Le virtù (e le difficoltà) dell’investimento di lungo periodo
Bill Barker di The Motley Fool ha prodotto alcune interessanti analisi su come avrebbe potuto rendere un investimento sullo S&P 500 nel lungo e lunghissimo periodo. Con qualche conferma e qualche sorpresa
di Marco Delugan 26 apr 2016 ore 16:45Le scelte di investimento basate sugli andamenti di breve periodo possono essere pericolose, perché troppa volatilità può indurre in errore. Secondo alcuni è meglio investire con una prospettiva più lunga, a volte anche molto lunga. Per capire cosa ci si può davvero aspettare dalla lunga durata, Bill Barker di The Motley Fool ha prodotto alcune interessanti analisi.
Nella prima ha considerato gli ultimi 50 anni di S&P 500, i 50 che li hanno preceduti e il periodo lunghissimo che va da 1871 al 2015 su cui ha definito e calcolato la media storica.
LEGGI ANCHE: Come investire 1000 euro al mese e diventare milionariSui tre periodi ha poi calcolato il ritorno annuale percentuale, nominale e depurato dall’inflazione, e a quanto ammonterebbe alla fine del periodo considerato l’investimento di un dollaro effettuato all’inizio dello stesso periodo, reinvestendo tutti gli utili guadagnati e senza sopportare alcun costo. Anche in questo caso ha calcolato il risultato nominale e quello depurato dall’inflazione.
Come si vede dalla tabella che segue, a livello nominale i tre periodi mostrano risultati abbastanza simili. Ma una volta depurati dall’inflazione le differenze diventano notevoli. Tanto che nel periodo 1916-1965 l’investimento azionario ha reso più del triplo che nel periodo 1965-2015.
Periodo | Ritorno Annuale (nominale) |
Ritorno Annuale Reale (depurato dall'inflazione) |
1 dollaro diventa (nominale) | 1 dollaro diventa (depurato dall'inflazione) |
1966-2015 | 9,69% | 5,38% | $102,17 | $13,74 |
1916-1965 | 10,36% | 7,90% | $138,16 | $44,75 |
1971-2015 | 9,05% | 6,86% | $285.436 | $15.086 |
In termini percentuali, il ritorno annuale depurato dall’inflazione del periodo 1965-2015, oltre che inferiore a quello dei 50 anni precedenti, è stato anche inferiore alla media storica.
Perché gli ultimi 50 anni sono andati così male. E, visto l’andamento dell’ultimo cinquantennio, può essere ancora ancora il caso di porsi in una prospettiva così lunga per i prossimi 50 anni?
Domanda ancora più pertinente, visto che, secondo l’indice Shiller CAPE, le azioni sono adesso tanto “costose” di quanto lo erano alla fine del 1965.
L’indice Shiller CAPE viene calcolato dividendo il prezzo delle azioni dello S&P 500 per la media degli utili dei dieci anni precedenti. A differenza del rapporto p/e classico – in cui il prezzo dell’azione viene diviso per il dividendo degli ultimi 12 mesi – l’indice Shiller CAPE aiuta a ridurre la volatilità ciclica dei dividendi.
Alla fine del 1965, lo Shiller CAPE era a 23,6 e oggi è a 24,3, la media storica è di 16,7. Se tutto dovesse muoversi come negli ultimi 50 anni, visto il punto di partenza molto simile, il ritorno reale per i prossimi 50 potrebbe essere del 5,5%.
Barker ha inoltre segmentato il periodo 1966-2015, aggiungendo all’analisi del tratto completo, quella dei periodi 1966-1969, 1966-1974 e 1966-1981. L’anno che chiude i periodi considerati corrisponde a momenti particolarmente negativi per i mercati azionari.
Come si vede dalla tabella, chi avesse disinvestito alla fine di quei periodi si sarebbe trovato con in mano davvero poco, anche rispetto al risultato non esaltante dell’ultimo cinquantennio.
Periodo | Ritorno Annuale (nominale) |
Ritorno Annuale Reale (depurato dall'inflazione) | 1 dollaro diventa (nominale) | 1 dollaro diventa (depurato dall'inflazione) |
1966-1969 | 3,14% | (1,15%) | $1,13 | $0,95 |
1966-1974 | (0,08%) | (5,37%) | $0,99 | $0,61 |
1966-1981 | 5,89% | (1,04%) | $2,50 | $0,85 |
1966-2015 | 9,69% | 5,38% | $102,17 | $13,74 |
Tutto questo per dire sostanzialmente due cose:
1) pur non potendo esserne certi, nei prossimi 50 anni ci si potrebbe attendere un ritorno del 5,5% annuo;
2) il percorso può essere, come è già stato, piuttosto accidentato.
Insomma, l’investimento di lungo periodo può essere ancora una buona strategia, ma bisogna crederci e saper sostenere lo stress di mercato.
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