento stabiliti);
  2. a risparmio amministrato: il risparmiatore potrà inserire in un dossier titoli PIR (dedicato solo a questo scopo) in regime di risparmio amministrato qualsiasi strumento finanziario dedicato (ETF, fondi, ecc.) rispettando i vincoli d’investimento in precedenza descritti.

Nella tabella seguente sono stati confrontati i risultati ottenibili con la sottoscrizione diretta di un fondo PIR presente sul mercato e di un deposito a risparmio amministrato che ricalchi la stessa asset allocation del fondo:

 

pir-confronto-gestione-diretta-risparmio


Gli scenari proposti presentano ipotesi di montante al lordo e al netto dei costi del PIR dopo 5 anni dalla sottoscrizione, ipotizzando un unico versamento contestuale di 30mila euro (ovvero il massimo previsto in un singolo anno), l'assenza di versamenti negli anni successivi, e tre ipotesi di rendimento annuo costante del portafoglio del piano individuale di risparmio (0%, 5%, 10%).

Gli scenari sono tutti a 5 anni, tali da garantire al sottoscrittore i benefici fiscali previsti dalla legge. La colonna “Liquidabile” indica gli importi che potrebbero essere liquidati alla scadenza del vincolo dei 5 anni nelle varie ipotesi (ad esempio, nel caso di rendimento del 10% con il fondo PIR si potranno ottenere € 39.963,01, mentre con il Risparmio Amministrato € 47.635,55).

 

COSA CONVIENE DI PIU’?

E’ evidente l’incidenza degli elevati costi del fondo PIR che erodono completamente il risparmio fiscale e vanno ben oltre. Nella prima ipotesi di rendimenti a zero, la performance risulta negativa per più di € 4.100 totalmente dovuta ai costi prelevati.

Il risparmio amministrato risulta sempre molto più conveniente, sia per i costi più contenuti, sia perché questi gravano solo su una parte del patrimonio.

Il risparmiatore attento, che non voglia sottoscrivere acriticamente tutto ciò che gli intermediari propongono, nella scelta del piano individuale di risparmio potrà quindi agire autonomamente o facendosi seguire da un Consulente Finanziario Autonomo ottenendo migliaia di Euro sotto forma di risparmio di costi.

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