I concetti di anatocismo e usura
Gettiamo luce su due concetti che toccano direttamente il portafoglio della stragrande maggioranza dei lettori, sebbene la loro rilevanza ed importanza siano molto spesso e colpevolmente sottovalutate e/o sottaciute dai vari organi di informazione: l'anatocismo e l'usura!
di Simone Galimberti 12 gen 2012 ore 11:08Inauguriamo con questo articolo una nuova Sezione, all’interno delle “Guide” di Soldionline, che prende il nome di “Diritti dell’investitore”.
Come si evince dal titolo stesso, si tratterà di tutta una serie di interventi atti a metter in luce i comportamenti poco trasparenti, omissivi e perfino illegali di quegli intermediari finanziari che, reputando il cliente una semplice “vacca da mungere” e non già una propria ricchezza da tutelare e valorizzare, pensano solo alla massimizzazione del profitto a scapito della qualità dei servizi offerti.
Il presente scritto, quindi, e tutti quelli che si susseguiranno avranno come scopo ultimo quello di fornire a chi legge una serie di spunti di riflessione affinché si possa rendere conto di problematiche (quasi sempre sottaciute o nascoste dalle banche) tanto frequenti quanto poco conosciute.
Chi di voi, infatti, non possiede, ad es., un conto corrente bancario o un mutuo o un leasing o uno strumento derivato ovvero due o più di questi prodotti finanziari?
Non vi stupisca il sapere che siete i “fortunati” possessori di strumenti che nella maggior parte contengono al loro interno anatocismo e spesso perfino condizioni usurarie.
Vediamo, quindi, di chiarirci fin da subito: cosa è l’anatocismo e cosa l’usura?
Con il termine anatocismo (dal greco anà - di nuovo e tokòs - interesse) si intende la capitalizzazione composta degli interessi su un capitale ovvero, detto più semplicemente, il calcolo degli interessi sugli interessi.
In pratica, l’anatocismo riguarda la prassi bancaria di far pagare, mediante un meccanismo matematico-finanziario, gli interessi sugli interessi –senza che il cliente si accorga di questo–, arrivando a generare interessi che possono con l’andar del tempo diventare anche usurari.
Come avviene tutto ciò? Facciamo un semplice esempio.
Supponiamo che C. richieda a F. 1.000 euro per un anno, con la promessa di restituirli con interesse annuo del 10%. Umberto accetta, però richiede il calcolo (“la composizione” dice F.) degli interessi ogni tre mesi e la restituzione di capitale ed interesse dopo un anno. C. non capisce molto bene la pretesa di F., ma si fida dell’amico ed accetta le sue condizioni, sapendo che l’interesse è fisso ed uguale al 10% annuo.
Alla scadenza del prestito C. dà a F. 1.100 euro, felice di aver ripagato l’amico come da accordi. Peraltro F. scuote la testa, obiettando che l’importo dovutogli non è 1.100 euro, bensì 1.103,81 euro, con grande sorpresa di C. che non crede alle sue orecchie.
Infatti, alla fine dei primi 90 giorni (tre mesi), il capitale iniziale prestato è stato aumentato (“composto”, direbbe F.) degli interessi di periodo –che è facile dimostrare essere: 1.000 euro x 10% x (90/360) = 25 euro –, ammontando così a 1.025 euro.
Alla fine del secondo trimestre, quindi, il calcolo degli interessi è stato effettuato da F. non più sui 1.000 euro iniziali, bensì sui 1.025 euro, cifra che comprende la parte degli interessi del primo trimestre. In pratica, quindi, F. all’atto dell’accordo iniziale con C., richiedendo il calcolo degli interessi ogni tre mesi (capitalizzazione composta), ha artificialmente aumentato il tasso di interesse concordato, facendole lievitare dal 10,00% al 10,381%.
Se ciò vi sembra poco (anche se C. ha rotto un’amicizia decennale con F. per “soli” 3,81 euro!), moltiplicate questo piccolo “giochetto” per i numeri gestiti da una banca (numero conti correnti, numero mutui, etc.) e vi potrete rendere conto dell’entità effettiva (in milioni di euro) delle somme indebitamente percepite dal sistema bancario a scapito della propria clientela.
L’anatocismo, infatti, è categoricamente vietato dall’art. 1283 del Codice Civile, il quale prevede testualmente che “gli interessi sugli interessi, in mancanza di usi contrari, sono ammissibili solo dal giorno della domanda giudiziale o per effetto di convenzione posteriore alla loro scadenza, e solo se si tratti di interessi dovuti per almeno 6 mesi ”.
Una piccola nota tecnica: per “usi” qui si intendono quelli normativi, venendo esclusi dal legislatore, quindi, sia gli usi negoziali sia gli usi interpretativi, come invece tutte le banche hanno ritenuto legittimo fare fino al 1999, anno in cui tre famose sentenze della Suprema Corte di Cassazione (Corte Cass. Sez. I n. 2374 del 16/3/99, Corte Cass. Sez. III n. 3096 del 30/3/99, Corte Cass. Sez. I n.12507 dell’11/11/99) hanno stabilito l’illegittimità di tale prassi bancaria.
Senza entrare adesso nel tecnicismo di ciò che fu stabilito in tali sentenze dalla Corte di Cassazione e dai successivi provvedimenti legislativi e normativi in materia di periodicità di calcolo degli interessi, qui preme soltanto evidenziare come l’anatocismo sia stato e sia ancora un problema che riguarda molti milioni di italiani.
E per quanto riguarda l’usura?
Essa è un fenomeno di proporzioni fortunatamente più ristrette, ma di conseguenze molto più serie dell’anatocismo. Il termine usura (dal lat. usura, propriamente “uso, godimento”, e quindi “godimento del capitale dato in prestito”, derivato dal part. pass. di uti “usare”) indica la pratica consistente nel fornire prestiti a tassi di interesse elevatissimi e socialmente riprovevoli, tali da rendere il loro rimborso molto difficile o impossibile e da rendere il debitore “incravattato” ostaggio della volontà del creditore.
Testo fondamentale per la lotta contro l’usura è la Legge n. 108 del 7 marzo 1996 (pubblicata sulla G.U. nr. 58 del 08/03/1996) in cui si inaspriscono le pene previste dalla normativa precedente e si disciplinano parimenti i diritti e le tutele delle vittime dell'usura.
Per quanto sopra detto, pur essendo anatocismo ed usura illeciti radicalmente diversi dal punto di vista giuridico (l'anatocismo è un illecito civile, privo di risvolti penali, invece l' usura è un reato penale), tuttavia anatocismo ed usura sono “parenti stretti”, cioè modi diversi di ottenere una remunerazione “fuori mercato” dei capitali prestati: il primo mediante un artificio matematico-finanziario ed il secondo con l'applicazione diretta di interessi esorbitanti.
Nel proseguo dei nostri interventi di questa Guida e delle altre nella Sezione “Diritti dell’investitore” continueremo ad analizzare più in dettaglio aspetti e problematiche del fenomeno anatocistico ed usurario, augurandoci che con proposte e commenti voi lettori possiate orientare le nostre considerazioni verso i temi e gli argomenti di maggior vostro gradimento ed interesse.