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A qualcuno andrà male, è inevitabile

Com’è inevitabile la volatilità e che qualcuno ci rimanga incastrato. Ma imparando a conoscere i mercati si può almeno portare le probabilità di successo dalla nostra parte. E non è affatto poco.

di Marco Delugan 25 ago 2016 ore 09:58

C’è una regola infallibile, tanto importante quanto deprimente: sui mercati finanziari a qualcuno le cose andranno male, è inevitabile.

E non c’è tecnologia o educazione finanziaria che tenga. Tra 100 anni ci saranno tanti investitori capaci di buttar via denaro di quanti ce ne sono oggi e di quanti ce n’erano 100 anni fa.

Lo sostiene Morgan Housel di The Motley Fool.

Il motivo: la volatilità.

E cioè la tendenza a variazioni accentuate e difficilmente prevedibili che caratterizza l’andamento dei mercati finanziari.

Che caratterizza, che ha caratterizzato e che secondo Housel li caratterizzerà sempre.

volatilita_3Se i mercati smettessero di salire e scendere quando vogliono loro – e cioè senza preavviso e spesso senza spiegazione – allora tutti investirebbero in azioni. E se tutti investissero in azioni, le quotazioni salirebbero a tal punto da rendere impossibile continuare a farlo – se non a tutti, almeno a molti – e questo capovolgerebbe i termini della questione, perché a quel punto le quotazioni non salirebbero più e il mercato diventerebbe molto meno interessante, molti ne uscirebbero facendo così crollare le quotazioni e riapparire la volatilità.

Ma perché esiste la volatilità? Perché, semplicemente, a un certo punto, le persone che vogliono vendere sono più di quelle che voglio acquistare. I motivi per cui qualcuno decide di vendere possono essere i più diversi: perché ha bisogno di soldi, perché teme che la quotazione sia sul punto di scendere e non vuole perdere i guadagni realizzati fino a quel punto, o perché vuole investire su strumenti che ritiene in quel momento più promettenti.

Come sempre c’è chi la penserà diversamente, chi terrà le azioni in portafoglio nonostante la discesa, chi aspetterà per acquistare quando i prezzi saranno scesi abbastanza, chi venderà troppo tardi e perderà un sacco di soldi. E chi invece vorrà seguire strategie di lungo periodo e non si farà distrarre dalle fluttuazioni di breve.

Ma chi vende non può fare a meno di chi compra, altrimenti non si formerebbe un prezzo, e la borsa non potrebbe funzionare, e chi compra la vede diversamente da chi vende (diverse attese sull’andamento del prezzo o diversi orizzonti temporali di riferimento) perché accade sempre che gli umani abbiano idee diverse su cosa fare e pensare.

Così, finche ci saranno i mercati finanziari ci sarà volatilità, e finche ci sarà volatilità ci sarà qualcuno che per un qualche motivo ci resterà incastrato e perderà denaro. Vista dal lato opposto, la volatilità può essere considerata la rappresentazione della tesi di Housel, e cioè che è inevitabile che qualcuno perda, e lo sarà sempre.

Ma esiste anche un lato positivo della faccenda, e cioè che se si accetta l’esistenza della volatilità, se si impara a non averne paura, si può far meglio di molti altri; e per riuscire a farlo bisogna: avere abbastanza liquidità per sopportare i periodi difficili, conoscere abbastanza i mercati da sapere quanto spesso possono accadere forti flessioni e avere la forza di carattere per non preoccuparsi degli andamenti di breve periodo.

Insomma, se ci sarà sempre qualcuno che perde, allora ci sarà anche qualcuno che vince e se è impossibile farle andare tutte giuste, si può almeno tentare di portare le probabilità di successo dalla propria parte.

FONTE:
L’articolo di Morgan Housel su The Motley Fool

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