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I due possibili volti di William D. Gann

Tecnica sopraffina o abile gestione del rischio?

di Mario Elia
Il titolo non vuole certo alludere, in chiave finanziaria, allo “strano caso del Dr. Jekill e di Mr. Hyde”. Mai oseremmo, infatti, mettere in discussione la coerenza intellettuale di William Delbert Gann, icona fra le più acclamate della nostra austera disciplina.

Tuttavia… Proviamo ad aprire un piccolo dossier: tutti sanno dei suoi inizi, a trent’anni, nella capitale della speculazione mondiale (Wall Street, ove già operava l’altro notissimo guru Jesse Livermore) e delle sue arcane teorie, mai del tutto interpretate, sulle frequenti connessioni fra materie prime, sacre scritture, astronomia antica, Pitagora e scala diatonica musicale.

Sta di fatto che, pur essendo ormai sotto la strettissima osservazione degli operatori e dei media di allora (è monitorato per un mese dal giornalista finanziario Richard Wyckoff, che rimane di stucco nell’assistere alle sue performance), riesce a mettere a segno una serie impressionante di risultati, che lo porta a guadagnare – si dice – una somma prossima ai 50 milioni di dollari.

Quanto al suo lavoro teorico e al fascino che su di lui indubbiamente esercitano i numeri e i dati storici, sembra accertato che Gann abbia speso dieci anni di vita a vagliare le serie numeriche dei mercati e si sia spinto a ricostruire gli ultimi 1.000 anni dall’andamento del prezzo del grano (commodity nella quale le sue tecniche eccellevano) e gli ultimi 400 del cotone.

La sua teoria della Vibrazione gli consente di prevedere con grande esattezza e tempismo le imminenti inversioni dei grandi macro-trend. Quanto maggiore è la Vibrazione, tanto più vicino l’attimo in cui la fune si spezzerà…

C’è chi sostiene che le sue previsioni si siano rivelate esatte nell’85% dei casi e che abbia previsto elezioni presidenziali, andamento di conflitti e vari altri eventi storici extra-monetari.

Teorie dei “quadrati” e “Gann angles” restano a tutt’oggi oggetti parzialmente misteriosi, appena illuminati dal tenue fascio di luce gettato dalle affermazioni sul fatto che i 360 gradi del cerchio e la serie numerica da 1 a 9 sono i fondamenti della matematica e, quindi, delle sue infallibili strategie. Il fatto che l’intrinseco mistero della sua operatività possa restare un enigma irrisolto è avvalorato dalla diffusa opinione che egli stesso abbia diffuso “piste incomplete”, intese come method non del tutto esaustivi rispetto alla sua conoscenza complessiva dei mercati.

Difesa della privacy? Tutela del copyright? Forse sì…

Una sua frase: “Ogni cosa si muove secondo cicli che sono il risultato della legge di azione e reazione. Con lo studio del passato, ho compreso quali cicli si ripeteranno nel futuro…”

Di qui, Gann fa discendere l’esigenza di individuare l’andamento dei trend, la direzione nella quale si desidera operare, i supporti e le resistenze, il timing di entry e di exit.

Veniamo ora a commentare tre delle sue ventiquattro regole di operatività, raccomandate nel libro “45 Years in Wall Street”:
  1. immettere gli ordini unitamente agli stop loss;
  2. non cercare di indovinare il trend;
  3. non mediare mai una perdita.
Sono massime perfette e condivisibili, ma che in certo modo sembrano contrapporsi alle ispiratissime tesi sull’interpretazione dei movimenti borsistici.

Insomma, se esistono delle forme cicliche riconoscibili, a che possono servire le tre notevoli indicazioni prudenziali appena riportate?

Siamo sfiorati da un’inquietudine di fondo e, testardamente, riproponiamo l’opinione degli attentissimi e precisi investitori LeBeau e Lucas; “Conosciamo molti trader che sono riusciti a guadagnare parecchio partendo dall’ipotesi che i mercati abbiamo una struttura ordinata… Siamo però inclini a ritenere e ad attribuire il loro successo a un impiego ottimale delle tecniche di money management e alla loro disciplina del controllo del rischio piuttosto che alla validità delle loro strategie e dei loro metodi di previsione…”

Mario Elia
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