Teaching Minds - How Cognitive Science Can Save Our Schools, di Roger Schank
L'intervista esclusiva a Roger Schank, uno dei pensatori più innovativi al mondo in materia di istruzione. Il suo recente Teaching Minds è il culmine della sua vita di pensiero sull'insegnamento e l'apprendimento
di Redazione Soldionline 21 ott 2020 ore 09:54Roger Schank. Ph.D., è il presidente e amministratore delegato di Socratic Arts, una società che fornisce programmi di studio incentrati sulla storia ad aziende e scuole. È anche il direttore esecutivo e fondatore di Engines for Education.
Sono riuscito a rivolgere alcune domande al professor Roger Schank, ritenuto da molti un rivoluzionario, un visionario nel mondo dell’insegnamento utilizzando le tecnologie informatiche. Quello che posso assicurare è che il Prof. Schank è uno dei massimi esperti nel suo campo.
D: Professor Schank, lei è un ideatore di programmi di studio ed è riconosciuto come uno dei maggiori esperti nel campo dell’innovazione digitale ed un ricercatore nel campo dell'intelligenza artificiale. Come vede la transizione educativa dal sistema tradizionale al "nuovo sistema scolastico digitale?" Qual è la sua visione e qual è la sua esperienza?
R: La scuola "classica" così come è stata pensata nell’epoca romana aveva come obiettivo quello di insegnare le arti liberali agli studenti delle classi abbienti in modo che potessero diventare oratori nel Foro. Le università oggi non seguono il nostro indirizzo e non tentano di creare delle persone che abbiano la capacità di produrre un pensiero autonomo. Ed è per questo che i professori continuano a fornire esclusivamente una formazione basata sulla nozione, senza tentare di agevolare lo studente all’uso della conoscenza per creare un pensiero proprio. Il sistema evolutivo dell’insegnamento si sta muovendo nella direzione di un sistema interconnesso utilizzabile con i sistemi digitali. Non impariamo ascoltando, specialmente quando non siamo così interessati alla lezione in primo luogo. Platone ha osservato che si impara facendo, ma le scuole hanno deciso di ignorarlo perché il fare è difficile da implementare in una classe e per gli insegnanti è più semplice parlare. Un corso incentrato sul fare sfiderebbe semplicemente uno studente a fare qualcosa di unico e personale di cui ha appena assimilato i concetti. Per i docenti questa è una rivoluzione che culturalmente non sono ancora pronti a recepire.
Una delle cose che ho sempre trovato divertente dell'Italia è che la foto di Maria Montessori era sulla banconota da 1000 lire. Ma a quel tempo non c'erano scuole che utilizzassero il metodo Montessori in Italia. L'apprendimento online che consente agli studenti di andare per la propria strada e imparare facendo avrebbe reso la Montessori molto felice.
Con la stessa filosofia abbiamo realizzato centinaia di “learn by doing” (corsi esperienziali) nel corso degli anni. Devi cambiare la tua visione del mondo per costruirli.
D: Questo cambierà drasticamente il metodo d'insegnamento nei tempi da qui a venire? Che competenze dovrebbe avere un insegnante oggi per potersi fregiare del titolo di "digitalizzato", e come potrebbe sfruttare la tecnologia per svolgere la propria professione di insegnante con successo?
R: Nel 2000 la Carnegie Mellon University mi ha chiesto di rilevare il loro campus della Silicon Valley. Abbiamo realizzato molti corsi “learn-by-doing” (per formare talenti nel settore informatico). Non abbiamo fornito aule e gli studenti sono rimasti scioccati. Si sono organizzati per incontrarsi da Starbucks (dove potevano accedere facilmente a Internet).
Alcuni docenti si sono adattati al nostro metodo e hanno seguito da subito la nostra metodologia mentre altri si sono lamentati perché a loro modo di vedere stavamo snaturando le metodologie a cui loro erano abituati (corso: argomenti, lezioni e test).
Usciti dalla “confort-zone” li abbiamo convinti a fare le cose a modo nostro. Cito la testimonianza di uno dei tanti: "Mi ci è voluto un po’ per capire davvero come annullare circa 25 anni di esperienza di insegnamento da una cattedra in piedi davanti a una classe piena di gente che parla. Mi piace molto interagire con gli studenti e per quanto mi piace stare di fronte a una stanza piena di persone che parlano, è molto più soddisfacente avere a che fare con gruppi più piccoli, più di un'interazione uno contro uno ".
D: Lei ha creato un programma innovativo per la formazione delle nuove generazioni. Quali sono gli indirizzi che si dovrebbero seguire? Questo vale per le aziende e per i genitori italiani che vogliono garantire un futuro solido ai propri figli?
R: Recentemente il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha riconosciuto che la sicurezza informatica è un vero problema. Il nostro mandato prevedeva la preparazione degli studenti, addestrarli a scoprire le vulnerabilità delle aziende e delle istituzioni per poterle proteggere, per questo il mio team ha avuto l'incaricato di creare corsi sulla sicurezza informatica. Durante la creazione di questi corsi, abbiamo imparato che le persone interessate al cyber non erano i tipici studenti con un background tecnologico. A loro piaceva entrare nei sistemi per carpirne il funzionamento. Il nostro compito è stato quello di trasformare queste attitudini e questi talenti in hacker al servizio della sicurezza.
Gli iscritti ai nostri corsi erano tutti di diversa estrazione sociale e con esperienze lavorative non specifiche, questo per dimostrare che chiunque potrebbe diventare un professionista della sicurezza informatica se si applica allo studio durante i nostri corsi. Questo è uno degli indirizzi che consiglio.
D. E’possibile usufruire dei suoi corsi in Italia?
R: Recentemente ho reso possibile per le aziende italiane l'accesso ai nostri corsi innovativi per poter sopperire alla carenza di profili tecnologici nel campo della sicurezza dei dati, data scientist e sviluppatori software. I dati statistici dicono che in questo settore, Information Computer Technology, mancano circa 250.000 operatori. I nostri corsi sono fruibili in Italia attraverso un mio allievo, il dott. Savoretti Daniele, CEO della TECHNET LEARNING start-up innovativa dedita allo sviluppo dei talenti che ha realizzato un modello per consentire alle aziende di reperire dalle università studenti e neolaureati, creando professionisti pronti per essere inseriti attivamente nel mondo del lavoro.
Inserire il pensiero del Prof. Schank nel panorama della preparazione professionale dei nostri studenti, è in ogni caso un modo per offrire un contributo alla discussione che stanno affrontando giornalmente tutti coloro che si trovano oggi, a scegliere un programma di studio piuttosto che un altro per avere poi uno sbocco nel mondo del lavoro.
Massimo De Muro
www.iltrovalibri.it