T. Rowe Price: comprare le azioni in crescita
Acquistare nei settori dove crescono sia i volumi che gli utili
di Manuela TaglianiL'approccio di T. Rowe Price si concentrava sulla crescita, ciononostante non avrebbe mai pagato qualsiasi prezzo per un titolo. In realtà, parte della sua selezione era dedicata alla ricerca di titoli trascurati dal mercato.
Price usava il rapporto prezzo/utile (p/e) nelle sue analisi, e lo valutava anche in relazione all’andamento storico, preferendo, per esempio, non acquistare azioni che venivano scambiate a livelli troppo levati rispetto alla loro media storica. È interessante notare che Price si preoccupò dei p/e che la maggior parte delle azioni mostravano all'inizio degli anni '70, anticipando una delle peggiori inversioni di tendenza in 50 anni.
Price era un attento osservatore dei trend che derivavano da influenze sociali, politiche ed economiche, sul mercato in generale e su determinati settori, e investiva di conseguenza, utilizzando quindi un approccio Top-down.
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La sua visione dei trend era tuttavia ampia e di lungo termine. Infatti, a metà degli anni '60 previde che inflazione avrebbe avuto un'accelerazione e quindi sviluppò una strategia d'investimento che si concentrava sulle aziende di risorse naturali, il New Era Fund. Tuttavia considerava i trend anche in un contesto di breve periodo, sebbene non fosse un market timer, né un investitore ciclico che salta da un settore all'altro a seconda del ciclo economico.
In particolare riteneva che fosse importante selezionare le aziende in settori in crescita. Definiva il suo "settore in crescita" ideale, come uno in cui crescessero sia i volumi, sia gli utili. In un articolo scritto negli anni '30 si schierò contro il settore ferroviario che aveva utili sempre in crescita ma che non stava aumentando le miglia percorse per passeggero; e a favore del settore energetico, che stava aumentando la sua base clienti e i suoi utili nello stesso momento.
Manuela Tagliani
Price usava il rapporto prezzo/utile (p/e) nelle sue analisi, e lo valutava anche in relazione all’andamento storico, preferendo, per esempio, non acquistare azioni che venivano scambiate a livelli troppo levati rispetto alla loro media storica. È interessante notare che Price si preoccupò dei p/e che la maggior parte delle azioni mostravano all'inizio degli anni '70, anticipando una delle peggiori inversioni di tendenza in 50 anni.
Price era un attento osservatore dei trend che derivavano da influenze sociali, politiche ed economiche, sul mercato in generale e su determinati settori, e investiva di conseguenza, utilizzando quindi un approccio Top-down.
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La sua visione dei trend era tuttavia ampia e di lungo termine. Infatti, a metà degli anni '60 previde che inflazione avrebbe avuto un'accelerazione e quindi sviluppò una strategia d'investimento che si concentrava sulle aziende di risorse naturali, il New Era Fund. Tuttavia considerava i trend anche in un contesto di breve periodo, sebbene non fosse un market timer, né un investitore ciclico che salta da un settore all'altro a seconda del ciclo economico.
In particolare riteneva che fosse importante selezionare le aziende in settori in crescita. Definiva il suo "settore in crescita" ideale, come uno in cui crescessero sia i volumi, sia gli utili. In un articolo scritto negli anni '30 si schierò contro il settore ferroviario che aveva utili sempre in crescita ma che non stava aumentando le miglia percorse per passeggero; e a favore del settore energetico, che stava aumentando la sua base clienti e i suoi utili nello stesso momento.
Manuela Tagliani