Mercati dei CDS: sotto accusa 13 grandi banche d’investimento
Lo scorso primo luglio l’ Antitrust ha portato a termine la propria conclusione preliminare e ha inviato una lettera di obiezione alle banche
di Redazione Soldionline 19 lug 2013 ore 14:06
Articolo a cura di Giulia Di Ruscio
Tre anni d’investigazioni e due di inchiesta da parte dell’Antitrust (organo comunitario garante della concorrenza comunitaria) sul mercato dei CDS, basati sul sospetto che tredici delle più grandi banche d’investimento avessero infranto le regole comunitarie che vietano gli accordi e le intese che limitano la concorrenza e l’efficienza dei mercati.
Lo scorso primo luglio l’ Antitrust ha portato a termine la propria conclusione preliminare e ha inviato una lettera di obiezione alle banche in questione: Bank of America Merrill Lynch, Barclays, Bear Stearns, Bnp Paribas, Citigroup, Credit Suisse, Deutsche Bank, Goldman Sachs, Hsbc, Jp Morgan, Morgan Stanley, Royal Bank of Scotland, Ubs oltreché all’International Swaps and Derivatives Association (Isda) e Markit (compagnia che fornisce informazioni finanziarie).
L’accusa è quella di intese e istruzioni illegali al fine di ostacolare l’entrata di Deutsche Boerse e il Chicago Mercantile Exchange nel business dei derivati tra il 2006 e il 2009.
Al fine di non vedere ridotti i propri introiti come intermediari sul mercato OTC e tenere i CDS fuori dalle piattaforme regolamentate, le banche, che controllano l’ISDA e Markit cui è necessario rivolgersi per ottenere la licenza per dati e benchmark, hanno dato l’istruzione di fornire a Deutsche Boerse e il Chicago Mercantile Exchange la licenza solo per il trading OTC e non per il trading in Borsa.
Nei mercati OTC, infatti, i CDS vengono negoziati privatamente e bilateralmente: la banca d’investimento fa da intermediario tra domanda e offerta, agendo nello stesso momento da acquirente e venditore tra le due parti e questo gli permette di decidere i costi dei propri servizi, ottenendo profitti elevati anche se rischiosi.
Il trading in Borsa comporta invece l’incontro di domanda e offerta su una piattaforma regolata di scambio e quindi tende a garantire prezzi (costi) più efficienti e rischi minori, diminuendo i profitti per le grandi banche d’affari.
Avendo accesso privilegiato alle informazioni raccolte da Markit, le banche d’affari hanno tagliato di fatto fuori la concorrenza creando, dunque, un abuso di posizione dominante collettivo.
A tal proposito così si esprime il Vice-Presidente Joaquin Almunia:
"Sarebbe inaccettabile se collettivamente le banche bloccassero gli scambi per proteggere i loro profitti dal trading 'over-the-counter' di contratti derivati di credito, che non solo è più caro per gli investitori rispetto al 'trading exchange' ma è anche incline al rischio sistemico".
Tre anni d’investigazioni e due di inchiesta da parte dell’Antitrust (organo comunitario garante della concorrenza comunitaria) sul mercato dei CDS, basati sul sospetto che tredici delle più grandi banche d’investimento avessero infranto le regole comunitarie che vietano gli accordi e le intese che limitano la concorrenza e l’efficienza dei mercati.
Lo scorso primo luglio l’ Antitrust ha portato a termine la propria conclusione preliminare e ha inviato una lettera di obiezione alle banche in questione: Bank of America Merrill Lynch, Barclays, Bear Stearns, Bnp Paribas, Citigroup, Credit Suisse, Deutsche Bank, Goldman Sachs, Hsbc, Jp Morgan, Morgan Stanley, Royal Bank of Scotland, Ubs oltreché all’International Swaps and Derivatives Association (Isda) e Markit (compagnia che fornisce informazioni finanziarie).
L’accusa è quella di intese e istruzioni illegali al fine di ostacolare l’entrata di Deutsche Boerse e il Chicago Mercantile Exchange nel business dei derivati tra il 2006 e il 2009.
Al fine di non vedere ridotti i propri introiti come intermediari sul mercato OTC e tenere i CDS fuori dalle piattaforme regolamentate, le banche, che controllano l’ISDA e Markit cui è necessario rivolgersi per ottenere la licenza per dati e benchmark, hanno dato l’istruzione di fornire a Deutsche Boerse e il Chicago Mercantile Exchange la licenza solo per il trading OTC e non per il trading in Borsa.
Nei mercati OTC, infatti, i CDS vengono negoziati privatamente e bilateralmente: la banca d’investimento fa da intermediario tra domanda e offerta, agendo nello stesso momento da acquirente e venditore tra le due parti e questo gli permette di decidere i costi dei propri servizi, ottenendo profitti elevati anche se rischiosi.
Il trading in Borsa comporta invece l’incontro di domanda e offerta su una piattaforma regolata di scambio e quindi tende a garantire prezzi (costi) più efficienti e rischi minori, diminuendo i profitti per le grandi banche d’affari.
Avendo accesso privilegiato alle informazioni raccolte da Markit, le banche d’affari hanno tagliato di fatto fuori la concorrenza creando, dunque, un abuso di posizione dominante collettivo.
A tal proposito così si esprime il Vice-Presidente Joaquin Almunia:
"Sarebbe inaccettabile se collettivamente le banche bloccassero gli scambi per proteggere i loro profitti dal trading 'over-the-counter' di contratti derivati di credito, che non solo è più caro per gli investitori rispetto al 'trading exchange' ma è anche incline al rischio sistemico".
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