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La relazione tra rischio e rendimento

Dai Bot alla diversificazione di portafoglio. Dalla tranquillità finanziaria alla gestione del rischio

di Andrea Modena
Come consulenti finanziari, una delle domande che più frequentemente ci sentiamo rivolgere è “Cosa mi consigli di comprare in questo periodo?” Tale richiesta di solito sottintende la speranza e il desiderio di ritrovare quello che per tanto tempo è stato l’investimento ideale di tutti gli italiani: il BOT. Semplice, con poco rischio perché garantito dallo Stato, di breve termine e con un rendimento elevato. Ormai ci si è abituati al fatto che il Bot rende meno dell’inflazione, ma non si è compreso fino in fondo, soprattutto a livello emotivo, che per ottenere ciò che il Bot garantiva un tempo, bisogna oggi intraprendere una strada del tutto diversa. Ma esattamente cosa rappresentava il Bot? La nostra felicità finanziaria, la possibilità di poter mantenere nel tempo il nostro capitale e con esso il nostro tenore di vita. Non era importante il rendimento fine a se stesso, ma la possibilità di conservare nel tempo le nostre abitudini. E adesso? Come si fa ad ottenere il risultato finanziario che ci serve, una volta definiti rischio e tempo? Semplice: costruendo un portafoglio diversificato in maniera efficiente.

Non è vero, non è semplice, ma non è neanche così complesso come forse hanno cercato di farvi credere finora. Analizziamo insieme cosa vuol dire diversificare, concetto assolutamente fondamentale in finanza del quale però si abusa soprattutto per raggiungere i budget di vendita sui prodotti finanziari.

Immaginiamo di suddividere a metà il nostro capitale e di investire ciascuna delle due parti in un titolo, uno azionario, ad esempio Fiat, l’altro obbligazionario (ad esempio, emesso dalla Repubblica Argentina). Il risultato di questo portafoglio sarà influenzato principalmente dalle sorti di questi due emittenti.

Concentrando gli investimenti in singoli titoli ci si espone ad un tipo di rischio che non è controllabile da un normale investitore. Il rischio diventa incertezza. L'incertezza è diversa dal rischio in quanto il rischio (lo vedremo in dettaglio nelle prossime settimane) si può quantificare (e quindi controllare), mentre l'incertezza no. Nessun risparmiatore comune dovrebbe avere un portafoglio il cui andamento sia legato eccessivamente alle sorti di pochi singoli emittenti di strumenti finanziari. In parole povere, se avete in portafoglio singoli titoli per una quota significativa (maggiore del 3/5%) state quasi sicuramente correndo un rischio troppo elevato.

Supponiamo ora di voler investire una parte del nostro capitale in azioni: per non legare il nostro portafoglio a singoli emittenti acquistiamo ad esempio un fondo comune o, ancora meglio, un etf. Abbiamo effettuato una prima diversificazione per emittenti.

Attenzione, però! Quando gli indici azionari scendono, quasi tutte le azioni perdono di valore (alcune un po' di più, altre un po' meno) e viceversa. Dal punto di vista del portafoglio (e non del singolo comparto) una diversificazione utile è quella che inserisce nel portafoglio strumenti finanziari che abbiamo "driver" di rendimento diversi, cioè che aumentino di valore a seconda delle fasi del ciclo economico. Ecco perché è bene suddividere il proprio investimento in obbligazioni, azioni, materie prime, beni rifugio, ecc.

Perseguire una buona diversificazione, o meglio, una diversificazione efficiente, consente dunque di ridurre il rischio, una volta deciso il rendimento che si vuole ottenere e, viceversa di aumentare il rendimento atteso se si è determinato il rischio massimo che ci si vuole assumere.

Bene, adesso sappiamo che le fondamenta di un portafoglio solido sono costituite da una diversificazione efficiente. Nelle prossime settimane esamineremo in dettaglio il “materiale” da utilizzare per il nostro edificio, azioni, obbligazioni, fondi, etf… e cercheremo di comprendere come aggregarli per conservare nel tempo il nostro tenore di vita.

Andrea Modena
andrea.modena@email.it

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