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Filosofia e pratica del consumatore professionale

di Sarah Piglia
Si è sempre pensato che fossero i produttori a svolgere il ruolo fondamentale nell’economia capitalistica, quello di produrre ricchezza e così contribuire al progresso. Su questo sembrano essere tutti d’accordo: economisti, politici, intellettuali, gente comune, pensiamo tutti così.

Ma questo, a pensarci bene, valeva nell’economia della produzione, quella sporca e sofferente della rivoluzione industriale, e anche un po’ dopo. Ma nella sorridente economia dei consumi questo paradigma non vale più. C’è un eccesso strutturale di offerta di prodotti e servizi, e il loro valore sparisce se non vengono acquistati; è il consumatore che trasforma il rospo in principe, che acquistando quella merce la fa diventare ricchezza.

Tutto questo cambia i connotati del consumatore, che non consuma più per bisogno, questione abbondantenemente risolta, ma produce ricchezza. Così che il ruolo principe non lo svolgono più i produttori, ma i consumatori.

E’ Mauro Artibani, che come tutti noi è sempre stato un consumatore, a sostenere questa tesi nel suo libro dal titolo Professione Consumatore (Paoletti D’Isidori Capponi Editori, Marzo 2009). Artibani non fa solo teoria, ma anche pratica: ha deciso di smettere di farsi imporre le scelte ed è diventato, come dice il titolo, professionale: un professional consumer.

Ma cos’è un professional consumer? Il professional consumer è chi considera il consumare come un lavoro, vi impiega tempo, energia, competenza. Lo considera una professione che produce reddito… un reddito da intercettare a tutti i costi. Ma reddito in che senso? Reddito perché frutto di impegno, di tempo e competenze spese, come ricompensa di un lavoro, appunto.

Ecco alcuni esempi, alcune occasioni di cui approfittare, situazioni in cui il consumo come mestiere già comincia a delinearsi come possibilità reale. “Ci sono produttori avveduti – ci dice Artibani - che già utilizzano meccanismi di retribuzione, come le televisioni commerciali che non fanno pagare il canone e così pagano la nostra attenzione, che poi diventa pubblicità; stessa cosa fanno la free press i siti internet. E lo fa l’Ikea che retribuisce il montaggio del mobile, un lavoro che faccio io, con prezzi più bassi.”

Quello che possono fare i consumatori è, più in generale, quello che fanno i gruppi di acquisto solidale (gas): stare sul mercato e fare il prezzo. “I gas sono gruppi di pressione che fanno un lavoro e hanno in cambio un vantaggio di prezzo e qualità che è una sorta di retribuzione per il fatto di mettersi assieme, cercare i produttori, eccetera… e tutto questo si configura come un lavoro.” E stanare i punti deboli dell’offerta ovunque le si possa trovare: lo sapevate che nei mercatini rionali i prezzi variano di ora in ora, e alle 13,30 potete acquistare alla metà del prezzo delle 9?

Teoria e pratica per un nuovo ruolo, quindi.

Il libro è bello e vi consigliamo di leggerlo, soprattutto per lo stile molto semplice e immediato con cui è scritto: si parla di economia, di debito di domanda e di offerta, ma tutto in modo comprensibile anche ad un neofita della finanza e dell’economia.

Il blog di Mauro Artibani
http://www.professioneconsumatore.org/

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