NAVIGA IL SITO

Le 10 cose da fare per investire come Benjamin Graham (ma ne bastano 4)

Una check list per selezionare i titoli su cui investire. Secondo l’analista Jae Jun, era questo uno degli strumenti più importanti utilizzati da Banjamin Graham nelle sue operazioni di investimento.

di Marco Delugan 13 apr 2016 ore 12:05

Benjamin Graham è stato uno dei più importanti investitori della storia, sia per i risultati ottenuti, sia per il contributo dato alla teoria dell’investimento finanziario. E' stato, tra l'altro, il maestro di Warren Buffett.

L’approccio di Graham si basava su uno studio attento dell’impresa e del mercato in cui operava, e considerava elementi di tipo quantitativo ed elementi di tipo qualitativo.

Per Graham, l’analisi quantitativa doveva prendere in considerazione gli aspetti misurabili e misurati della gestione di una azienda e comprendeva cose come il valore di mercato corrente, gli utili e i dividendi attuali e passati, gli asset e le esposizioni dell’azienda e altri ancora.

L’analisi qualitativa riguardava invece aspetti della vita aziendale più difficili da osservare e interpretare, come la natura dell’attività svolta dall’azienda, le capacità del management e le prospettive future del mercato in cui l’azienda operava.

Il centro della sua attività risiedeva nella ricerca del valore intrinseco dell’azienda. Graham aveva ben chiaro come questo concetto fosse in realtà sfuggente, tanto che al posto di un dato preciso nella pratica utilizzava un intervallo di valori, a volte anche molto ampio. Col tempo, gli analisti fondamentali si sono impegnati a definire operativamente il valore intrinseco, senza giungere però a una soluzione unica e sempre soddisfacente.

Secondo Graham, le azioni da acquistare erano quelle scambiate a un valore di molto inferiore rispetto al valore intrinseco. Chiamava questa differenza margine di sicurezza. Il titolo andava poi venduto quando il suo prezzo, via via elevatosi, raggiungeva livelli non più giustificati dal valore dell’azienda.

Come riportato nel testo “I grandi investitori” di Glen Arnold:

Graham diceva che non è necessario disporre di un valore preciso, ci serve soltanto determinare se un certo valore sia inadeguato o se sia considerevolmente superiore al prezzo di mercato. Graham, che nel suo dire andava abbastanza per le spicce, diceva che se vedete un uomo sovrappeso camminare per la strada non avete bisogno di pesarlo per capire che è grasso. Il valore dovrebbe gridare la sua presenza.

Il margine di sicurezza – e cioè la differenza tra il valore intrinseco dell’azienda e il prezzo di acquisto del titolo - deve proteggere l’investimento dalle imprevedibili fluttuazioni del mercato e dai possibili errori di valutazione dell’analista, come la resistenza dei ponti è tale da poter fronteggiare anche situazioni molto peggiori di quelle normali.

Secondo Jae Jun di Old School Value, durante la sua lunga collaborazione con Jerome Newmann, con cui ha lavorato dal 1926 fino alla fine della carriera, per scegliere le azioni su cui investire Graham utilizzava una check list di dieci punti.

Per quanto sia immaginabile – vista la complessità dell’approccio di Graham di cui sopra - che il vero processo di scelta andasse anche oltre il metodo contenuto nella check list, vi proponiamo di seguito i punti riportati da Jun.

Tra i parametri da conoscere per capire la strategia di investimento di Benjamin Graham, uno dei più importanti è il Net Current Asset Value, che nel testo di Arnold è definito in questo modo:

Egli [Graham] prendeva le attività correnti senza dare alcun valore alle attività fisse, intangibili o di avviamento, deduceva le passività e divideva il numero ottenuto per il numero dei titoli circolanti, ottenendo in tal modo un net current assett value per azione.

Per una panoramica degli altri multipli da conoscere per investire come Benjamin Graham, legge anche:

Il metodo dei multipli per la valutazione delle performance future

Per essere acquistato da Graham, un titolo doveva presentare le seguenti caratteristiche:

1) Un rapporto e/p (utili/prezzo, l’inverso del rapporto p/e) che fosse almeno il doppio di quello delle obbligazioni con rating AAA.

2) Un rapporto p/e (prezzo/utlili) minore del 40% del più alto p/e che un titolo del mercato azionario di riferimento avesse raggiunto nei 5 anni precedenti.
https://www.soldionline.it/guide/glossari/finanza-p-e-rapporto-price-earnings

3) Un dividendo che fosse almeno i 2/3 del rendimento di una obbligazione AAA

4) Prezzo dell’azione inferiore ai 2/3 del valore di libro (o valore contabile) per azione.

5) Prezzo dell’azione inferiore ai 2/3 del Net Current Asset Value

6) Debiti totali dell’azienda inferiori al valore di libro (o valore contabile)

7) Current ratio maggiore di 2.

8) Debiti totali minori del doppio del Net Current Asset Value

9) Crescita degli utili negli ultimi 10 anni di minimo il 7% composto annuale

10) La stabilità di crescita degli utili, nel senso che non sono ammessi più di due flessioni superiori al 5% negli ultimi 10 anni.

Jun ha poi proseguito i suoi studi nel tentativo di semplificare la lista di Graham, anche perché diversi punti risultano di difficile applicazione nei mercati attuali. Jun è così giunto a una checklist fatta di 4 criteri di selezione.

1) Un rapporto e/p (utili/prezzo) che fosse almeno il doppio di quello delle obbligazioni con rating AAA.

2) Un rapporto p/e (prezzo/utili) minore del 40% del più alto p/e che un titolo del mercato azionario di riferimento avesse raggiunto nei 5 anni precedenti.

3) Debiti totali dell’azienda inferiori al valore di libro.

4) Current ratio maggiore di 2.

QUANDO VENDERE I TITOLI
Graham consigliava di vendere i titoli quando questi avessero raggiunto un livello non più giustificabile dal valore intrinseco dell’azienda. Secondo Jun, il livello che per Graham discriminava le situazioni in cui un titolo è sottovalutato da quelle in cui è sopravvalutato è il Net Current Asset Value. Quindi, secondo Jun, chi vuol seguire lo stile di Graham deve vendere un titolo quando questo supera il NCAV.

Ma perché i prezzi dei titoli di una azienda sottovalutata dovrebbero poi col tempo salire? Graham riteneva che la maggior parte delle aziende sottovalutate avrebbe visto il prezzo delle proprie azioni tornare a crescere per diversi motivi, legati a fattori di mercato - una fase di selezione può preparare la ripresa delle aziende che sopravvivono – e a strategie di sopravvivenza dell’azienda stessa che – appunto nella maggior parte dei casi – tenterà di riconquistare valore per i propri azionisti.

Tutte le ultime su: benjamin graham
Questo scritto è redatto a solo scopo informativo, può essere modificato in qualsiasi momento e NON può essere considerato sollecitazione al pubblico risparmio. Il sito web non garantisce la correttezza e non si assume la responsabilità in merito all’uso delle informazioni ivi riportate.