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Glossario minimo sugli indicatori macroeconomici

di Marco Delugan

Come ogni campo di studi, anche la macroeconomia ha il suo gergo, un assortimento di parole con cui prendere confidenza. E anche restringendo il campo all’esame degli indicatori macroeconomici, qualche parola speciale bisogna conoscerla. Ma niente paura, sono pochissime: 4 in tutto. Più una: indicatore macroeconomico. Un indicatore macroeconomico è una statistica – o numero, se si preferisce – che indica lo stato di una delle dimensioni dell’economia: produzione, consumi, lavoro, fiducia, eccetera. Gli indicatori macroeconomici vengono prodotti e pubblicati periodicamente da agenzie pubbliche o private.

Ecco le altre 4.

Consensus (le attese degli analisti) -
Il clima di fiducia sulle prospettive dell’economia è il risultato di una sorta di elaborazione collettiva in cui opinioni, umori, scelte piccole e grandi contribuiscono e formarlo. Ci sono voci più importanti, che pesano di più nel dar forma al sentiment generale, e voci che lo sono di meno. I dati ufficiali la fanno da padroni, ma anche le opinioni di economisti, banchieri, imprenditori e commentatori dei fatti economici hanno un peso rilevante. Nell’ambiente informazionale in cui prendono forma le scelte di investimento, un ruolo importante lo giocano le così dette previsioni di Consensus. I Consensus vengono prodotti da diverse agenzie di informazione in modo abbastanza semplice: intervistano un panel di economisti, chiedono una stima per uno o più indicatori macroeconomici, e ne fanno la media. Se il dato marcoeconomico risulta migliore del Consensus, è allora possibile che i mercati finanziari reagiscano positivamente alla notizia, con una crescita delle quotazioni; se il dato risulta peggiore, la reazione può essere negativa. Quello che trovate nelle notizie e nelle tabelle dati di Soldionline.it è il Consensus del sito internet americano Marketwatch.com.


Dato annualizzato -
Esempio: vendita mensile di automobili. Con dato annualizzato si intende quante automobili verrebbero vendute in un anno se le vendite di quel mese venissero mantenute per 12 mesi. Per ottenerlo si moltiplica la cifra mensile per 12. In modo simile, se il dato è trimestrale, come nel caso del prodotto interno lordo, si deve moltiplicare per 4. Perché tutto questo? Per avere un riferimento temporale che sia lo stesso per tutte le statistiche macroeconomiche, e perché gli economisti sono abituati a ragionare in termini di variazioni annuali.

Ciclo economico -
Sono gli alti e bassi dell’economia, periodi di crescita che seguono periodi di contrazione. La rappresentazione più diffusa del ciclo economico lo vede composto di cinque fasi. La prima è quella che segue la recessione: l’attività smette di ridursi, l’economia si assesta, e comincia a dare i primi segnali di ripresa. Nella seconda fase prende forza la ripresa vera e propria, non si manifestano ancora segni di surriscaldamento e nemmeno spinte inflative evidenti. Nella terza, ancora di crescita, l’economia comincia a mostrare segni di fatica: crescono i tassi di interesse, i salari, i prezzi… Nella quarta la fatica diventa un peso, l’economia rallenta e comincia la fase di recessione. La quinta fase è la recessione vera e propria. Una regola empirica vuole che la recessione sia conclamata solo quando il prodotto interno lordo si contrae per due trimestri consecutivi. Per definizioni più scientifiche esistono istituti di ricerca economica che, tra gli altri, hanno il compito di datare le fasi del ciclo economico.

Medie mobili
- Può capitare che il singolo dato, mensile o settimanale, sia determinato da cause non ordinarie. Si pensi al tempo atmosferico, che può condizionare l’attività dei cantieri edili, o ai giorni di vacanza per gli uffici pubblici che, nel caso delle richieste di sussidi per la disoccupazione, poteranno a una riduzione anomala dei dati settimanali perché chi ne ha bisogno non potrà registrare la richiesta. Per ovviare a questi inconvenienti vengono calcolate le medie mobili. La media mobile non è altro che la media di una serie di dati calcolata sommando i valori della serie e dividendo il tutto per il numero delle osservazioni, con la particolarità che la serie si muove nel tempo. Esempio: la media mobile a quattro termini per le nuove richieste di sussidi per la disoccupazione viene calcolata sommando gli ultimi 4 dati settimanali, compreso l’ultimo disponibile, e dividendo poi per 4. E ad ogni nuovo dato, la serie si sposta in avanti. Il vantaggio delle medie mobili è quello di smussare la serie storica, riducendo l’impatto dei fattori straordinari, e permettendo una lettura più meditata dell’andamento di fondo del fenomeno che si sta esaminando. Lo svantaggio è quello di attenuare movimenti dell’indice che potrebbero invece rappresentare punti di svolta, rispondere più lentamente del dato puntuale a cambiamenti genuini nel trend dell’indicatore considerato.

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