10 cose sul Dow Jones che non tutti sanno
Ha appena compiuto 120 anni ed è il più famoso indice azionario del mondo. Uno dei suoi “custodi” ne ha raccontato i segreti. Dieci, per cominciare. Cose che non tutti sanno
di Marco Delugan 27 mag 2016 ore 12:22John A. Prestbo è stato per vent’anni un “custode del Dow”, espressione forse un po’ enfatica per indicare chi ne ha controllato la rappresentatività nel tempo, inserendo e togliendo aziende e modificandone il sistema di calcolo. In occasione dei 120 anni dell’indice – caduti ieri, giovedì 26 maggio 2016 - ha scritto per Marketwatch di 10 cose sul Dow Jones Industrial Average (DJIA) che probabilmente non tutti sanno.
Eccole.
1- Il DJIA non è l’indice più antico del mondo
Il primato appartiene invece al Dow Jones Transportation Average che Charles Dow, fondatore del Wall Street Journal e del DJIA aveva definito nel 1884, 12 anni prima dell’indice industriale che è stato lanciato nel 1896.
Ai tempi di Dow, le aziende ferroviarie erano le più grandi del mercato azionario, per questo l’indice dei trasporti era più adatto a rappresentarne l’andamento. Delle 11 aziende che ne facevano parte nel 1884, solo due non erano ferroviarie.
Ma dopo la seconda guerra mondiale il settore ha iniziato a consolidarsi intorno poche grandi imprese, mentre è cresciuto il trasporto su gomma e aereo. E così la composizione ha iniziato a cambiare seguendo l’evoluzione del sistema.
2 – Nessuna azione è sempre stata nel DJIA, nemmeno la General Electric
La composizione iniziale del DJIA comprendeva solo 12 azioni, tutte del settore industriale. Di queste 12, solo la General Electric è ancora nell’indice attuale, ma ha perso qualche anno durante la strada: è uscita nel 1898 per rientrarvi nel 1899; è uscita di nuovo nel 1901 per essere reinserita nel 1907.
3 – Il Dow non è più una media vera e propria
All’inizio lo era. Il Dow sommava i prezzi delle azioni e divideva il risultato per il loro numero. Col tempo, questa modalità di calcolo è stata resa più complessa dal frazionamento delle azioni che ha ridotto il prezzo dei singoli titoli. Nel 1916, quando il Dow è cresciuto a 20 titoli dai precedenti 12, il prezzo della General Electric, per esempio, è stato moltiplicato per 4 prima di essere inserito nel calcolo, in modo da correggere i precedenti frazionamenti.
4 – La media è stata abbandonata nel 1928, quando il Dow si è allargato a 30 titoli
Da allora il poi, la somma dei prezzi è stata divisa da un coefficiente aggiustato ogni volta che un componente veniva frazionato per fare in modo che il Dow tornasse coerente con quello che era prima dello split.
Il frazionamento ha ridotto negli anni il divisore, che il 27 maggio 1986 è sceso sotto l’unità, dove è rimasto. Quando si divide per un numero inferiore a 1, il divisore diventa in realtà un moltiplicatore.
Ecco perché se si sommano i 30 prezzi si ottiene un risultato di circa 2.600 dollari, mentre l’indice fluttua intorno ai 18.000 punti.
5 – In molti hanno contestato la composizione dell’indice, anche Steve Jobs
Quando si selezionano i titoli per il Dow, gli analisti cercano di riassumere il mercato in 30 titoli. Ma spesso vengono contestati per avere o non avere inserito un titolo piuttosto che un altro. Prestbo racconta di aver ricevuto pressioni per inserire nell’indice i titoli di Microsoft e di Intel per molti anni prima di farlo davvero nel 1999.
Anche Apple è stata un titolo azione che in molti volevano vedere tra i trenta del DJIA.
Un venerdì pomeriggio, Steve Jobs ha telefonato per chiedere perché non avevamo aggiunto la sua azienda. Ho spiegato che la quotazione di Apple era cresciuta così tanto che avrebbe dominato e distorto l’andamento dell’indice. Dopo la sua morte, Apple ha frazionato il titolo, che è poi stato inserito nell’indice nel 2015.
6 – Il DJIA è cresciuto per 78 dei suoi 120 anni, ma è crollato nel primo
L’indice DJIA ha visto la luce il 26 maggio 1896 e il suo primo valore è stato di 40,94 punti. Nell’agosto di quell’anno è poi sceso del 30%, a 28,48 punti. La competizione per le elezioni presidenziali tra William McKinley e William Jennings Bryan, che si sarebbero tenute l’anno dopo, si era surriscaldata al punto da preoccupare gli investitori. E’ stata la chiusura più bassa di sempre per il DJIA.
7 – La grande depressione ha colpito duramente anche il DJIA
Secondo gli storici dell’economia la Grande Depressione è iniziata nel 1929 ed è finita nel 1935. La scintilla iniziale viene fatta coincidere con il crollo di Wall Street del 24 ottobre 1929, a cui seguì il definitivo crollo della borsa il 29 ottobre. Le difficoltà economiche e finanziarie furono tali che circa tre anni dopo, l’8 luglio del 1932, l’indice chiuse a 41,22 punti, solo lo 0,7% in più rispetto all’inizio, 36 anni prima.
8 – Il DJIA è leggermente meno volatile degli altri indici di mercato
Dal 2000 a oggi la deviazione standard giornaliera del DJIA è 0,91 contro lo 0,98 dello S&P 500. Si potrebbe pensare che un indice composto da sole 30 azioni sia più volatile di uno composto da 500. Ma è anche vero che le azioni più piccole – che sono nello S&P 500 e non nel Dow – sono più volatili di quelle più grandi.
9 – Ogni variazione del DJIA significa meno di quanto significasse una volta
Quando l’indice sale, ogni punto di crescita è più facile da ottenere su base percentuale. In termini di punti, le variazioni annuali più ampie si sono realizzate nel 2013 (+3.472,52) e nel 2008 (-4.488,43).
In termini percentuali, il meglio e il peggio sono accaduti invece molti anni fa: +66,7% nel 1933 e -52,7% nel 1931. Nel 21esimo secolo, il 2013 è 19esimo con una crescita del 26,5% e il 2008 è 117esimo con -33,8%.
10 – Il Dow non fa più parte della News Corp’s Dow Jones & Co., editore del Wall Street Journal
Dal 2012 è proprietà della S&P Dow Jones Indices, a sua volta parte della S&P Global Inc. I giornalisti del Wall Street Journal partecipano ancora alla selezione delle aziende per la gestione dell’indice.