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CFD (Contract For Difference) cosa sono i contratti per differenza

Cosa sono i CFD? E come funzionano i CFD? Lo strumento, il cui nome è acronimo dell’inglese Contract For Difference (contratti per differenza), ha conosciuto negli anni recenti una grande diffusione

di Mauro Introzzi 28 feb 2018 ore 14:50

Come funzionano i CFD? I CFD, acronimo dell’inglese “Contract For Difference”, sono contratti derivati che negli ultimi anni hanno conosciuto una grande diffusione. Lo strumento necessità però di una spiegazione perché rispetto agli investimenti più tradizionali, come può essere quello in azioni, ha delle sue peculiarità. Che spiegheremo in questa guida.

 

COSA SONO I CFD

Nati nei primi anni ’90 sulla piazza londinese, i CFD (o contratti per differenza) sono degli strumenti derivati mediante i quali le controparti si scambiano le differenze di valore di un dato sottostante tra due momenti differenti, quello di apertura della posizione e quello della sua chiusura.
Come ogni contratto derivato anche il CFD ha uno strumento sottostante, ossia l’attività finanziaria replicata. Che può essere, per esempio, un’azione, un cross valutario, una criptovaluta, un indice o un’obbligazione.

In altre parole con i CFD si punta sull’andamento di uno strumento (il sottostante) senza averne il controllo effettivo. Ad esempio con i CFD sul dollaro si prende posizione sulla valuta statunitense senza effettivamente possederla. Stessa cosa con il CFD sull’azione di Amazon, sul bitcoin o sul Nasdaq.

I CFD sono contrattati tra investitore e broker, in mercati definiti OTC, ossia Over The Counter, che sono luoghi virtuali in cui non c’è un ente terzo che regolamenta gli scambi. In altre parole le negoziazioni si svolgono fuori dai circuiti borsistici ufficiali.

 

I CFD E LA LEVA

cfd-contratti-per-differenzaI CFD sono prodotti che utilizzano la leva finanziaria. L’investitore che decide di sfruttarla ha la possibilità di acquistare o vendere attività finanziarie per un ammontare superiore al capitale posseduto. Una parte del denaro viene quindi impiegata dall’investitore, mentre il resto viene garantita dal broker. In un’operazione a leva 10, per esempio, chi investe impiegherà 1.000 euro per prendere una posizione sul sottostante per un controvalore totale di 10.000 euro.

In tal modo il soggetto potrà beneficiare di un rendimento maggiore in caso di un’operazione favorevole, o viceversa soffrire di una perdita ingente (anche di tutto il capitale) nel caso di un andamento sfavorevole. Nel caso dell’esempio se il sottostante dovesse perdere il 10% del suo valore l’investimento sarebbe azzerato. Se dovesse invece salire del 10% l’investitore avrebbe raddoppiato il suo investimento.

Alcuni broker permettono, con una cifra di 500 euro, di movimentare valuta sul forex (il foreign exchange, ossia il mercato su cui ci si scambiano i cambi internazionali) per un controvalore di ben 100mila euro! Si comprende bene che con leve così marcate i profitti saranno elevati in caso di investimenti azzeccati ma le perdite altrettante nette se il mercato non soddisfa le aspettative dell’investitore. Anche oltre il tuo investimento iniziale.

 

CFD, LE PARTI IN CAUSA

Sui contratti per differenza è possibile assumere posizioni lunghe, ossia essere compratore, o assumere posizioni corte, ossia essere venditore. Nella prima ipotesi si avrà un esito positivo dell’investimento nel caso in cui, nel periodo tra l’apertura e la chiusura della posizione, l’attività sottostante il CFD salisse, nella seconda se dovesse scendere.

 

CFD, COME AVVIENE UN TRADE

Ma come avviene un trade in CFD? L’operazione inizia con l’apertura della posizione prezzo un broker (ce ne sono numerosi) specializzato nei contratti per differenza. L’investitore sceglierà su quale strumento puntare, quanto denaro e con quale leva farlo. Se assumere una posizione lunga (ossia essere compratore) o corta (ossia essere venditore) a seconda se punti, rispettivamente, su un apprezzamento o un deprezzamento dell’attività sottostante.

Ogni contratto avrà un prezzo di acquisto e un prezzo di vendita.

Solitamente i broker danno la possibilità di stabilire già in sede di inserimento dell’ordine uno stop sulle perdite e/o un limite sui rialzi. In tal modo la posizione sarà chiusa al verificarsi di una delle condizioni immesse (una perdita o un guadagno massimi).

Su quasi tutte le piattaforme, inoltre, è possibile inserire ordini condizionati al verificarsi di alcune condizioni di prezzo. In altri termini: la posizione verrà aperta solo quando la quotazione del sottostante raggiungerà determinati livelli.

Se non viene chiusa in automatico al verificarsi di uno stop loss (limite di perdita preimpostato) o di un take profit  (limite di guadagno preimpostato) il risparmiatore può chiudere la posizione quando lo preferisce.

 

CFD: I MARGINI

I broker che danno la possibilità di operare con i CFD chiedono che vengano dati a garanzia dell’operazione dei margini. Margini iniziali, da versare all’apertura della posizione (solitamente variabili rispetto all’asset), e dei margini variabili, da versare nel caso in cui l’attività sottostante dovesse registrare determinate variazioni.

L’andamento di quest’ultimo porta a quello che in gergo tecnico è chiamato “margin call” ossia la richiesta di integrazione dei margini nel caso in cui il mercato vada in direzione opposta a quella auspicata. In momenti di volatilità elevata questi margin call possono anche essere di entità rilevante.

La loro non copertura causa la chiusura della posizione. In altri termini se l’investimento potrebbe essere chiuso in automatico se l’investitore, una volta ricevuta la segnalazione di margin call, non onora la richiesta del broker.

 

QUANTO COSTA UN CFD

La remunerazione della piattaforma può essere corrisposta come una percentuale del controvalore della transazione, come avviene tipicamente – per esempio – nella compravendita di un titolo azionario, o può essere contenuta nello spread denaro/lettera, ossia tra l’offerta in acquisto e quella in vendita. Possono essere previste delle commissioni anche in caso di apertura della posizione oltre un determinato termine temporale. Quello che è importante, in questo caso, è informarsi su quali sono tutti i costi che la piattaforma di trading dei CFD applica non solo alle transazioni ma anche al mantenimento della posizione.

 

COME PROVARE I CFD

Un modo molto consapevole per iniziare a investire o fare trading sui CFD è quello di simulare l’operatività con questi asset. Si tratta di un’attività essenziale, non solo per capire se le proprie strategie sono valide, ma anche per prendere maggior familiarità con lo strumento, e capire come funzionano in pratica l’inserimento degli ordini, la gestione della posizione e la chiusura del trade. Molti broker, per farlo, mettono a disposizione un profilo demo, con il quale è possibile simulare (gratuitamente) l’attività a partire da una determinata quantità di denaro virtuale.

 

CFD: SU QUALI ASSET INVESTONO

L’universo delle attività finanziarie su cui investono i CFD è dei più variegati. Ci sono contratti per differenza sulle azioni italiane ed estere (come Fiat Chrysler Automobiles, Enel o Generali, Apple, Amazon, Deutsche Bank o British Telecom), sulle coppie valutarie del forex (come euro/dollaro, euro/sterlina, euro/yen e così via), sulle materie prime energetiche, ferrose o alimentari (dal petrolio all’oro passando per l’argento e il platino e dallo zucchero al caffè passando per grano e bovini), sugli ETF (gli exchange traded fund, ossia i fondi indice che replicano l’andamento di un determinato paniere), sugli indici (come Nasdaq, Dow Jones, FTSEMib o Dax) e sulle opzioni.

 

I CFD SONO RISCHIOSI?

I contratti per differenza sono strumenti finanziari che hanno profili di rischio di una certa entità. Se l’investimento non si muove nella medesima direzione rispetto alle aspettative del cliente si va incontro a delle perdite che possono essere ingenti a causa dell’effetto moltiplicativo che ha la leva utilizzata dallo strumento. Nonostante il broker chiuda eventualmente la posizione in modo automatico al raggiungimento di una determinata perdita (e tipicamente prima dell’erosione totale dei margini) la velocità di movimento del sottostante in determinate fasi isteriche di mercato può causare anche perdite eccedenti il capitale inizialmente investito andando ad intaccare il proprio patrimonio.

 

COSA SUCCEDE AL CFD SU UN TITOLO AZIONARIO SE IL SOTTOSTANTE STACCA UN DIVIDENDO?

Cosa succede a un CFD che ha come sottostante un titolo azionario o un indice se viene staccato un dividendo dal titolo stesso (nel primo caso) o da una serie di azioni che compongono il paniere (nel secondo caso)? Se dovesse succedere le quotazioni del Contract For Difference saranno rettificate dal broker per un importo pari a quello del dividendo o dei dividendi staccato/i. L’evento, per l’investitore, sarà quindi neutrale.

Questo scritto è redatto a solo scopo informativo, può essere modificato in qualsiasi momento e NON può essere considerato sollecitazione al pubblico risparmio. Il sito web non garantisce la correttezza e non si assume la responsabilità in merito all’uso delle informazioni ivi riportate.