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Una teoria da rinnovare!

Le innovazioni tecnologiche e il processo di globalizzazione dei mercati hanno portato cambiamenti radicali nello scenario internazionale. La teoria dell'investimento risente dell'età

di Giancarlo Marcotti

In questa rubrica rivolgo la mia attenzione al solo settore degli investimenti mobiliari. Ritengo, infatti, che altri settori come quello  immobiliare, dei preziosi o dell'arte, non debbano essere considerate vere e proprie forme d'investimento in quanto vengono a mancare presupposti fondamentali quali: la possibilità d'impiego di cifre limitate, la facilità di accesso al mercato, la liquidità ecc.

Nell'articolo precedente ho iniziato l'analisi sulle metodologie d'investimento che dovremmo preferire. Sono giunto alla conclusione che tra le due grandi categorie di investimento mobiliare, azionario e obbligazionario, sia il primo quello che occorre privilegiare.

Occorre ora dare una risposta alle domande: dove investire? In quali aree geografiche?  In quali settori economici?

Tali risposte non possono prescindere che da un presupposto fondamentale: l'esistenza dei cicli economici.

Se c'è materia in cui l'ambivalenza regna sovrana questa è proprio l'economia. Ogni aspetto può essere osservato da due punti di vista esattamente contrapposti e le analisi che ne seguono produrre effetti che vanno in direzione tra loro contraria. Gli esempi sono innumerevoli:

Diminuisce la disoccupazione?
Bene! Aumenteranno i consumi
Male! Aumenterà l'inflazione

Cresce il valore della nostra moneta?
Bene! Pagheremo meno le importazioni
Male! Diventeranno più care le nostre esportazioni

E così via...

Ne consegue che il risultato netto sull'economia è dato dalla differenza dei due effetti contrari, che hanno un impatto diverso a seconda dei valori di partenza. Risulta evidente che la diminuzione di un punto percentuale del tasso di disoccupazione ha conseguenze diverse a seconda dei valori di partenza.

La reiterazione di un fattore avrà come prima conseguenza un risultato netto in una certa direzione, successivamente un effetto diametralmente opposto. Questo porterà l'economia ad avere delle oscillazioni di carattere ciclico, la cui ampiezza e passo non sono affatto costanti e prevedibili.

La teoria classica dell'investimento ha utilizzato la metafora del treno per descrivere le economie mondiali, con la locomotiva statunitense seguita dai vagoni europei. Come accorgersi che il convoglio si sta mettendo in moto? E' opinione diffusa che il primo segnale arrivi dai paesi emergenti, che dovrebbero quindi essere l'area nella quale investire ai primi sintomi di ripresa economica. Successivamente dovremmo indirizzare l'attenzione verso gli Stati Uniti e quindi verso l'Europa.

Per quanto riguarda gli investimenti settoriali, la teoria classica divide i settori in ciclici e anticiclici, cioè correlati direttamente o meno al mercato. I primi sarebbero da preferire in fase di espansione economica, mentre dovremmo privilegiare i secondi durante le fasi recessive.

Personalmente ritengo che la teoria classica dell'investimento risenta dell'età. Le innovazioni tecnologiche e soprattutto il processo di globalizzazione dei mercati hanno comportato dei cambiamenti radicali nello scenario internazionale. Possiamo infatti parlare degli Stati Uniti come di un mercato omogeneo e dell'Europa come un insieme di economie molto affini. Un discorso tutto particolare deve essere fatto per i cosiddetti Paesi Emergenti. In essi oggi aggreghiamo una serie di economie completamente diverse, sia per il grado di sviluppo raggiunto che per le dimensioni e le prospettive di crescita future.

E' mia opinione dividere ulteriormente i Paesi Emergenti in gruppi tra loro più omogenei: Cina, India, Sud Est Asiatico, Sud America, Europa dell'Est, suggerendo d'investire in queste aree con grandi disponibilità di risorse naturali ed "umane" una quota sempre crescente del patrimonio. In questo caso sarebbero gli ETF gli strumenti più indicati per operare.

Anche dal punto di vista settoriale la suddivisione in comparti ciclici o anticiclici mi pare semplicistica e anacronistica. In questo campo opterei: 1) per investimenti con ampi orizzonti temporali, settori con trend di lungo periodo come il comparto dell'acqua o delle energie rinnovabili; 2) per operazioni di più breve periodo una scelta a rotazione fra materie prime, utilities, industriali e finanziari. In questo caso, ove possibile, è preferibile l'acquisto diretto di titoli che riteniamo possano sovrapperformare il mercato.

A questo punto siamo giunti al nocciolo della questione.  Come selezionare i titoli sui quali convogliare i nostri investimenti? Quali i parametri da monitorare per prendere una decisione più razionale?

Sono le domande alle quali cercherò di dare una risposta nei prossimi articoli.


Giancarlo Marcotti
giancarlo.marcotti@finanzainchiaro.it


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