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Macro Usa, produzione industriale e utilizzo capacità produttiva

di Marco Delugan

Con produzione industriale si intende la quantità fisica di prodotto realizzata dal settore manifatturiero, da quello estrattivo e da quelle delle utilities. L’utilizzo della capacità riguarda il grado di utilizzo di macchinari e stabilimenti. Dati che spesso muovono i mercati, soprattutto se diversi dalle attese degli economisti. Sono meno importanti di altri,  per i mercati finanziari, perché, seppure abbastanza tempestivo - il rapporto della Federal Reserve viene divulgato solo 15 giorni dopo la chiusura del mese a cui si riferisce – al momento della sua pubblicazione molti altri dati sull’andamento dell’economia sono già noti.

PRODUZIONE INDUSTRIALE E UTILIZZO CAPACITA' PRODUTTIVA: COSA E'
Due rapporti di ricerca. Il primo misura la variazione dell’output dei settori manifatturiero, estrattivo, del gas e dell’elettricità con riferimento alla quantità fisica prodotta; il secondo, il livello di utilizzo della capacità produttiva negli stessi settori.

PRODUZIONE INDUSTRIALE E UTILIZZO CAPACITA' PRODUTTIVA: COME VIENE ELABORATO
La Federal Reserve raccoglie i dati necessari per il rapporto sulla produzione industriale da fonti pubbliche e da associazioni industriali private su 295 comparti industriali. I dati vengono poi pesati secondo l’importanza del singolo comparto per l’intero settore. La prima versione del rapporto, che viene pubblicata 15 giorni dopo la fine del mese a cui si riferisce, si fonda su poco più della metà dei dati necessari. Quello che manca viene stimato. Per questo nei successivi rapporti, con l’arrivo di altri dati, possono venir pubblicate revisioni della prima stima.

Il rapporto sull’utilizzo della capacità produttiva si fonda sui dati raccolti tra 85 comparti industriali. E’ una stima molto complessa, per diverse ragioni. Ad esempio il fatto che parte della capacità produttiva delle imprese americane è stata trasferita all’estero, che è difficile capire velocemente se un nuovo impianto va a sostituirne uno vecchio o se si aggiunge alla capacità produttiva già esistente e, ancora, che le operazioni di fusione e quelle di acquisizione di nuove aziende portano spesso alla dismissione di stabilimenti, e anche in questo caso non è agevole capire rapidamente cose è successo. Senza contare che la definizione di utilizzo normale, quello che sarà poi il riferimento per l’elaborazione dell’indice, è in parte discrezionale.

PRODUZIONE INDUSTRIALE E UTILIZZO CAPACITA' PRODUTTIVA: I DATI PIU' IMPORTANTI
L’andamento della produzione industriale a livello complessivo e analizzato per settore: manifatturiero, estrattivo, dell’energia elettrica e del gas. Tra i prodotti finiti, una delle categorie in cui la produzione industriale può essere suddivisa, è utile osservare l’andamento di consumi e investimenti produttivi. Altra categoria importante è quella dei veicoli a motore: auto e camion. E’ un settore che occupa milioni di persone, e conta per il 4% circa del prodotto interno lordo.

L’indice di utilizzo della capacità produttiva per l’intero settore industriale, e per manifattura, estrazioni, elettricità e gas. Un tasso inferiore all’80%, che vuol dire un buon margine di capacità inutilizzata, può prospettare possibili licenziamenti e sicuramente non lascia prevedere nuovi investimenti produttivi. Se il grado di utilizzo si alza tra l’82% e l’85%, invece, possono generarsi difficoltà a mantenere il ritmo di produzione, pressioni inflative dal lato della produzione e, se le imprese dovessero considerare sostenibile anche per il futuro quel livello di domanda, a nuovi investimenti produttivi. Ma non basta certo la lettura di questo solo indice per giungere a una di queste conclusioni.

PRODUZIONE INDUSTRIALE E UTILIZZO CAPACITA' PRODUTTIVA: IMPORTANZA PER IL MERCATO

L'indice della produzione industriale muove frequentemente i mercati. E' considerato un indicatore tempestivo. Una sua crescita, soprattutto se superiore alle attese, viene accolta con favore dai mercati, con possibile crescita degli indici; al contrario una sua contrazione. Soprattutto quando i risultati sono molto diversi dalle attese. Non è però tra i più importanti, in quanto molti dei dati utili a prevedere l’andamento dell’economia sono già stati pubblicati, come quelli sulle ore lavorate, sui prezzi alla produzione e sulle vendite al dettaglio, e i risultati dell’indagine ISM sul settore manifatturiero.

Effetto sulle obbligazioni
Come abbiamo appena visto, molti dei dati che permettono la previsione di alcune delle variabili importanti per i mercati finanziari sono già stati pubblicati quando esce il rapporto su produzione industriale e utilizzo della capacità produttiva. Solo variazioni della produzione superiori alle attese, e un livello di utilizzo della capacità delle imprese superiore all’82%, livello che può generare spinte inflative, possono portare a movimenti importanti nei prezzi delle obbligazioni. In questo secondo caso, in discesa.

Effetto sulle azioni
Se l’economia cresce, anche le quotazioni azionarie, di solito, crescono. L’unico rischio è che alla crescita economica si possa accompagnare anche la crescita dei prezzi. Questo, soprattutto se accompagnato da un incremento del costo del denaro, può ridurre i profitti aziendali e, di conseguenza, deprimere i corsi azionari.

Effetto sul dollaro
Anche nei confronti del dollaro questo rapporto riveste un’importanza non grandissima. La regola rimane la seguente: un’economia vivace, tassi di interesse più alti che altrove e mercati azionari in crescita rendono interessante investire in strumenti finanziari americani, sostenendo così la quotazione del dollaro. 

Frequenza: mensile; e i dati riguardano il mese precedente.

Fonte: Federal Reserve.

Link: http://www.federalreserve.gov/releases/G17/Current/default.htm

Revisioni: modeste ma possibili nei tre mesi successivi.

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