IPO: conviene investire in fase di collocamento?
Investire in fase di collocamento può dare grandi soddisfazioni, ma presenta anche rischi specifici. E non tutte le Ipo sono come quelle di Google e Apple.
di Marco Delugan 26 lug 2017 ore 11:17Initial public offering sta per offerta pubblica iniziale (IPO), ed è il procedimento con cui una società per azioni si quota in borsa. Quotarsi in borsa vuol dire aprire la società, le cui quote sono solitamente detenute da un ristretto numero di azionisti, a un mercato più vasto.
Le IPO sono eventi importanti e spesso attirano l’attenzione degli investitori. Sono anche eventi complessi, che seguono fasi delicate e che coinvolgono diversi soggetti e diverse competenze.
Investire in fase di collocamento può essere una fortuna – si pensi ad esempio a collocamenti come quelli di Apple e di Google - ma presenta anche rischi specifici. Ad esempio quelli legati alla formazione del prezzo. E quelli legati alla conoscenza dell’azienda che non potrà mai essere altrettanto completa di quella che si può ottenere su aziende quotate già da un po’.
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IPO, COS'E' IL COLLOCAMENTO IN BORSA
Come abbiamo visto sopra, l’offerta pubblica iniziale è il procedimento con cui una società si quota in borsa. Una IPO può avvenire in tre modi. Quando vengono offerti sul mercato titoli di nuova emissione si parla di offerta pubblica di sottoscrizione (OPS). Quando vengono offerti titoli già esistenti si parla di offerta pubblica di vendita (OPV). E quando vengono offerti titoli sia di nuova emissione che già esistenti si parla di offerta pubblica di vendita e di sottoscrizione (OPVS).
L’emissione di nuove azioni comporta una raccolta di capitale. Mentre collocando azioni già esistenti i soci riceveranno denaro ma perderanno i diritti corrispondenti alle quote cedute.
La quotazione in borsa comporta diversi tipi di benefici, ma anche diversi costi. I benefici possono andare dall’acquisizione di nuovi soci alla crescita della reputazione e dell’immagine dell’azienda. Ma ci sono anche benefici strettamente finanziari. Le risorse eventualmente raccolte (OPS; OPVS) possono essere infatti utilizzate per ridurre l’indebitamento e/o per nuovi investimenti.
I costi riguardano la quotazione in quanto tale, come le spese per consulenze e certificazioni, per le pratiche amministrative, per il marketing e il road show. Ma ci sono anche spese per il mantenimento della quotazione negli anni successivi.
Molto importante per chi considera l’ipotesi di investire nella società che si sta quotando, è il prospetto informativo. Il prospetto informativo, infatti, contiene moltissime informazioni su cosa fa l’azienda, quanto è stata valutata, quali sono i suoi principali azionisti e come stanno andando i conti da un punto di vista reddituale, patrimoniale e finanziario. Oltre a dati sul settore in cui l’azienda opera e sugli strumenti che verranno quotati.
IPO: LE FASI DEL COLLOCAMENTO
L’offerta pubblica iniziale può seguire diverse strade (categorie di collocamento), ognuna caratterizzata da diverse fasi. Le principali categorie di collocamento sono tre: il book building, l’offerta a prezzo fisso e l’asta.
In Italia, la strada più utilizzata per quotare una azienda in borsa è quella denominata book building. Le fasi che la caratterizzano sono quelle che seguono.
La prima cosa da fare è decidere di quotarsi. Cosa non semplice, che di solito viene presa assieme a un advisor strategico. In questa fase l’azienda decide anche quante azioni verranno collocate, se già esistenti o di nuova emissione, e i tempi dell’operazione complessiva.
A questo punto verranno individuati i collocatori, e cioè i soggetti che accompagneranno operativamente l’azienda in borsa. Sono il global coordinator e il pool di banche che collocherà le azioni sul mercato, sia retail che presso gli investitori istituzionali.
Verrà poi pubblicato il prospetto informativo, e definito il range di prezzo a cui il titolo verrà proposto al mercato.
Tra le ultime fasi vi è quella del road show, una serie di incontri con la comunità finanziaria per presentare l’offerta, raccogliere le prime adesioni di investitori istituzionali e raccogliere umori e opinioni sull’operazione e sul prezzo di offerta.
Ultima fase è il vero e proprio sbarco in borsa.
CONVIENE INVESTIRE IN UNA IPO?
Per chi ha acquistato in fase di collocamento titoli come Apple o Google, o qualche anno prima (per dire) titoli come Wal Mart o Cola Cola, le IPO saranno sicuramente un bel ricordo. Ma non tutte vanno così. E tutte, comunque, presentano dei rischi specifici.
I primi rischi riguardano il prezzo e la sua formazione. Non può essere, ovviamente, definito dal mercato, perché deciso prima dello scambio materiale dei titoli in borsa. Il processo e le valutazioni che portano alla sua definizione non sono, per loro natura, del tutto trasparenti. E capita che aspettative irrealistiche influiscano sulla valutazione del titolo da parte dei collocatori. Non è infrequente, inoltre, che il mercato smentisca velocemente tali valutazioni, facendo scendere o salire velocemente il prezzo nel periodo immediatamente successivo alla quotazione.
Altri rischi provengono dalla storia e dalle informazioni che gli investitori possono raccogliere sull’azienda stessa. Le aziende già quotate, magari da qualche anno, non solo hanno già dato prova di se, ma hanno anche espresso risultati economici e performance borsistiche che gli investitori possono consultare e analizzare per farsi un’idea sulle prospettive dell’azienda. Per una azienda che si sta quotando questo vale molto meno.
Quindi, che fare?
Secondo alcuni esperti, oltre a informarsi in modo da capire bene l’azienda, i suoi prodotti e/o servizi, e il suo modello di business, una cosa saggia può essere lasciar passare qualche mese, in modo che gli eccessi che a volte accompagnano una IPO si siano stemperati, e presente e futuro dell’azienda si siano in qualche modo chiariti. E soprattutto ricordarsi sempre che si sta investendo in una azienda, e non in un evento borsistico.