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Quantitative Easing: cos'è e come funziona

L'ultima spiaggia delle Banche Centrali? Probabilmente no. Ma certo è una medicina per malattie gravi. Il quantitative easing è un intervento non convenzionale di politica monetaria. Ha lo scopo di stimolare la crescita economica. E può avere effetti negativi

di Mauro Introzzi

Il Quantitative easing (QE), chiamato anche Alleggerimento Quantitativo, è uno strumento non convenzionale di politica monetaria espansiva utilizzato dalle banche centrali. Viene messo in atto per stimolare la crescita economica, quella della produzione, dell’occupazione e dell’inflazione. E come supporto agli Stati che hanno difficoltà a sostenere e a rinnovare il proprio debito pubblico. E’ detto non convenzionale perché non rientra tra le misure tipiche di politica monetaria.

 

In questa guida sul QE:


COS’È LA POLITICA MONETARIA

Si può rappresentare la politica monetaria come un insieme di obiettivi, strumenti e corsi di azione. La politica monetaria ha lo scopo di orientare l’offerta di credito e i mercati finanziari verso i più generali obiettivi di politica economica. Che sono la crescita della produzione, la piena occupazione e un predeterminato livello di inflazione. La politica monetaria è parte della politica economica.

La principale autorità di politica monetaria è la Banca Centrale. In Europa è la Banca Centrale Europea (BCE). Gli strumenti a sua disposizione sono i tassi di interesse e il controllo della quantità di moneta.

 

BCE E TASSI DI INTERESSE

quantitative-easing_5Per quanto riguarda la Banca Centrale Europea, i tassi più importanti su cui opera sono il tasso di riferimento, il tasso overnight o di rifinanziamento marginale, e il tasso sui depositi.

  • Tasso di riferimento: è il tasso al quale nella maggior parte delle operazioni previste la Bce fornisce liquidità alle banche, e che viene applicato anche ai depositi obbligatori che le banche devono mantenere presso la Bce.
  • Tasso overnight, o di rifinanziamento marginale: tassi sui prestiti overnight (da estinguere entro il primo giorno lavorativo successivo) che la Bce fornisce alle banche.
  • Tasso sui depositi: tasso sui depositi che le banche possono detenere presso la banca centrale, sempre overnight.

I tassi Bce influenzano poi i tassi interbancari più importanti come l'Euribor, e attraverso l'Euribor i tassi sui mutui.

 

BANCA CENTRALE E QUANTITÀ DI MONETA

La quantità di moneta presente nel sistema viene regolata tramite le operazioni di mercato aperto, e cioè l’acquisto e la vendita di titoli di stato. Acquistando titoli la Banca Centrale aumenta la moneta presente nel sistema; vendendone, la riduce. Le operazioni di mercato aperto sono considerate strumenti convenzionali. Il QE è considerato uno strumento non convenzionale. Ma anche con il QE la Banca Centrale aumenta la quantità di moneta in circolazione. La differenza del secondo rispetto ai primi è che nel secondo viene creata nuova moneta, mentre nelle operazioni convenzionali questo non accade.

La politica monetaria, ma anche quella economica, può essere utilizzata in senso espansivo, per far crescere l’economia. Ma può essere utilizzata anche in senso restrittivo, per farla rallentare. Le operazioni espansive sono caratterizzate dalla riduzione dei tassi di interesse e dall’aumento della quantità di moneta. Le operazioni restrittive si muovono in direzione contraria.

 

PROVE DI QUANTITATIVE EASING BCE: LTRO E TLTRO

LTRO e TLTRO sono operazioni di mercato aperto, e quindi non prevedono la creazione di moneta, come invece prevede il QE. Ma possono essere visti come anticipazioni, non tecniche ma nelle intenzioni, e comunque passi verso un sempre maggiore impegno della BCE nel sostegno dell'economia Europea, che fosse il debito pubblico o il settore privato.

LTRO sta per long term refinancing operationpiano di rifinanziamento a lungo termine. Consiste in una "asta di liquidità" con cui la Banca Centrale Europea concede prestiti alle banche che lo richiedono. I prestiti hanno una durata di tre anni, alla scadenza dei quali vanno restituiti. Il tasso sul prestito equivale alla media del tasso sulle operazioni di rifinanziamento principale calcolato nel periodo di durata dell'operazione stessa.

Ci sono stati due LTRO, uno nel 2011 e uno nel 2012. Lo scopo principale delle due operazioni era quello di sostenere il debito pubblico dei paesi europei a seguito della crisi del debito sovrano. Dai titoli acquistabili erano esclusi i titoli di stato della Grecia.

Buona parte dei finanziamenti ricevuti è stata però utilizzata dalle banche per riacquistare obbligazioni proprie e per ristrutturare il proprio capitale in vista delle nuove regole che l’Europa avrebbe imposto per consolidare il suo sistema creditizio.

Ma la stagnazione economica non dava segno di volersene andare. Così, nel giugno del 2014, la BCE ha messo in atto un ulteriore piano di rifinanziamento a lungo termine, questa volta chiamato TLTRO. La T sta per targeted. E il target era in questo caso il finanziamento dell’economia reale, e cioè il settore privato non finanziario. Se non prestati all’economia reale, almeno in una certa quota, i soldi andavano infatti restituiti in anticipo rispetto alle scadenze previste dal piano.

La manovra si è ripetuta poi nel 2016, con la seconda TLTRO e nel 2019-2020, con la terza TLTRO.

 

COME FUNZIONA IL QUANTITATIVE EASING (QE)

I passi fondamentali che definiscono questo tipo di intervento consistono nella creazione di moneta e nell’utilizzo di questa moneta per acquistare titoli finanziari dalla banche.

Perché si possa parlare di Quantitative Easing è necessario che nel processo ci sia creazione di moneta. Che poi sia creazione di moneta reale o solo come iscrizione contabile nei bilanci della Banca Centrale, le cose non cambiano. Nelle consuete operazioni di mercato aperto, invece, non vi è creazione di moneta. Nelle operazioni di LTRO la creazione di moneta è temporanea perché dopo massimo tre anni il denaro dato alle banche va restituito.

Tipicamente, in prima istanza, i titoli che vengono acquistati in una operazione di QE, sono i titoli di stato a breve scadenza.

L’acquisto di titoli a breve scadenza non può propagarsi all’infinito. Così, nel caso in cui la prima fase del Quantitative Easing non porti ai risultati desiderati, la banca centrale può iniziare ad acquistare titoli a più lunga scadenza. Oltre all’acquisto di titoli di stato, le manovre di Quantitative Easing possono comprendere anche l’acquisto di altre attività finanziarie delle banche, come crediti in sofferenza, o quote di società di capitali private.

Le operazioni di Alleggerimento Quantitativo sono di solito accompagnate dalla riduzione dei tassi di interesse.

In un'infografica del 2014 il quantitative easing della Bce nella sua versione originaria:

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I POSSIBILI EFFETTI DEL QE

Il primo effetto del QE è alzare i prezzi dei titoli acquistati, ridurne il rendimento, e rifornire le banche di liquidità. La disponibilità di nuova liquidità potrebbe a questo punto rendere più facile per le banche elargire prestiti a imprese e famiglie. Nel caso in cui gli interessi bancari fossero in qualche modo legati all’andamento dei titoli acquistati dalla Banca Centrale, anche gli interessi bancari si ridurrebbero. I debiti delle famiglie e delle imprese si ridurrebbero in termini reali consentendo l’espansione dei consumi e degli investimenti.

Il sistema bancario è però solo una parte del sistema economico. Non è detto che il denaro che arriva alle banche nelle operazioni di Quantitative Easing passi poi davvero all’economia reale. Le banche, infatti, potrebbero decidere di tenere quel denaro in depositi presso la Banca Centrale stessa, depositi magari a basso o bassissimo rendimento, o addirittura negativo, ma del tutto privi di rischio. Mentre potrebbe essere rischioso prestare quel denaro, in particolare nei periodi di difficoltà economica. E se il denaro creato dal Quantitative Easing non dovesse arrivare all’economia reale, gli effetti della manovra si ridurrebbero al solo alleggerimento dei debiti sul debito pubblico. Cosa non da poco, certo, ma solitamente inferiore alle attese che accompagnano questo tipo di manovra.

 

ALLEGGERIMENTO QUANTITATIVO E DEFLAZIONE

Come abbiamo visto in precedenza, un altro motivo per cui la Banca Centrale può decidere operazioni di Quantitative Easing, è il sostegno dell’inflazione. Oltre al fatto che la Banca Centrale stessa può avere obiettivi statutari di inflazione, e cioè mantenere l’andamento dei prezzi su tassi di crescita ritenuti “sani”, uno dei pericoli che un’economia moderna deve evitare è la deflazione.

Con deflazione si intende la riduzione generalizzata dei prezzi. Se a prima vista può essere un fenomeno positivo, perché aumenta il potere d’acquisto della moneta nel breve periodo, sul medio e lungo periodo ha effetti recessivi. Sotto una certa soglia di prezzo, infatti, le imprese non riescono più a coprire i costi, e devono ridurre occupazione e investimenti. E questo, a sua volta, si tradurrà in ancora meno consumi e meno investimenti, portando l’economia in una fase recessiva.

Aumentano la quantità di moneta presente nel sistema, uno degli effetti possibili è l’aumento dei prezzi. In questo modo il QE può contrastare la deflazione.

 

ALLEGGERIMENTO QUANTITATIVO E MERCATI AZIONARI

La diminuzione del rendimento dei titoli di stato li rende meno appetibili e può spingere gli investitori a trasferire i propri investimenti al mercato azionario. A questi potrebbe aggiungersi ciò che della moneta iniettata nel sistema dal Quantitative Easing non è andato in deposito presso la Bce e non si è trasformato in prestiti alle famiglie e alle imprese. Tutto questo può portare all’aumento delle quotazioni di borsa.

Uno dei timori che accompagna le operazioni di Quantitative Easing è che possano innescare bolle speculative che le banche centrali non sono poi in grado di controllare.

 

IL QUANTITATIVE EASING DELLA BCE

Il primo alleggerimento quantitativo realizzato dalla Banca Centrale Europea è iniziato nel marzo del 2015, dopo anni di politiche monetarie convenzionali e tentativi più arditi con i piani LTRO e TLTRO, che però non avevano smosso la stagnazione economica europea. Di seguito una breve cronistoria dell'alleggerimento quantitativo della BCE.

Il primo QE europeo è stato annunciato da Mario Draghi il 22 gennaio del 2015. Gli acquisti di titoli di stato e delle istituzioni europee sono iniziati nel mese di marzo dello stesso anno. Il piano doveva proseguire fino al settembre del 2016. La spesa mensile prevista era di 60 miliardi di euro al mese. Ma il tasso di inflazione è rimasto sotto l’obiettivo desiderato, sia quello "reale" che quello previsto.

Il 4 dicembre 2015 la Bce ha così deciso di prolungare il quantitative easing fino al mese di marzo del 2017. L’importo mensile è rimasto lo stesso, 60 miliardi di euro. Ai titoli acquistabili sono stati aggiunti quelli emessi dagli enti locali. Il tasso dei depositi bancari, già negativo, è stato ulteriormente abbassato da -0,2% a -0,3%.

Il 10 marzo 2016 la Bce ha deciso di portate l’importo mensile da 60 a 80 miliardi di dollari già dal successivo mese di aprile. Ai titoli acquistabili sono stati aggiunti anche quelli di società private non bancarie con rating superiore a BBB-. Il tasso di riferimento è rimasto allo 0%, mentre il tasso sui depositi è sceso a -0,4% dal precedente -0,3%.

L'8 dicembre 2016 la BCE ha esteso la durata del Quantitative Easing. Gli acquisti mensili per 80 miliardi di euro continueranno fino al mese di marzo del 2017. E fino alla fine dello stesso anno la Bce effettuerà acquisti per 60 miliardi di euro al mese. I tassi di interesse sono invece rimasti invariati: tasso di riferimento allo 0%; tasso di rifinanziamento marginale allo 0,25%; tasso sui depositi presso la Bce al -0,40%.

Il 19 gennaio 2017 la Banca Centrale Europea ha confermato la politica monetaria già in atto, il livello dei tassi di interesse e il programma di acquisto dei titoli di stato. Il saggio di riferimento è stato quindi confermato allo zero, mentre quello sui depositi resta negativo e pari al -0,4%. Verranno proseguiti gli acquisti di titoli di stato all’attuale ritmo mensile di 80 miliardi di euro sino alla fine di marzo 2017. Dal mese successivo gli acquisti netti scenderanno a un ritmo mensile di 60 miliardi di euro sino alla fine di dicembre 2017 o anche oltre se necessario. E in ogni caso finché non riscontrerà un aggiustamento durevole dell’evoluzione dei prezzi, coerente con il proprio obiettivo di inflazione.

A ottobre del 2017 (il 25) Francoforte ha deciso di prolungare la manovra per altri 9 mesi, (sino a settembre 2018), dimezzando a 30 miliardi di euro al mese l'entità della misura da gennaio 2018.

Il 14 giugno 2018 il consiglio direttivo della BCE ha esteso ulteriormente il quantitative easing per tutto il 2018, portando il totale mensile degli acquisti dell'ultimo trimestre a 15 miliardi di euro al mese. Si è stabilito di continuare a reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza anche oltre la fine del programma di quantitative easing.

Il 31 dicembre 2018 si è concluso il programma.

Il 12 settembre 2019 Mario Draghi, in una delle sue ultime uscite da presidente, ha annunciato la decisione del board di riprendere gli acquisti netti, nell’ambito del programma di acquisto di attività (PAA), a un ritmo mensile di 20 miliardi di euro a partire dal 1° novembre 2019. Il consiglio direttivo ha dichiarato in quella sede l'attesa che proseguiranno finché necessario a rafforzare l’impatto di accomodamento dei suoi tassi di riferimento e che termineranno poco prima che inizierà a innalzare i tassi di riferimento.

 

QUANTITATIVE EASING FED (IN USA) E BOJ (IN GIAPPONE)

Operazioni di Quantitative Easing sono state realizzate anche in Giappone e negli Stati Uniti. Il Giappone ha iniziato verso la fine degli anni novanta, per proseguire fino ad oggi. L’obiettivo specifico è stato quello di sconfiggere la deflazione. Nel 2014 la Banca del Giappone ha incrementato le dimensioni del Quantitative Easing già in atto tanto da dover raddoppiare la fornitura di moneta.

Negli Stati Uniti il QE ha fatto la sua apparizione nel 2009, come strategia per attenuare gli effetti negativi della crisi economica e finanziaria esplosa in quegli anni. La creazione di moneta è servita per acquistare titoli federali ma anche titoli “tossici” come i mutui subprime. La Federal Reserve ha inoltre abbassato il tasso di riferimento a livelli molto prossimi allo zero, rialzandoli, anche se molto poco, solo nel 2016. Secondo la maggior parte degli analisti, l’intervento della Banca Centrale americana è stato essenziale per salvare l’economia Usa. E di conseguenza quella di gran parte del resto del mondo.

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