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Mes (Meccanismo europeo di stabilità): cos'è, come funziona e perché crea tante polemiche

Il Mes, acronimo di Meccanismo europeo di stabilità (o European Stability Mechanism, Esm, in inglese) è un fondo per sostenere i Paesi che adottano l’euro in caso di difficoltà economica

di Carlo Sala 4 dic 2019 ore 11:58

european-stability-mechanismIl Mes è un fondo per sostenere i Paesi che adottano l’euro in caso di difficoltà economica. Mes significa infatti Meccanismo europeo di stabilità (European Stability Mechanism, Esm, in inglese).

Il presupposto su cui si basa è che quando un Paese ha difficoltà economiche, la sua moneta perde valore rispetto alle altre. Ma se quella moneta, come nel caso dell’euro, è anche la moneta di altri Paesi, tutti rischiano di subire perdite per "colpa" di pochi. Così il Mes è stato creato nel 2012 proprio per impedire questo rischio. Ed è noto come fondo salva-Stati perché serve ad aiutare quegli Stati, parte dell’euro, che per le loro difficoltà economiche possano creare problemi alla moneta comune.


Che cosa è il Mes, Meccanismo europeo di stabilità

Il Mes è un fondo alimentato dalle risorse fornite da tutti gli Stati che aderiscono ad esso. Si tratta degli stessi 19 Stati che hanno adottato l’euro. Ciascuno di essi contribuisce al fondo in base alla quota con cui partecipa alla Banca centrale europea (Bce), l'istituzione che emette l’euro. Il Mes ha oggi un capitale di 700 miliardi di euro. Il maggior contribuente è la Germania, con una quota di poco superiore al 27% del capitale di cui il Mes è dotato. L’Italia ha una quota pari a poco meno del 18%.

Col capitale fornito dagli Stati che ne fanno parte, il Mes effettua prestiti ai Paesi dell’area euro che per le loro difficoltà abbiano perso la fiducia da parte dei mercati Se un Paese appare economicamente troppo debole per riuscire a onorare i suoi debiti, per riuscire a ripagare i titoli di Stato attraverso i quali si finanzia, nessuno comprerà quei titoli di Stato. Oppure comprerà quei titoli di Stato chiedendo interessi molto alti, perché gli interessi sono tanto più alti quanto più c’è il rischio che chi emette i titoli di Stato e prende così soldi in prestito non sia in grado di restituire il prestito.

Il Mes entra in azione proprio in quel momento. Provvede a recuperare risorse sui mercati finanziari al posto dello Stato di cui i mercati non si fidano più o si fidano molto poco.

 

Perché serve il Mes e non basta la Bce?

I titoli di Stato possono essere comprati dalla Banca centrale europea. Ma la Bce può comprare i titoli di Stato solo sul cosiddetto mercato secondario. Non li può comprare direttamente dallo Stato che li emette, sul mercato primario; può comprarli solo in seconda battuta dà qualcuno che li abbia già comprati e li rivenda, cioè sul mercato secondario. Si tratta di un limite su cui si basa tutta la costruzione dell’Unione europea introdotto per impedire le spese facili dello Stato. Se può vendere direttamente alla banca centrale i titoli di Stato attraverso cui finanziarsi, infatti, uno Stato può essere indotto a spendere con troppa facilità. E’ la cosiddetta "monetizzazione del debito" che porta facilmente all’inflazione: più moneta gira, infatti, più i prezzi salgono.

La Bce inoltre può comprare solo titoli di Stato che abbiano un certo rating, cioè che siano considerati affidabili e rimborsabili da chi li ha emessi.

 

Ma come funziona il Mes?

Il Mes può procurarsi risorse sui mercati finanziari a condizioni migliori dello Stato in difficoltà e convogliare quelle risorse sullo Stato in difficoltà. Può cioè agire come ‘prestatore di ultima istanza’ nei confronti di uno Stato al quale nessun altro è disposto a fornire denaro.

E lo può fare per 3 motivi:

    • perché non è il soggetto colpito direttamente dalle difficoltà economiche;
    • perché è composto (e diretto) da 19 Paesi, che difficilmente possono trovarsi tutti in difficoltà nello stesso momento;
    • perché ha una dotazione di partenza (700 miliardi) che garantisce la possibilità di riavere le somme che gli si prestano (e quindi è facile prestargli denaro senza chiedere interessi salati).

Naturalmente, il Mes non fornisce le risorse a uno Stato in difficoltà in cambio di nulla. L’assistenza deve essere anzitutto richiesta da chi ne ha bisogno. A quel punto,  il fondo, basato in Lussemburgo, entra in azione solo dopo aver valutato insieme alla Commissione europea, basata a Bruxelles:

    • se le difficoltà segnalate dal Paese possano creare problemi a tutti i soci dell’euro;
    • quale sia l’entità dell’assistenza di cui ha bisogno il Paese che ha chiesto aiuto.

In linea di massima, il Mes entra in azione entro una settimana dalla richiesta di aiuto.

La valutazione effettuata insieme alla Commissione europea può però anche portare a rifiutare l’assistenza richiesta.

 

Chi può rivolgersi al Mes

Fino ad oggi il Mes entra in azione soltanto se glielo chiede uno Stato che ne fa parte. La riforma del fondo in discussione prevede che anche le banche dei singoli Paesi aderenti al Mes possano chiedere l’intervento del Mes stesso. Le banche sono infatti i maggiori acquirenti dei titoli di Stato; sono quindi le più colpite nel caso in cui lo Stato che ha emesso quei titoli non sia più in grado di ripagarli. Oggi però le banche possono solo aspettare che sia lo Stato a muoversi per chiedere assistenza.

Secondo il progetto di riforma, il Mes dovrebbe inoltre sostenere il fondo di risoluzione unico delle banche. In via di approntamento, questo fondo è stato pensato per gli istituti di credito in difficoltà ed in origine era a carico delle banche stesse. Adesso si sta pensando di farvi partecipare anche il Mes. L’idea di consentire alle banche di rivolgersi direttamente al Mes deriva anche dal fatto che esso partecipa al fondo di risoluzione unico delle banche stesse.

 

Come può cambiare il Mes

La riforma in discussione inquesti giorni, nel dicembre del 2019, introduce criteri più severi per accogliere la richiesta di assistenza indirizzata al Mes. Non c’è ancora nulla di definitivo, ma in futuro un Paese in difficoltà potrebbe ottenere aiuto solo se i suoi debiti appaiano sostenibili.

L’assistenza del Mes potrebbe essere esclusa nel caso il Paese che la chieda sia sottoposto a procedura di infrazione da parte della Commissione europea. Nel caso cioè il Paese sia già stato avvertito dalla Commissione che la sua gestione economica andava rivista e abbia ignorato tali ammonimenti.

La possibilità che la richiesta di aiuto di un Paese sia valutata in modo più severo da Mes e Commissione europea non piace a chi pensa che le scelte di un governo votato dagli elettori non possono essere contestate da chi non è eletto. Il Mes è però diretto da un Consiglio dei governatori di cui fanno parte i ministri finanziari degli Stati partecipanti. E la Commissione europea è composta da commissari scelti dai Paesi della Ue e approvati dal Parlamento europeo nel quale siedono i partiti che corrono nelle elezioni per i governi nazionali.

La possibilità che il soccorso del Mes sia invocato direttamente dalle banche appare un attacco alla sovranità perché consente anche a privati ciò che oggi è consentito solo all’autorità pubblica (il governo). E però il governo stesso a vendere ai privati quei titoli di Stato che possono giustificare il ricorso delle banche al Mes.

Qualsiasi banca di tutti i 19 Paesi aderenti al Mes può ricorrere al Mes stesso. Il Mes può certamente aiutare banche tedesche, se queste lo chiedono. E per assisterle può utilizzare tutte le risorse che ha disposizione, non solo quelle fornite dalla Germania ma anche quelle italiane e degli altri Paesi. Allo stesso modo, però, il Mes può aiutare le banche italiane, se una richiesta di aiuto viene da loro, utilizzando le risorse fornite dall’Italia e dagli altri Paesi. In effetti in questa fase le tedesche Deutsche Bank e Commerzbank potrebbero avere difficoltà tali da dover chiedere aiuto. Ma chi contesta che il Mes serve solo a dare i soldi degli italiani alle banche tedesche dimentica che vale anche il contrario. Il Mes realizza quel principio di mutualità all’interno dell’area euro contro cui per anni proprio i tedeschi si sono opposti considerando gli italiani troppo spendaccioni e ‘cicale’.

 

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