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Come investire in Titoli di Stato

Investire in Titoli di Stato può essere una buona opportunità per chi vuole rischiare poco e ottenere comunque un rendimento dai propri risparmi. Cosa sono, quanto rendono e quante tasse bisogna pagare su quello che si guadagna

di Marco Delugan 19 lug 2018 ore 11:55

I Titoli di Stato sono un’ottima opportunità per chi vuole investire i propri risparmi senza rischiare troppo . Bisogna però sapere che nell’investimento finanziario meno si rischia e meno si guadagna. Così, se ad investire in Titoli di Stato si rischia davvero poco – è difficile, anche se non impossibile, che uno stato fallisca – è altrettanto vero che non si guadagna molto.

Per guadagnare di più – o meglio, per sperare di guadagnare di più – bisogna scegliere strumenti diversi dai titoli di stato, come le azioni o anche le obbligazioni emesse dalle aziende o strumenti derivati. Che sono però più rischiosi, nel senso che possono farci guadagnare di più ma anche di meno dei Titoli di Stato. Insomma, il rendimento dei titoli più rischiosi è potenzialmente più alto, ma anche molto più variabile.

 

In questa guida:

 

COSA SONO I TITOLI DI STATO

mef-dipartimento-del-tesoroI titoli di Stato sono obbligazioni emesse dallo Stato, e più precisamente dal Ministero dell'Economia e delle Finanze. Per finanziare le proprie attività, infatti,  non bastano le tasse. Per questo lo Stato deve emettere titoli per raccogliere le risorse necessarie. Detto in altro modo, lo Stato emette titoli per coprire i debiti che accende per mantenersi e per produrre i servizi che gli competono: scuole, salute, difesa, ordine pubblico, eccetera.

 

COSA SONO LE OBBLIGAZIONI

Le obbligazioni sono titoli finanziari che rappresentano un prestito e che danno diritto a chi le sottoscrive al rimborso di quanto prestato più interessi. Hanno una durata predeterminata: alla scadenza del titolo il capitale ricevuto in prestito da chi lo ha emesso va restituito. Gli interessi possono essere corrisposti mediante il pagamento di cedole periodiche, fisse o variabili. O mediante il così detto scarto di emissione, e cioè dalla differenza tra il prezzo di emissione e quello di rimborso che si realizza alla scadenza del titolo. Gli emittenti possono infatti collocare titoli del valore nominale di 100 a un prezzo inferiore.

Nel caso delle obbligazioni zero coupon, ad esempio, lo scarto di emissione è l’unico modo in cui vengono pagati gli interessi. I titoli zero coupon non hanno cedole. In altri casi, gli interessi possono derivare dalla somma di cedole e scarto di

Le obbligazioni possono essere emesse da aziende, enti pubblici territoriali e appunto dallo Stato. In questo ultimo caso vengono chiamati Titoli di Stato.

 

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LE TIPOLOGIE DEI TITOLI DI STATO ITALIANI

Ci sono sei tipi di Titoli di Stato. Le differenze tra i diversi tipi dipendono da due cose: la durata e le modalità di remunerazione. Eccoli:

  • Buoni Ordinari del Tesoro (BOT): durata di 3, 6 e 12 mesi, privi di cedole, rendimento è dato dallo scarto di emissione;
  • Btp Italia: durata di 4, 6 o 8 anni; cedole annuali pagate ogni sei mesi;
  • Certificati di Credito del Tesoro (CCT): durata di 7 anni e cedole semestrali a tasso variabile;
  • Certificati del Tesoro Zero Coupon (CTZ): titoli della durata di 24 mesi, privi di cedole, tutto il rendimento dipende dallo scarto di emissione;
  • Buoni del Tesoro Poliennali (BTP): durata di 3, 5, 10, 15, 30 e 50 anni, con cedole fisse semestrali;
  • Buoni del Tesoro Poliennali Indicizzati all'inflazione europea (BTP€i): durata di 5 e 10 anni, il capitale e le cedole semestrali sono rivalutati in base all'andamento dell'inflazione europea.

I Titoli di Stato sono ormai tutti dematerializzati, sono solo iscrizioni contabili a favore di chi li ha sottoscritti. Non essendoci più un titolo cartaceo a dimostrare la propria esistenza e chi li abbia acquistati e li possieda, a dimostrare queste cose ci sono altri documenti e segni bancari, come la ricevuta dell’acquisto e l’estratto conto dei titoli registrati sul deposito titoli dell’acquirente. Tutte cose che permettono l'accredito diretto sul conto corrente delle cedole e del capitale a scadenza.

 

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COME ACQUISTARE I TITOLI DI STATO

I titoli di Stato vanno acquistati tramite una banca o un intermediario finanziario. E possono essere comperati sia durante l’asta di emissione sia sul mercato secondario.

Se si vuole acquistare in sede di asta di emissione, come prima cosa bisogna prenotare la quantità desiderata di titoli con almeno un giorno di anticipo rispetto alla data dell’asta. L’importo minimo di titoli di Stato che si può acquistare in sede di asta è di 1000 euro. Importante: non sappiamo a che prezzo acquisteremo i titoli, possiamo solo sperare che sia il più basso possibile, perché la differenza tra prezzo di emissione e valore nominale del titolo sarà uno degli elementi del rendimento dell’investimento. Esistono poi due tipi di asta: l’asta competitiva e l’asta marginale.

I titoli già in circolazione, e cioè già collocati tramite asta, possono venire acquistati e venduti sul mercato secondario. Nel caso dei Titoli di Stato, e di tutte le obbligazioni, i mercati su cui vengono trattati quelli già in circolazione sono il MOT, uno dei mercati gestiti e organizzati da Borsa Italiana Spa, e il TLX, gestito e impostato da un gruppo di banche italiane.

Quando si acquista e si vende sul mercato secondario si devono pagare le commissioni all’intermediario finanziario che realizza l’operazione, commissioni più alte di quelle pagate in sede d’asta, ma si ha il vantaggio di poter operare in qualsiasi momento. E si acquista e si vende al prezzo di mercato, con tutti i rischi e le opportunità che questo comporta.

 

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IL RENDIMENTO DEI TITOLI DI STATO

Le componenti principali del rendimento dei titoli di Stato sono due: gli interessi e il guadagno in conto capitale. Gli interessi possono essere pagati in forma di cedole o di scarto di emissione. Il guadagno in conto capitale è la differenza tra il prezzo di vendita e il prezzo di acquisto, quando il titolo viene acquistato e venduto sul mercato secondario.

Un altro fattore importante per la valutazione di un Titolo di Stato è la certezza delle componenti del rendimento. Gli elementi certi del rendimento di un investimento in Titoli di Stato sono:

  • le cedole, quando a tasso fisso;
  • la differenza tra prezzo di acquisto o di sottoscrizione e il prezzo di rimborso, quando il titolo è tenuto fino a scadenza, e quando il prezzo di rimborso è fisso e non indicizzato.

Mentre gli elementi incerti sono:

  • le cedole, quando a tasso variabile;
  • i guadagni e le perdite derivanti dalla differenza del prezzo di acquisto o di sottoscrizione e quello di vendita sul mercato secondario se il titolo non viene portato a scadenza;
  • andamento del tasso di cambio se il titolo è denominato in valuta straniera.

La variabile più importante per decidere se e quanto investire in titoli di stato è il loro rendimento.

 

PIU' IN GENERALE: IL RENDIMENTO DI UN TITOLO FINANZIARIO

Il rendimento di un qualsiasi titolo finanziario dipende da tre fattori:

  • il reddito generato;
  • il capitale investito;
  • il tempo impiegato, e cioè la durata dell’operazione.

Di solito il rendimento viene espresso in termini percentuali e su base annua.

 

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RENDIMENTO EX ANTE E RENDIMENTO EX POST

La presenza di elementi certi e di elementi incerti genera due differenti tipi di valutazione del rendimento di un investimento obbligazionario e in Titoli di Stato:

  • il rendimento ex ante, che viene calcolato stimando le grandezze che al momento iniziale sono incerte;
  • e il rendimento ex post, che viene calcolato alla fine del periodo di investimento, quando tutte le grandezze sono ormai certe.

Il rendimento ex ante ed ex post di un titolo coincidono solo se il bond è uno zero coupon oppure se reinvestiamo le cedole nello stesso titolo alle medesime condizioni. In caso contrario rendimento ex ante ed ex post divergeranno. In tutti gli altri casi bisogna fare stime, e più sono gli elementi da stimare e più è alta l’incertezza del risultato.

 

IL RISCHIO DEI TITOLI DI STATO

Il rischio associato ai titoli di Stato è molto basso. E’ infatti difficile che uno Stato fallisca. Ci sono state eccezioni, come l’Argentina, la Grecia e l’Islanda dove alcune emissioni di Titoli di Stato sono andate i default, e cioè non sono state ripagate ai sottoscrittori, in tutto o in parte. Ma possiamo comunque considerare l’investimento in Titoli di Stato come quasi del tutto sicuro.

Se diamo come abbastanza certo il rimborso a scadenza, l’unica parte a rischio sono le cedole quando l’interesse è variabile. Se poi, per qualsiasi motivo il titolo venisse venduto sul mercato secondario prima della sua scadenza naturale, allora anche il capitale investito verrebbe messo a rischio, nel senso che non è dato sapere in anticipo a quale prezzo si potrà vendere il titolo.

 

DIVERSE TIPOLOGIE DI RISCHIO

Ma in linea più generale, e per un quadro più completo, i rischi che corre chi investe in obbligazioni sono i seguenti.

Il rischio di liquidità, e cioè il rischio di non riuscire a vendere il titolo quando se ne ha bisogno. Nei mercati regolamentati dei paesi evoluti questo rischio è solitamente molto basso. Ma è sempre meglio informarsi e controllare che il titolo che si acquista sia facilmente scambiabile.

Il rischio di credito, e cioè il rischio che l'emittente non pagni quanto dovuto, in tutto o in parte. E' quasi sinonimo di affidabilità. L'affidabilità di uno stato come emittente di titoli di debito è rappresentata dai così detti rating. Trovate una guida al Rating in questa pagina. Come spesso accade nelle cose finanziarie, più un paese è rischio è più alto è il rendimento che promette.

Il rischio di cambio. Per chi ha acquistato un titolo denominato in valuta diversa da quella del paese dove si vive, l'andamento del cambio tra le due valute influenza il rendimento dell'investimento. Ipotizziamo di aver acquistato un titolo di Stato Usa. Se il dollaro perde valore rispetto all'euro, il rendimento del nostro investimento ne risentirà negativamente.

Il rischio di inflazione, e cioè il rischio che l'aumento dei prezzi eroda il valore del capitale investito e degli interessi.

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TITOLI DI STATO E BISOGNI DEGLI INVESTITORI

Come abbiamo visto sopra, le diverse tipologie di titoli di stato sono caratterizzate da diverse durate e diverse modalità di pagamento degli interessi. Questa varietà consente di fornire risposte articolate ai bisogni degli investitori.

I CCT, ad esempio, che pagano interessi periodici a tasso variabile, offrono appunto un rendimento che si adatta alle diverse condizioni di mercato e di solito mantengono il valore nel capitale iniziale, cosa che permette di non rischiare troppo se si decide di vendere il titolo prima della scadenza.

CTZ e BOT permettono investimenti di breve durata con rendimenti più che competitivi rispetto ai Conti Deposito, altro strumento per investire la liquidità su tempi brevi.

Per chi invece preferisce – e ha la possibilità – di investire sul medio e sul lungo periodo, i BTP offrono cedole semestrali a tasso fisso e una durata che può andare dai 3 ai 50 anni.

 

LIQUIDITA’ DEI TITOLI DI STATO

Si sente spesso parlare di liquidità di un titolo finanziario, concetto che si riferisce anche ai Titoli di Stato e alle obbligazioni in generale. In realtà, il concetto di liquidità ha due versioni: la liquidità “naturale” e la liquidità “artificiale”.

La liquidità naturale è la caratteristica del titolo di generare flussi finanziari secondo scadenze prestabilite.

La liquidità artificiale è la possibilità di essere venduto prima della sua naturale scadenza su un mercato secondario, e cioè il mercato dove avviene lo scambio di titoli già in circolazione. Per quanto riguarda i Titoli di Stato i mercati secondari sono il MOT e il TLX.

Per chi investe in obbligazioni e Titoli di Stato sono entrambe importanti: per il flusso di reddito che riescono a garantire e per la possibilità di venderli prima della scadenza secondo le proprie necessità finanziarie. La liquidità naturale dipende dalle caratteristiche del titolo. La liquidità artificiale dipende dalle caratteristiche del mercato su cui possono essere venduti. Le qualità che rendono un mercato liquido, sono lo spessore, l’ampiezza e l’elasticità, questioni tecniche che vanno a determinare quanto su un certo mercato sia facile e veloce vendere un titolo finanziario.

 

TRATTAMENTO FISCALE DEI TITOLI DI STATO

Investire in Titoli di Stato può generare due tipi di reddito: gli interessi e i guadagni in conto capitale. Entrambi vengono indicati come redditi da capitale. Gli interessi si concretizzano nelle cedole e nello scarto di emissione. Il guadagno in conto capitale deriva dalla differenza tra il prezzo di acquisto e quello di vendita sul mercato secondario. E tutti vengono tassati. La tassazione a cui questi redditi vengono sottoposti è differente secondo chi sia il titolare dei titoli che li hanno generati.

Nel caso di impresa commerciale, i due redditi vanno a formare la base imponibile su cui calcolare le imposte sui redditi.

Nel caso di persone fisiche, vi è un’ulteriore differenza tra chi è residente in Italia, chi è residente all’estero in paesi white list e chi risiede all’estero ma in paesi non white list. Le persone fisiche residenti in Italia pagano sui redditi da capitale il 12,5%. L’imposta viene applicata direttamente dall’intermediario finanziario. I non residenti che risiedono in paesi white list non pagano nulla. Chi risiede in paesi non compresi nella white list pagano anche loro il 12,5%.

 

INVESTIRE IN TITOLI DI STATO

Quindi, che fare? Non si impara certo a investire leggendo una guida su internet, perché la finanza è un mondo complesso e perché prima di agire bisogna rispondere a tante domande che riguardano le risorse disponibili, gli obiettivi di investimento, il profilo di rischio, l’orizzonte temporale.

La conclusione è un po’ sempre la solita: fate attenzione a quelli che sono i vostri veri obiettivi, sappiate che i titoli di stato non sono le forme di investimento che rendono di più, ma sono molto sicuri e possono dare stabilità al vostro portafoglio, e poi scegliete.

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