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Gli indici dei mercati finanziari

Price o value weighted, come sono fatti i protagonisti dei mercati

di Daniele Tortoriello
Gli indici di borsa possono essere considerati il parametro più significativo, essendo di immediata comprensione, per rappresentare l’andamento di un dato mercato in certo intervallo temporale; vediamone le metodologie di calcolo e i possibili utilizzi.

Un indice di borsa rappresenta il “prezzo” o, meglio, il valore di un determinato mercato, o di un certo paniere composto dai titoli maggiormente rappresentativi, e ne fotografa la situazione attraverso una misurazione sintetica ma esaustiva del trend del mercato stesso.

Il valore di partenza è convenzionalmente posto ad un certo livello di riferimento, in un certo anno base. Di per sé, il valore dell’indice non è molto significativo, mentre quello di cui si tiene conto è la sua variazione percentuale, essendo il rendimento che si otterrebbe investendo nei titoli compresi nell’indice e nella stessa proporzione.

Gli indici sono ottenuti da medie ponderate dei prezzi dei titoli negoziati in borsa, la cui costruzione può avvenire secondo modalità differenti, basate su differenti meccanismi di ponderazione dei singoli titoli. Pertanto, utilizzando questo criterio, possiamo dividere gli indici in:
  1. indici price weighted, in cui il peso del titolo dipende dal suo prezzo. Questa tipologia di indici ha un grosso limite legato alla non considerazione della dimensione, in termini di capitalizzazione, della società. Infatti, i titoli con il prezzo maggiore influiscono sul valore dell’indice in misura superiore rispetto ai titoli con prezzo minore, ma il fatto che un’azione abbia un prezzo superiore a un’altra non implica in alcun modo che le relative società emittenti rispettino lo stesso ordine dimensionale. Esempi illustri di questa categoria sono il Dow Jones Industrial Average (Borsa di New York) e il Nikkei 225 (Borsa di Tokyo);
  2. indici value weighted, in cui la ponderazione dei singoli titoli dipende dalla loro capitalizzazione in termini relativi al mercato (rapporto tra capitalizzazione del titolo e il valore della borsa nel suo complesso). Rispetto ai precedenti, quindi, questi indici riflettono prevalentemente l’andamento dei titoli azionari delle società più grandi. Ne sono esempi lo S&P/500 (Borsa di New York), il FTSE /MIB (Borsa di Milano), il FTSE 100 (Borsa di Londra), il CAC40 (Borsa di Parigi), il DAX30 (Borsa di Francoforte) e l’HANG SENG (Borsa di Hong Kong).

Tutti gli indici finora citati sono indici parziali, ovvero indici che comprendono solo un campione di tutti i titoli quotati in un certo mercato; a questi si contrappongono gli indici generali, i quali, invece, includono tutti i titoli. Il metodo di scelta del campione può seguire differenti criteri, tra questi, uno dei più importanti, è quello che raggruppa insieme i titoli delle società che operano nel medesimo settore produttivo. Si hanno così gli indici settoriali, che hanno appunto la funzione di indicare la salute di un certo comparto economico.

Non è un caso che tra gli indici citati quelli più numerosi siano indici parziali value weighted. Infatti, gli indici così costruiti assolvono meglio alle loro funzioni in quanto permettono, contemporaneamente, di dare una raffigurazione complessiva dell’evoluzione del mercato e di essere facilmente replicabili dagli operatori.

Infine, passando ad analizzare i possibili utilizzi, constatiamo che essi possono fungere da parametro di riferimento per le politiche gestionali di gestori di fondi comuni di investimento o di altri investitori istituzionali, oppure da parametri ai quali indicizzare il rendimento di certi strumenti finanziari (ad esempio le obbligazioni strutturate), oppure da strumento sottostante di alcuni strumenti derivati (ad esempio future e opzioni su indici).


Daniele Tortoriello
danitorto@hotmail.com


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