ETF che battono i benchmark. Ecco come è possibile
Ottimi risultati rispetto al mercato con ETF che sfruttano l'universo investibile per superare le inefficienze degli indici tradizionali. Il caso delle strategie "Smart beta"
di Lucio Sgarabotto 16 set 2014 ore 12:43Com'è possibile che un ETF, ossia un fondo passivo che si limita a replicare un indice finanziario, possa ottenere risultati migliori rispetto ai più comuni indici di borsa?
La contraddizione è solo apparente. Grazie ad un particolare tipologia di ETF che esaminiamo in questo articolo è possibile generare una performance asimmetrica rispetto ai tradizionali indici. Vediamo in che modo.
Fondo è generalmente sinonimo di gestione attiva e ETF di gestione passiva, anche se la maggior parte dei fondi, tanto per non sbagliare, si adegua al benchmark e pochi sono quelli che se ne allontano, non sempre in maniera positiva.
Esistono però anche ETF che, pur seguendo comunque l'andamento di un benchmark, si discostano dai prodotti usuali. Questi ETF sfruttano l'universo investibile per superare le inefficienze degli indici tradizionali (ad esempio, una eccessiva concentrazione nei titoli cresciuti maggiormente).
In questo caso l'ETF replica un indice di riferimento che si modifica nel tempo. E' questo il caso delle strategie "Smart beta". Non ci soffermeremo sulla spiegazione di queste strategie (basta sapere che esse adottano dei processi sistematici di investimento), ma vedremo con un esempio pratico l'utilità che da esse può derivare per l'investitore.
Tra i primi ETF quotati alla Borsa italiana a utilizzare una strategia "Smart beta" è stato l'OSSIAM iSTOXX EUROPE MINIMUM VARIANCE contraddistinto dall'ISIN LU0599612842, quotato dal 01/07/2011.
Il suo obiettivo è di minimizzare la volatilità attesa, garantendo un livello minimo di diversificazione settoriale e un numero minimo di titoli in portafoglio.
L'andamento dell'ETf, dall'inizio della sua quotazione a fine luglio 2014, rispetto all'indice STOXX EUROPE 600 è rappresentato nel grafico seguente
Ultimi 3 anni |
Performance |
Differenza |
|
Volatilità |
Differenza |
Ossiam iStoxx Europe Min Var |
43,33% |
21,12% |
|
8,86% |
-3,44% |
Stoxx Europe 600 |
22,21% |
|
12,30% |
Tabella e grafico calcolati su dati forniti da FIDA
La precedente tabella mostra che, negli ultimi 3 anni, con una volatilità molto inferiore l'ETF l'OSSIAM iSTOXX EUROPE MINIMUM VARIANCE ha avuto una performance superiore del 21,12% rispetto all'indice STOXX EUROPE 600.
Siamo anche tornati indietro nel tempo (back-test) per verificare che cosa sarebbe successo applicando la strategia "Minimum Variance" negli ultimi dieci anni. I risultati sono riassunti nella seguente tabella:
Ultimi 10 anni (simulato) |
Performance |
Differenza |
|
Volatilità |
Differenza |
Ossiam iStoxx Europe Min Var |
148,70% |
59,31% |
|
12,14% |
-7,87% |
Stoxx Europe 600 |
89,39% |
|
20,01% |
Tabella calcolata su dati forniti da OSSIAM
Come si può osservare i risultati sono ancor più nettamente a favore dell'ETF.
Si è in questo modo visto che l'ETF considerato offre ottimi risultati rispetto al mercato. Non contenti, abbiamo voluto anche confrontare la performance dell'ETF rispetto ai prodotti concorrenti, limitandoci al solo periodo triennale.
Per farlo abbiamo considerato i quasi 300 fondi appartenenti alla categoria "Azionari Europa - Large e Mid Cap" con almeno tre anni di vita e ne abbiamo calcolato rendimento e volatilità.
A tre anni per rendimento l'ETF si piazza al 62° posto, per volatilità al 18°.
Nella somma delle due classifiche l'ETF OSSIAM risulta superato solamente da dodici fondi, cinque dei quali non sono sottoscrivibili dalla clientela retail in quanto riservati ai clienti istituzionali.
Gli ETF (tutti, non solo quello analizzato in precedenza) offrono ai risparmiatori anche altri vantaggi: sono acquistabili presso qualsiasi istituto, hanno costi di gestione molto bassi e costi di acquisto ridotti alle sole spese richieste dalla banca per l'intermediazione, tempi di acquisto e liquidazione immediati.
Chi non gli avesse in portafoglio dovrebbe chiedersi perché l'intermediario non glieli ha consigliati. Probabilmente per le basse provvigioni che essi procurano ai venditori che, in conflitto d'interesse, preferiscono promuovere prodotti maggiormente remunerativi (per loro).
Questo è uno dei tipici esempi del valore aggiunto che la possono offrire: l'attenzione ai prodotti efficienti piuttosto che alla vendita di strumenti complessi, cari e, di conseguenza, poco remunerativi per i risparmiatori.
In questo articolo abbiamo solo esaminato una delle tante possibilità di investimento efficienti che puoi incontrare. Segui il mio blog per saperne di più, trovi il link in fondo sotto alla firma.
Dr Lucio Sgarabotto
http://www.lsadvisor.it/blog/body.pe